Il ministro contro i neri

Storie e Notizie N. 1610
  
Il ministro è contro i neri.
Per questo è divenuto tale.
Ministro, ovvero nemico giurato di costoro.
Gli illegali e immorali usurpatori del patrio suolo.
Potremmo dire che è proprio grazie ai neri e alle loro nefandezze, più o meno presunte, che il nostro oggi gode di flash servili e
immediate condivisioni virali di discorsi coerenti, quanto di sconclusionati deliri.
Il ministro è pronto, lo è sempre.
Ancora prima di diventarlo, ministro.
È lì, come un falco, anzi, alla stregua di un particolare tipo di avvoltoio, dotato di perspicace e, soprattutto, selettivo olfatto, micidiale nell’intercettare l’obiettivo.
In una parola, i neri.
Che siano benedetti, questi ultimi, confessa a cuor sereno e al riparo dai cronisti al finir della giornata.
Perché danno vigore alla lotta e più che mai carburante per la macchina che lo affianca, lo sostiene e da lui stesso trae profitto di rimando.
Il rito, anche stavolta, si celebra identico, stantio, come l’orribile ripetizione dell’atto nell’immaginario infernale.
La notizia non fa in tempo a entrare nel mirino del ministro che i peli gli si rizzano eccitati sulla cute.
I neri sono di nuovo in prima pagina.
Ma non solo.
Hanno altresì l’ardire di soggiornare impunemente nel tessuto cittadino a cui il ministro tiene molto e quando si tratta dei neri non può evitare di farlo notare.
Così, la bestia nera dei suddetti si getta lancia in resta verso il luogo del crimine preferito.
Lungo il tragitto, il prode condottiero si prodiga nel diffondere la succulenta novella sui giornali amici e quelli servi, i social manovrati e quelli manovrabili.
Poi si carica di rancorosa bava pronta a esplodere e di quintali di proclami astiosi, lavorati in tempi assai sospetti, ma ormai è troppo tardi per indagare.
Terribile è quell'epoca in cui anche il reato d’odio goda della prescrizione.


Il ministro giunge alla meta preventivata, attende che la folla adorante sciami al suo cospetto e, non appena verifica l’attenzione di microfoni e telecamere, mette in scena il solito vecchio spettacolo.
“Basta con i neri, è una vergogna che si permetta che facciano il loro comodo nella capitale del nostro paese. Questo palazzo va sgomberato immediatamente dagli occupanti senza diritto.”
I volti si fanno sorpresi come non mai.
Gli occhi sgranati.
E le espressioni a dir poco sgomente.
C’è qualcosa di sbagliato, o forse giusto, ma dipende sempre dall’angolazione della personale coscienza.
“Domani tornerò con le ruspe e cacceremo via i neri che vivono in questo edificio senza pagare le tasse, alle spalle dei cittadini per bene costretti invece a sborsare affitti esorbitanti.”
A quel punto il ministro inizia finalmente a osservare con la necessaria attenzione le facce dei presenti e, prima di continuare con gli strali, esita.
Un attimo dopo, un ossequioso sostenitore si fa coraggio e si avvicina a portata d’orecchi del leader.
“Ministro, guardi che ha sbagliato palazzo...”

La perplessità invade il petto del grande capo, il quale, guardandosi in giro si rende conto della totale assenza dell'esotico pretesto con cui ingrassa quotidianamente il conto in banca.
Alla fine, intuisce che non ha soltanto sbagliato palazzo, ma anche tipo di neri.
C’è qualcosa di giusto, e al contempo sbagliato.
E, più che mai oggi, è il colore della pelle a distinguere l’amico dal nemico dei ministri di questo disgraziato pianeta...



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