Democrazia del razzismo

Storie e Notizie N. 1559

C’era una volta un paese.
Anzi, c’è, qui e ora.
Un paese democratico, fino a prova… ovvero, a morte contraria.
Nel paese democratico fino a morte contraria, e favorevole allo stesso tempo, mediando tra il generalizzato racconto giornalistico, una notizia come tante, tutte tristemente simili alla prima, recita quanto segue: a Firenze, Roberto Pirrone, un pensionato in difficoltà economiche, decide di togliersi la vita, esce di casa e cambia idea, sparando a "caso", finendo per uccidere, guarda "caso", Idy Diene, un venditore ambulante nigeriano, lì per "caso".


Soprattutto, aggiunge la maggior parte della stampa nobile: si escludono le motivazioni razziste…
Contemporaneamente, nel paese democratico è finalmente passato il giorno delle elezioni.
Malgrado nel resto del tempo, sia sempre un paese democratico.
Ovvero, tutta la democrazia che ha il coraggio di costruire intorno a una singola, sola parola.
Lavoro?
Macché.
Legalità?
Non scherziamo, su.
Diritti e doveri, forse?
Eh no, siamo onesti, dai.
La parola è stata sino alla vigilia, nel giorno stesso e pure l’indomani sempre la medesima: immigrati.
Con le varie declinazioni barra sinonimi a vario titolo, come migranti, stranieri, clandestini, ma pure stupratori, ladri, assassini, e laddove occorra, anche terroristi.
Dicevo, prima o poi però, giunge il momento della scheda elettorale, nei paesi democratici a vario titolo.
Ebbene, per prepararsi a tale fondamentale evento nel paese migrantemente democratico, sulla pelle degli immigrati si basa del tutto, senza quasi, la discussione politica.
Ovvero, si decide il governo di 60,5 milioni di persone litigando intorno all’8% della popolazione, peraltro privato di ogni diritto.
Immaginate due fronti, da destra a… be’, diciamo da destra al resto, ecco.
Si passa da prima gli Italiani, ognuno a casa propria, noi non siamo razzisti perché abbiamo anche il senatore nero razzista, ecc., a noi non siamo razzisti come voi, ma ci stiamo lavorando e un ministro nero noi ce l’avevamo, ma poi abbiamo capito che non buca lo schermo, e così via.
Questa folle e posticcia controversia intorno al nulla è la sintesi delle rispettive campagne elettorali che ci conduce alle osservazioni seguenti, le quali si fondano sui numeri, cioè i fatti, indiscutibili e inopinabili.
Nel paese democratico, al netto dello straniero invasore, degli aventi diritto di voto (51 milioni di cittadini, l’84% della popolazione totale di 60,5 milioni di persone), si è presentato alle urne il 73%, ovvero circa 37 milioni.
Da cui, sommando i non aventi diritto (9,5 milioni, 16% della popolazione totale), agli assenti dal voto (14 milioni, il 27% degli aventi diritto), l’esito delle consultazioni non rappresenta necessariamente il pensiero di ben 23,5 milioni, ovvero il 39% della popolazione totale, circa 4 cittadini su 10.
Al contempo, limitandoci ai voti per la Camera degli onorevoli deputati, i più assidui spacciatori di menzogne e deliri intorno agli stranieri - leggi pure come Centro destra se ti è più facile - hanno guadagnato così facendo 12.147.611 voti, che corrispondono al 20% della popolazione totale. Tra di loro, il vero motore di questo ossimoro legalizzato detto civile intolleranza - ma tu chiamala pure Lega - ha ottenuto 5.691.921 voti, un misero 9% della popolazione.
Da ciò ne consegue che l'80% della popolazione totale, circa 50 milioni di persone, non si identificano nel Centro destra, la coalizione con il maggior numero di seggi.
Ovvero, mentire di professione intorno alle disgrazie del capro espiatorio del terzo millennio, ti dona al massimo il sostegno di 2 persone su 10. E magari, tale famigerata coppia è composta dall’uno che racconta balle all’altro e viceversa.
A seguire, il Movimento Cinque Stelle sostenuto dal basso, costruito dall’alto e collocatosi al centro, ma oscillante a destra e a… diciamo meno destra a seconda del giorno, ha portato a casa 10.697.994 voti, il 18% della popolazione totale.
Da cui, la stragrande maggioranza della popolazione italiana, il 72%, non fa parte dell’auto-proclamatosi partito dei cittadini, ovvero 7 persone su 10.
Infine, eccoci al lato mancino del parlamento, gli sconfitti auto-designati, della serie ci sedemmo a sinistra, perché tutti i posti a destra erano occupati.
Il cosiddetto Centro sinistra ha avuto 7.502.056 voti, corrispondenti al 12% della popolazione totale, mentre i Liberi di essere Uguali a ciò che erano prima – vedi poltrone – hanno strappato 1.109.198 crocette, l’1.8% della popolazione.
Da cui, l’86% della popolazione totale non crede alla presunta alternativa alle destre, quasi 9 su 10.
C’era una volta, quindi, il paese proporzionalmente democratico.
Ovvero, in proporzione a quanti voti puoi guadagnare raccontando bugie sui poveri del mondo che hanno bussato alla tua porta.
Signore e signori, mi rivolgo adesso a coloro che là fuori non si sentono rappresentati da questa minoranza di cattivi guitti, che non sono capaci neppure di vincere davvero, quando l’avversario non c’è, perché non lo è affatto.
Sono gli immigrati il tema da cui vogliamo davvero partire?
Ebbene, c’è solo un modo per riprenderci la scena.
Cominciamo dalla verità, per quanto sembri scomoda o impopolare.
Per quanto ci faccia male ascoltarla.
Primo, siamo un paese razzista, provinciale e individualista, prima che democratico.
Secondo, le persone che vengono nel nostro paese, nella maggior parte per sopravvivere a una vita di povertà e sofferenza, rappresentano un numero insignificante, rispetto alla realtà.
Terzo, non sono un problema, noi lo siamo, ovvero ne abbiamo in quantità industriale.
Siamo sicuri che dicendo le cose come stanno potrebbe andar peggio?


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