La rivoluzione dei migranti

Storie e Notizie N. 1674

Questa è una fiaba, niente a che vedere con la realtà di tutti i giorni, difficile per i molti e agevole solo per pochi. Ciò nonostante, vedrete che prima o poi accadrà tutto per davvero.



C’era una volta il nostro amato e travagliato pianeta.
C’era una volta noi, allora come oggi e, probabilmente, anche domani.
C’erano altresì una volta gli impiegati alle porte dell’aldilà, tra uscieri, addetti alla sicurezza, o semplici hostess e steward responsabili del transito.
Quel giorno erano in pieno subbuglio e mai, dall’inizio dei tempi, la minaccia di uno sciopero era stata più credibile.
La situazione si era fatta insostenibile, nonché paradossale quanto inammissibile.
In quel momento i lavoratori responsabili dell’ultimo tra gli umani confini, forse l’unico che abbia davvero senso, provavano insofferenza e incredulità nei nostri confronti.
Forse perché c’era stato un tempo in cui erano stati vivi, esattamente come noi, e una volta trapassati avevano capito quanto peso avessero le nostre ottusità. Incapaci di risolvere da soli il problema, si rivolsero come spesso accade al più anziano tra loro. Costui, per quanto ne avesse viste di cose strane, non aveva la risposta adatta in grado di sbloccare l’incresciosa situazione di stallo in cui il processo di traghettamento delle anime si era inceppato.
Così, per quanto affaticato e claudicante, si alzò e promise di far presente la questione ai diretti superiori. Mi riferisco al Dio dei cristiani e quello dei musulmani, Allah, il suo profeta Maometto e ovviamente Gesù, nonché Yahweh, la trimurti indù al completo, Brahmā, Vishnu e Shiva, ma anche Confucio, le varie divinità del Taoismo, del Daoismo, dello Shintoismo e di ogni altra religione praticata dagli umani.
Il problema era che gli Dei, tutti gli Dei supplicati e adorati da quando il primo essere umano aveva visto la luce, erano anni che non si facevano vedere in giro. Ormai da tempo se ne stavano rinchiusi in conclave a discutere animosamente, arrivando perfino alla lite, e le ragioni erano ignote ai loro sottoposti.
La realtà era che una sempre più crescente fronda all’interno del parlamento divino - spesso fomentata da evidenti notizie false, fabbricate a tavolino e astutamente diffuse dal diabolico inquilino del piano di sotto - era ormai stanca degli umani e proponeva una bella estinzione di massa. Magari approfittando delle conseguenze del riscaldamento globale.
In fondo, era il pensiero di molti, se la sono scritta da soli, la parola fine.
Tuttavia, il vegliardo impiegato aveva un compito da svolgere e sarebbe andato fino in fondo. Bussò al sacro portone e dopo almeno un’oretta di inchini, salamelecchi e
varie dimostrazioni di riverenza, riuscì a parlare.
“Vostre Divinità”, esclamò il vecchio. “Potrei provare a spiegarvi a parole cosa sta succedendo qua fuori, ma credo che la cosa migliore sia che vediate il tutto con i vostri onnipotenti occhi.”
Il quanto mai attempato funzionario precedette all’esterno i vari Dei, ciascuno simbolo di altrettante fedi, e una volta che costoro furono giunti all’ingresso dell’aldilà si resero conto dell’accaduto.
Una fila enorme di persone, della quale nessuno di loro riusciva a intravedere l’inizio, malgrado la perfezione dei rispettivi sguardi, affollava la via che conduceva alle porte dell’inferno.
“Che cosa sta succedendo?” chiese una delle divinità. “Chi sono quelli?”
“Sono gli immigrati”, rispose il vecchio.
“E quali sono i loro peccati?” domandò un’altra.
“Non ne hanno”, spiegò il più anziano degli umani presenti. “Ma finché erano in vita l’umanità ha fatto di tutto per convincerli di essere colpevoli proprio in quanto migranti e ciascuno di loro, una volta morto, si è diretto all’inferno, anche se non l’ha affatto meritato.”
