Migranti Migrare Migrando
Storie e Notizie N. 1880
C’era una volta una meschina parola d’ordine, un codice squallido, tutto fuorché segreto, un mantra dissacrante più che sacro, in un solo, abusato participio presente plurale: migranti.
Lemma mutaforma a seconda del decennio, ma di significato univoco, nella realtà dei fatti opportunamente manipolati. A questo proposito, vedasi anche immigrato, clandestino ed extracomunitario. Magari, con un po’ d’amore e immaginazione miscelati in parti umane, leggi questo.
Cui prodest? Questo è l’interrogativo risolutivo, come spesso accade nelle questioni legate a interessi biechi e quanto mai cinici.
La risposta è lì, sotto gli occhi di tutti, senza scomodare esimi storici e autorevoli traduttori della controversa contemporaneità. È vergognosamente semplice e ottusamente ciclica nel materializzarsi puntuale in vista di consultazioni elettorali.
Le attuali sono le nostrane elezioni regionali, le quali dovrebbero esserci subito dopo l’estate, dal 20 al 21 settembre.
Ebbene, come mossi da una sorta di chiamata alle
armi per spie dormienti, Salvini e i suoi sodali si son subito attivati ad azzannare le preferite prede, purché vulnerabili e indifese, con sangue raffermo sulle
zanne e maleodorante bava sulla bocca.
Affinché l’esecrabile veleno si diffonda ancora in ciò che resta dei cuori dei bisognosi d’odio e di nemici. Affinché
costoro votino secondo bile, più che coscienza. Affinché si continui a mangiar ciliegie alla faccia dei defunti.
Dal canto mio, non mi arrendo e confido ancora nelle persone di sana volontà, ancor prima che buona, e nella forza delle parole stesse. Anche qualora siano state strumentalizzate sino alla morte.
Migranti, già. Participio presente plurale di
migrante, voce del verbo migrare e di ciascuno di noi, nessuno si senta immobile.
Da cui la seguente, poetica quanto provocatoria nelle intenzioni, illustrazione delle molteplici, travisate accezioni:
Migranti curiosi: coloro che non si limitano a puntare sguardo e fiducia alle diversità del mondo, ma che trovano il coraggio di alzarsi e camminare nella loro direzione correndo il rischio di abbracciarle.
Migranti innamorati: coloro che sono disposti ad attraversare ogni distanza, perfino quella che separi il cuore dal proprio orgoglio, per la felicità delle persone amate.
Migranti ambiziosi: coloro per i quali le salite sono le sole strade degne di essere percorse.
Migranti fortunati: coloro che all’inizio del viaggio si ritrovano gratuitamente sia carnagione che luogo di nascita favorevoli. Anche per questo, forse, incontrano difficoltà nel comprendere l'ineludibile urgenza di partire – o arrivare - di taluni.
Migranti sognatori: coloro che si rifiutano di accettare le scelte dei padri sul mondo che ormai non gli appartiene più.
Migranti emotivi: coloro che evitano come la peste ogni tipo di lucido approdo, giacché, tra le altre cose, vivere vuol dire sentire.
Migranti paurosi: coloro che vengono alla luce per camminare all’inverso, lungo la via che li illude di riportarli indietro, nel rifugio che forse non è mai stato tale. Spesso sono innocui, talvolta risultano terribilmente pericolosi.
Migranti intolleranti: coloro che procedono con gli occhi accecati da menzogne e deliri, attratti unicamente dai capri espiatori maggiormente a buon mercato.
Migranti megalomani: coloro che hanno un solo obiettivo, posto alla fine di un arcobaleno posticcio, senza colori e dalla linea distorta: dicesi potere, ma in realtà nessuno di loro ha mai trovato per davvero quel che cerca.
Potrei andare avanti, ma mi fermo qui e lascio per ultimo il più importante, ancora una volta maltrattato e sfruttato in questi giorni.
Migranti viventi: coloro che desiderano respirare ossigeno, amare qualcuno, non necessariamente tutti, e provare qualche gioia, di tanto in tanto. Senza pretendere la luna.
Come vedi, migrando dalla nostra vita a quella del prossimo e ritorno, si scopre che migranti sono loro e migranti siamo noi tutti, malgrado ciò che ignobilmente si racconti tra un comizio e l’altro.
