Chi è l’altro

Storie e Notizie N. 1646

Mentre tra gli articoli dei giornali e i deliri sociali travestiti da blog e pagine informative scorro le frasi che tentano di vendere l’ennesima farsa della “gente del quartiere che è stanca e arrabbiata”, che “ha ragione a essere razzista” e che “va ascoltata e capita”, messa su a Torre Maura come in passato a Tor Sapienza dagli attori e dalle comparse della compagnia teatrale abusiva CasaPound per guadagnare voti e dare giù al sindaco di turno (oggi la Raggi, ieri Marino), mi ritrovo a provare la medesima sensazione che di questi tempi mi attraversa spesso e non è un bel sentire, ecco.
Limitandomi alla narrazione popolare e di maggior diffusione, ho come l’impressione di vedere e rivedere, leggere e rileggere, cose già viste e lette, ma che si ripetono ciclicamente ogni volta in una versione più grottesca e patetica.
Sorprendendomi solo in questo.
Come se un intero paese fosse intrappolato in una specie di loop che lo riporta sempre al punto di partenza.
E allora, oltre all’inquietudine che tutto ciò comporta, mi assale il timore di ritrovarmi parte integrante di questo spettacolo ormai scaduto da tempo.
Magari scrivendo qualcosa che ho già scritto, con le medesime parole, ma private della preziosa originalità iniziale.
Ciò nonostante, non posso fare a meno di notare, in questo preciso momento, quanto sia lampante a mio modesto parere l’enorme abbaglio che ci acceca tutti, più o meno.
Tale ingannevole bagliore di tradizionali lustrini e moderni bit ci ha convinto di aver compreso chi sia l’altro, che è oramai divenuto il nemico ideale sul quale, ovvero, contro cui costruire ogni strategia per il presente come il futuro.
Eppure, ogni giorno che passa sono maggiormente persuaso che colui che chiamiamo l’altro sia tutto ciò che non è.




L’altro non è solo una parola.
Non è un popolo, non è una nazione e non è un’etnia.
L’altro non può essere la foto di un arrestato su un giornale e neppure tutte le persone al mondo che affermano di credere nello stesso dio a cui si affidi costui.

L'altro non è solo l'immagine del profilo su internet.



L’altro non è qualcuno che bercia assurdità in un video, per quanto sia visto e condiviso.
L’altro non è quello che alcuni tramano affinché sia tale per te e per tutti.
Allo stesso modo, gli altri non sono poche decine di persone a bordo di una nave che la maggior parte di noi non incontrerà mai per tutto il tempo che gli resta.
Gli altri non sono e mai saranno quelli di cui straparlano coloro i quali si auto proclamano difensori della tua incolumità.
Gli altri non sono un colore solo in apparenza sbagliato.
Gli altri non sono una lingua a te incomprensibile.
Gli altri non sono neppure l’affezione per un cibo di sapore insolito.
Perché l’altro, per buona sorte, non è il protagonista di una barzelletta di cattivo gusto e volgari intenzioni.
Non è la vittima sacrificale di una menzogna camuffata da programma elettorale.
Non è colui che hai imparato a temere e a osteggiare soltanto incrociandone lo sguardo, magari seduto al volante al riparo della tua auto, ovvero stretto in un affollato vagone della metropolitana chiedendo altrettanta protezione allo schermo di un cellulare.
Per la stessa ragione, gli altri non sono come vengono rappresentati nel solito brutto film o l’ennesimo superficiale libro, malgrado gli illustri premi per il primo e le menzognere fascette per il secondo.
Non sono qualcosa che puoi giudicare e condannare in pochi secondi solo perché ti è stato chiesto di farlo da chi ti ha promesso che poi ti sentirai meglio.
Poiché l’altro non è un insieme di lettere, per quanto sia entrato nel vocabolario di tutti.
Non è un nome, e men che meno tutti i modi con i quali ti è stato insegnato a chiamarlo.
Sembra banale rimarcarlo, ma l’altro non può essere lo strumento con il quale definire milioni di persone, generazioni di vite vissute o solo all’inizio del cammino, interi continenti che hai visto solo in un documentario.
Gli altri non sono tutto questo, ecco cosa dovremmo ripetere a noi stessi incessantemente tutte le volte che leggiamo e rileggiamo, vediamo e rivediamo l’orribile disegno in cui alcuni vorrebbero imprigionarci per sempre.
Perché sono più che mai convinto che gli altri possano essere tutti, nessuno escluso. Siamo noi, te, lui, lei e, giustappunto, l’altro. In questo momento, lo sono anche io stesso, ma per quanto abbiate letto a fondo queste parole fin qui, di cui vi ringrazio di cuore, la maggior parte di voi non mi conosce di persona e la cosa è reciproca.
Ciò nonostante, di persona è una meravigliosa espressione, non credete?




Si da il caso che per quanto possiamo riempire la nostra bacheca, come la nostra testa, i nostri post come i nostri discorsi, di volti e parole solo in apparenza davvero familiari, essa rimane ancora l’unico modo per capire.
Chi è l’altro...


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