Quando cadono gli elefanti

Storie e Notizie N. 1881

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Più di 350 elefanti sono morti nel Botswana settentrionale in un misterioso decesso di massa definito dagli scienziati come "disastro di conservazione". Era già accaduto qualcosa di simile nello stato africano nel mese di maggio, dove gli animali deceduti furono 169, proprio nei pressi di alcune pozze d’acqua.
Il governo locale non ha ancora testato campioni delle carcasse, quindi non ci sono informazioni precise su ciò che sta causando le morti o se potrebbero rappresentare un rischio per la salute umana. Le due possibilità principali sono l’avvelenamento o un patogeno sconosciuto. A ogni modo, secondo gli esperti non esiste un precedente il quale dimostri che si tratti di un fenomeno naturale, ma senza controlli adeguati, non sarà possibile scoprire la verità.
D’altra parte, la ricerca di quest’ultima, soprattutto allorché costringa la nostra disgraziata specie a salire sul banco degli imputati, non è decisamente il nostro forte.
Allora, come spesso predilige la stampa generalista, concentriamoci sui defunti, invece che indagare sulle cause, attualmente misteriose, ma proprio per questo degne di essere identificate.
Assecondatemi per il tempo di una mezza paginetta o poco più, e invece di ragionare sulle origini di una morte collettiva, allarmante quanto disarmante, proviamo a vedere le conseguenze di questa tragica perdita per il regno animale sotto forma di una metafora da cui trarre qualcosa di significativo.
Quando cadono gli elefanti, quindi,
Quando cadono gli elefanti, e non è soltanto un episodico incidente, ma il crollo tonante e inesorabile di molti, non puoi permetterti di ignorare il rumore del tonfo sull’incolpevole superficie del pianeta.
Perché quando cadono gli elefanti, sono le creature più grandi e più sottovalutate sulla terraferma a precipitare dall’alto della loro complessa vita.
E qualora ciò che è di gran lunga più imponente e antico di te cede definitivamente il passo al proprio nemico, naturale o artificiale che sia, non puoi restare indifferente, soprattutto se il secondo aggettivo ti riguarda personalmente. Nella maniera più assoluta, allorché la distinzione tra i due divenga ogni giorno più labile, al punto che non v’è tragedia terrestre che non sia in qualche modo riconducibile al battito di mani umane.
Così, nel caso in cui sia riuscito nell’intento di risvegliare il tuo interesse, mi auguro che tu non possa considerare irrilevante che a cadere siano gli esemplari di una specie dall’andatura tipicamente lenta, grazie anche all’innata consapevolezza che la velocità ha senso solo per un valido motivo. E tale motivo, come quello che li spinge ad attraversare chilometri di caldo asfissiante e terreno ostile, ha a che fare con un bene che colpevolmente hai dato per scontato, o addirittura perseguitato: la sopravvivenza, ma tu leggi pure come la pignatta ricolma d’acqua pulita e un tozzo di pane alla fine dell’arcobaleno chiamato Mediterraneo.
Perché vedi, caro amico, che insieme a me osservi


da lontano le suggestive foto della misteriosa uscita di scena dei nostri colossali fratelli di pianeta, quando cade un’elefante è come se si schiantasse al suolo la memoria stessa, proverbiale nel caso del nostro.
Allora, laddove ci soffermassimo su quest’ultima allegorica divagazione, pensa che frastuono faranno i ricordi indelebili di tutte le creature, la cui fine abbiamo altresì archiviato come disastro di conservazione, nel momento in cui cadono anch’essi, arrendendosi al gramo destino incontrato sulla via, ovvero la vita. In tal caso, malgrado conscio del fatto che non sia proprio questo ciò che intendono gli scienziati di cui sopra, ho la netta impressione che la sola conservazione che garantiscano tali disastri sia quella di chi non cade mai...
Ciò malgrado, se tu che leggi conosci indirettamente, o almeno per mero affetto, cosa voglia dire interrompere il cammino all’improvviso, giammai dopo aver raggiunto la meta agognata, forse alla stregua del sottoscritto proverai un po’ di compassione per quei giganti buoni del mondo, che non hanno bisogno di mangiar carne, andare in palestra e urlare a perdifiato con volgare arroganza per sovrastarci tutti.
Perché il modo umile e rispettoso del mondo con cui hanno vissuto, è lo stesso con il quale se ne vanno via per sempre.


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