Età della plastica
Storie e Notizie N. 1659
Una recente ricerca ha scoperto che l'inquinamento dovuto alla plastica contamina i reperti fossili della terra con aumento esponenziale sin dal 1945.
Di conseguenza, dopo l'età del bronzo e del ferro, gli scienziati suggeriscono di definire l'attuale periodo in cui viviamo età della plastica.
Ecco perché questa è solo un’altra storia, ma di plastica.
Allora, c’era una volta un mondo di plastica. Che poi è il nostro, di pianeta, ma tu fingi che sia di qualcun altro.
D’altra parte, trattasi dell’umano vizio più diffuso, oggigiorno, quello che ci vede puntualmente votati a ritenere ogni possibile nostra responsabilità scaricabile sulle spalle del prossimo in transito.
Auspicabilmente vulnerabile e indifeso.
Tuttavia, qual è il problema?
Così è la storia, questa, così la vita che ci siamo costruiti, e be’, altrettanto gli abitanti che siamo diventati.
Cittadini di plastica, con tutti i vantaggi del caso.
Perché gli abitanti di plastica si piegano, ovvero si
genuflettono dinanzi al personaggio forte di turno, ma non si spezzano, vuoi mettere?
Anche se è un clamoroso peccato quello di non finire in pezzi per davvero, di tanto in tanto.
Da rotti ci si può ricostruire, magari reinventare.
Si potrebbe ancora cambiare e migliorare.
A forza di piegarsi al massimo si sopravvive, senza mai aspirare a qualcosa di più.
Nondimeno, il vero problema dell’umanità di plastica è quello di considerare la vita altrui con la stessa indifferenza con cui si tratti un bicchiere, un cucchiaio o un piatto, di plastica.
Della serie, ci si ubriaca e ci si abbuffa senza ritegno e poi, al meglio, ci si lava la coscienza gettando i suddetti nella raccolta differenziata.
Tuttavia, non tutte le creature di plastica si sono arrese a esser tali, sai?
Molte, la maggior parte, non sono venute al mondo per
questo.
È ciò che si son dette all’inizio del viaggio ed è quel che hanno sognato troppe volte tra un pianto sommesso in un angolo della propria stessa vita e un rabbioso urlo nel buio della stanza.
Per loro sopravvivere può essere una necessità, forse la sola possibilità, ma mai, ripeto, mai una consapevole scelta.
Non si piegano al destino e spesso, dopo un naufragio, aumentano il proprio peso oltre natura abbracciandosi l’una con l’altra e finiscono inesorabilmente sul fondo del mare, invece che galleggiare come i fortunati bagnanti che rubano il sole al cielo senza meritarlo.
Perché c’è plastica e plastica, e coloro i quali se la ritrovano nel sangue che scorre e nell’aria che fluisce nei polmoni, senza averlo mai desiderato, preferiscono piuttosto sciogliersi come plastica, già, al cospetto di quello stesso sole.
Tutto fuorché illudersi che il calore crescente dei suoi raggi sia qualcosa di normale.
A ogni modo, stai tranquillo. Non pensare che sia così ingenuo dal credere che una storia di plastica possa cambiare le cose.
Soprattutto in una società dove il ritmo dell’amore reciproco e di ogni sentimento che sia in grado di unirci sia scandito tramite cuori di plastica. Inoltre, se l’organo principale che ci rende vivi è tale, altrettanto sono le parole con con cui immaginiamo di accenderlo e farlo vibrare. Lo stesso qualora fingiamo di affidarci al cervello o di aver ancora fiducia nell’anima, per chi ci creda.
La realtà è che se tutti noi siamo di plastica, così è il linguaggio, ovvero gli insiemi di lettere con i quali
comunichiamo emozioni e pensieri. Tutto può esser detto e rimangiato nel giro di un minuto, riciclato il giorno seguente e un attimo dopo rimescolato con ogni tipo di nulla come se fosse qualcosa di tangibile.
Perché questo è l’inganno della plastica e di chi ne è fatto.
Può diventare qualsiasi cosa, basta usare il colore giusto, la forma più alla moda. Pazienza per chi, penalizzato alla nascita, o privo di sufficiente ricchezza, non possa permettersi siffatte combinazioni vincenti.
D’altra parte, il mondo dello spettacolo avrà sempre bisogno di nuove comparse e altrettanti spettatori di plastica.
Costano poco, spesso nulla, e se non fanno il lavoro richiesto, sono facilmente sostituibili.