“Voi non li farete entrare, spero...” lo interrogò un’altra divinità.
“No di certo”, dichiarò l’impiegato. “Ma il problema dell’intasamento rimane, anche se la situazione è ben più ingarbugliata. Approfittando di ciò, con il passare del tempo all’inferno non ci va più nessuno di coloro che lo meriterebbero. Con il risultato che le persone peggiori, quelle davvero cattive, meschine o cronicamente egoiste, non muoiono e rimangono sulla terra come mummie viventi ad accumulare ricchezza di cui non provano neppure più giovamento.”
“E il paradiso?” intervenne un’ulteriore divinità. “Chi sono quei tizi sorridenti alle porte dell’Eden, con tanto di trolley, infradito e occhiali da sole?”
“Ecco, vostra perfezione, a causa della Vostra assenza sulla terra, costoro hanno corrotto il giudizio finale a vantaggio di una minoranza di privilegiati.”
“Ma sono sempre i buoni, giusto?”
“No, sono solo quelli che buoni ci si sentono e Voi tutti sapete meglio di me che non è mai la stessa cosa.”
Gli Dei erano confusi e perplessi, mentre i proponenti l’estinzione anticipata del genere umano si fecero ulteriormente compatti nei loro auspici. I più restii stavano finalmente per cedere e concordare anche loro con l’estrema soluzione, quando una bambina si allontanò dalla folla sulla strada per gli inferi, oltrepassò non vista il cordone di sicurezza e raggiunse la solenne assemblea celestiale senza alcun timore. Difficile averne ancora dopo aver visto la morte in faccia in così giovane età.
“Io avrei una proposta”, disse la bimba con voce squillante.
“Parla pure...” la invitò una delle divinità, più per curiosità, che reale fiducia.
“Siccome i miei fratelli e io litigavamo ogni sera per chi avrebbe dovuto dormire accanto alla mamma, lei risolse la cosa con grande intelligenza.”
“Cosa fece?” chiese il vecchio.
“Ci disse che esiste un solo modo per fare giustizia e accontentare tutti, a questo mondo. Ce l’hanno insegnato il sole e la luna, le stelle e anche la terra, madre di tutti.”
“Quale?” domandò un’altra divinità.
“Dovreste conoscerlo, credo: girare le manopole del destino, allorché sia giunta l’ora, e ruotare il senso delle cose affinché tutti godano del proprio momento in cui apprezzare il valore della luce, come quello del buio. Insomma, facevamo a turno. Per molti tra i mortali occorre un’intera esistenza, per capirlo. Ma per voi dovrebbe essere conseguenza di un semplice gesto.”
In quel preciso istante ogni essere, perfetto o meno, aveva chiaro cosa andava fatto per rimettere le cose in ordine.
Seguì uno schiocco di dita divine, un battito di mani eterne o di ciglia trascendenti, o anche solo una mera occhiata ultraterrena e il congegno su cui
reggeva l’intero aldilà fu azionato. Un attimo dopo, la più santa e giusta delle rotazioni ebbe luogo.
Pochi secondi più tardi, grande festa ci fu tra gli immigrati e urla di gioia e tripudio si levarono ovunque, dal confine terrestre sino a quello dell’universo stesso. Perché si ritrovarono di fronte alle porte del paradiso.
Nello stesso tempo, la sparuta coda di eleganti turisti dalla coscienza auto lodata erano invece attesi all’accettazione dell’inferno.
“Non è giusto!” osò protestare qualcuno tra loro.
“Voi non sapete con chi avete a che fare”, sbraitò qualcun altro.
“Avrete notizie dal mio avvocato”, minacciò perfino un altro ancora.
Mentre gli Dei osservavano soddisfatti la scena, e la bambina veniva sommersa di abbracci e ringraziamenti dalla folla, il vecchio si rimise subito al lavoro e raggiunse gli impiegati addetti alla gestione dei dannati.
“Ragazzi, diamoci da fare”, annunciò tirando su le maniche. “Sono convinto che la rivoluzione non sia finita qui e che a questi tornelli vedremo arrivare frotte infinite di furbetti che non hanno la più pallida idea di cosa li attenda alla fine della storia...”


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