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C’era una volta una meschina parola d’ordine, un codice squallido, tutto fuorché segreto, un mantra dissacrante più che sacro, in un solo, abusato participio presente plurale: migranti.
Lemma mutaforma a seconda del decennio, ma di significato univoco, nella realtà dei fatti opportunamente manipolati. A questo proposito, vedasi anche immigrato, clandestino ed extracomunitario. Magari, con un po’ d’amore e immaginazione miscelati in parti umane, leggi questo.
Cui prodest? Questo è l’interrogativo risolutivo, come spesso accade nelle questioni legate a interessi biechi e quanto mai cinici.
La risposta è lì, sotto gli occhi di tutti, senza scomodare esimi storici e autorevoli traduttori della controversa contemporaneità. È vergognosamente semplice e ottusamente ciclica nel materializzarsi puntuale in vista di consultazioni elettorali.
Le attuali sono le nostrane elezioni regionali, le quali dovrebbero esserci subito dopo l’estate, dal 20 al 21 settembre.
Ebbene, come mossi da una sorta di chiamata alle
armi per spie dormienti, Salvini e i suoi sodali si son subito attivati ad azzannare le preferite prede, purché vulnerabili e indifese, con sangue raffermo sulle
zanne e maleodorante bava sulla bocca.
Affinché l’esecrabile veleno si diffonda ancora in ciò che resta dei cuori dei bisognosi d’odio e di nemici. Affinché
costoro votino secondo bile, più che coscienza. Affinché si continui a mangiar ciliegie alla faccia dei defunti.
Dal canto mio, non mi arrendo e confido ancora nelle persone di sana volontà, ancor prima che buona, e nella forza delle parole stesse. Anche qualora siano state strumentalizzate sino alla morte.
Migranti, già. Participio presente plurale di
Da cui la seguente, poetica quanto provocatoria nelle intenzioni, illustrazione delle molteplici, travisate accezioni:
Migranti curiosi: coloro che non si limitano a puntare sguardo e fiducia alle diversità del mondo, ma che trovano il coraggio di alzarsi e camminare nella loro direzione correndo il rischio di abbracciarle.
Migranti innamorati: coloro che sono disposti ad attraversare ogni distanza, perfino quella che separi il cuore dal proprio orgoglio, per la felicità delle persone amate.
Migranti ambiziosi: coloro per i quali le salite sono le sole strade degne di essere percorse.
Migranti fortunati: coloro che all’inizio del viaggio si ritrovano gratuitamente sia carnagione che luogo di nascita favorevoli. Anche per questo, forse, incontrano difficoltà nel comprendere l'ineludibile urgenza di partire – o arrivare - di taluni.
Migranti sognatori: coloro che si rifiutano di accettare le scelte dei padri sul mondo che ormai non gli appartiene più.
Migranti emotivi: coloro che evitano come la peste ogni tipo di lucido approdo, giacché, tra le altre cose, vivere vuol dire sentire.
Migranti paurosi: coloro che vengono alla luce per camminare all’inverso, lungo la via che li illude di riportarli indietro, nel rifugio che forse non è mai stato tale. Spesso sono innocui, talvolta risultano terribilmente pericolosi.
Migranti intolleranti: coloro che procedono con gli occhi accecati da menzogne e deliri, attratti unicamente dai capri espiatori maggiormente a buon mercato.
Migranti megalomani: coloro che hanno un solo obiettivo, posto alla fine di un arcobaleno posticcio, senza colori e dalla linea distorta: dicesi potere, ma in realtà nessuno di loro ha mai trovato per davvero quel che cerca.
Potrei andare avanti, ma mi fermo qui e lascio per ultimo il più importante, ancora una volta maltrattato e sfruttato in questi giorni.
Migranti viventi: coloro che desiderano respirare ossigeno, amare qualcuno, non necessariamente tutti, e provare qualche gioia, di tanto in tanto. Senza pretendere la luna.
Come vedi, migrando dalla nostra vita a quella del prossimo e ritorno, si scopre che migranti sono loro e migranti siamo noi tutti, malgrado ciò che ignobilmente si racconti tra un comizio e l’altro.
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