Le coordinate per raggiungerli sono lì fuori, ovvero là
dietro, nel mercato di sotto, al riparo della superficie altrettanto di plastica delle vischiose reti sociali. E per assoldarli basta poco. È sufficiente saper ideare frasi così leggere, talmente elementari ed estremamente semplici che perfino un pupazzo di... plastica, esatto, potrebbe condividerle e farle sue.
Sono slogan di plastica in cui nulla è sul serio, niente è reale, cioè vero, ma sembra tale. E puoi farli tuoi, per condividerli con i pari e gridarli impunemente in faccia a coloro che detesti, a prescindere se l’odio abbia fondamento o meno.
Ecco, questa è una storia che non ha un lieto fine, mi dispiace.
Le favole di un tempo, come gli umani in carne e ossa, invecchiavano, perivano e nutrivano la terra per diventare altre storie, magari migliori nei ricordi e nelle vite del prossimo.
In quelle come questa la morale è che al mattino seguente, dopo l’ultima pagina, rimarrà solo lei.
La plastica...
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Di conseguenza, dopo l'età del bronzo e del ferro, gli scienziati suggeriscono di definire l'attuale periodo in cui viviamo età della plastica.
Ecco perché questa è solo un’altra storia, ma di plastica.
D’altra parte, trattasi dell’umano vizio più diffuso, oggigiorno, quello che ci vede puntualmente votati a ritenere ogni possibile nostra responsabilità scaricabile sulle spalle del prossimo in transito.
Auspicabilmente vulnerabile e indifeso.
Tuttavia, qual è il problema?
Così è la storia, questa, così la vita che ci siamo costruiti, e be’, altrettanto gli abitanti che siamo diventati.
Cittadini di plastica, con tutti i vantaggi del caso.
Anche se è un clamoroso peccato quello di non finire in pezzi per davvero, di tanto in tanto.
Da rotti ci si può ricostruire, magari reinventare.
Si potrebbe ancora cambiare e migliorare.
A forza di piegarsi al massimo si sopravvive, senza mai aspirare a qualcosa di più.
Della serie, ci si ubriaca e ci si abbuffa senza ritegno e poi, al meglio, ci si lava la coscienza gettando i suddetti nella raccolta differenziata.
Tuttavia, non tutte le creature di plastica si sono arrese a esser tali, sai?
Molte, la maggior parte, non sono venute al mondo per
È ciò che si son dette all’inizio del viaggio ed è quel che hanno sognato troppe volte tra un pianto sommesso in un angolo della propria stessa vita e un rabbioso urlo nel buio della stanza.
Per loro sopravvivere può essere una necessità, forse la sola possibilità, ma mai, ripeto, mai una consapevole scelta.
Perché c’è plastica e plastica, e coloro i quali se la ritrovano nel sangue che scorre e nell’aria che fluisce nei polmoni, senza averlo mai desiderato, preferiscono piuttosto sciogliersi come plastica, già, al cospetto di quello stesso sole.
Tutto fuorché illudersi che il calore crescente dei suoi raggi sia qualcosa di normale.
Soprattutto in una società dove il ritmo dell’amore reciproco e di ogni sentimento che sia in grado di unirci sia scandito tramite cuori di plastica. Inoltre, se l’organo principale che ci rende vivi è tale, altrettanto sono le parole con con cui immaginiamo di accenderlo e farlo vibrare. Lo stesso qualora fingiamo di affidarci al cervello o di aver ancora fiducia nell’anima, per chi ci creda.
La realtà è che se tutti noi siamo di plastica, così è il linguaggio, ovvero gli insiemi di lettere con i quali
Perché questo è l’inganno della plastica e di chi ne è fatto.
D’altra parte, il mondo dello spettacolo avrà sempre bisogno di nuove comparse e altrettanti spettatori di plastica.
Costano poco, spesso nulla, e se non fanno il lavoro richiesto, sono facilmente sostituibili.
Le coordinate per raggiungerli sono lì fuori, ovvero là
Ecco, questa è una storia che non ha un lieto fine, mi dispiace.
Le favole di un tempo, come gli umani in carne e ossa, invecchiavano, perivano e nutrivano la terra per diventare altre storie, magari migliori nei ricordi e nelle vite del prossimo.
In quelle come questa la morale è che al mattino seguente, dopo l’ultima pagina, rimarrà solo lei.
La plastica...
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