La minoranza che ci sta uccidendo
Storie e Notizie N. 1948
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Oggi, in quel di ottobre, a vent’anni più uno dall’inizio del terzo millennio, il caso è chiuso. Così hanno decretato gli esperti, giacché non c'è alcuna figura importante nella comunità scientifica che dubiti che il cambiamento climatico sia causato dall'uomo. L’umanità, esatto. Cioè, io, tu che leggi, e ogni altro nostro simile su questa terra, con responsabilità più o meno elevate.
Non c’è alcuna figura importante… diciamo quasi, va’, perché il rapporto attuale ci dice che a seguito di ben novantamila studi si è giunti alla suddetta conclusione mettendo d’accordo il 99,9% delle eminenze grigie più autorevoli.
Caso quasi chiuso, quindi. Tutto quasi risolto, respiro di sollievo… e via! Ce l’abbiamo quasi fatta, il mondo è quasi salvo, insieme ai nostri figli e i loro figli e i nipoti pure, a meno di invasioni aliene, meteoriti o altre catastrofi.
Salvo… diciamo che possiamo provare a smettere di gettare benzina – parola non a caso – nel rogo che sta bruciando la nostra casa, visto che abbiamo finalmente appurato che siamo stati noi ad appiccarlo. Va letto tutto d’un fiato, così fa più effetto, dicono.
See... pare facile. Il problema è una minuscola porzione del tutto, lo 0,1 per cento, signore e signori, ed è storia vecchia. Le minoranze colpevoli che condizionano da sempre la vita di intere generazioni, come quel ristretto gruppo di stra miliardari che pensano soltanto a diventare ulteriormente ricchi, impedendo alla maggioranza di disperati di smettere di essere tali. Tuttavia, in questo caso, stiamo parlando di quello 0,1 per cento di scienziati – o pseudo tali – che sostiene che i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale non siano causati da noi altri. Bensì, che so, dai Pokemon, o magari solo dai cinesi, i capri espiatori del momento per ogni questione, o i sempre verdi alieni. Oppure, la cara vecchia natura, che si può accusare di tutto quando fa comodo, tanto non si può difendere, ed è qui che si cela il nostro più clamoroso errore.
Ciò nonostante, in molti nel mondo, forse la maggior parte, sono più inclini a prestare fede a tale delirante, minoritaria fonte, a discapito del novantanove virgola nove per cento di luminari del campo. Perché? Perché diavolo? Aggiungo. O, almeno, è quello che presumo esclamerebbe qualsiasi esemplare delle creature “non umane” – che inizio a ritenere una sorta di complimento – con cui condividiamo indegnamente il pianeta. Forse perché la spiegazione dei Pokemon ci solleva dal senso di colpa più grande della storia dell’universo intero. Ovvero, non è colpa nostra, caso chiuso, ma al contrario. Per esteso, non rompetemi le balle, tanto moriremo tutti, metti in moto il SUV, alza ‘sto cazzo di condizionatore a palla e fanculo la differenziata. Perdonate le volgarità, ma dev’essere troppo bello sapere di essere innocente dopo essere stati accusati di aver distrutto il futuro dei propri figli, dei loro figli, i nipoti, e cosa via estinguendo. O, magari, la ragione è ancora più triviale e per illustrarla immagino un corpo. Un corpo umano, già, ma nella sgradevole accezione animalesca sopra citata. Sto parlando di noi, noi siamo quel corpo, tutti insieme, connessi, ancora prima che dalla rete, dal destino comune che stiamo tracciando. Siamo le cellule viventi, che si fanno organo al meglio, cancro incurabile al peggio. Nel mezzo, vaghiamo dalla testa ai piedi, scontrandoci, ignorandoci, riconoscendoci e, per questo, allontanandoci quanto possibile. E cosa accade? Che col tempo, per colpa di quella maledetta invenzione del libero arbitrio – se c’è una specie a cui non andava assegnata era proprio il genere umano – perseguiamo l’auto distruzione di ogni parte di noi. Leggi pure come tutti. Insieme. Volenti e indifferenti, più che nolenti. Quindi, arriviamo a un bel giorno, vedi oggi, e il 99,9 per cento della parte più intelligente del nostro cervello, perlomeno meglio informata sui fatti dimostrabili - la migliore approssimazione della comunque irraggiungibile verità delle cose - ci dice che stiamo sbagliando alla grande. Ci stiamo uccidendo da soli e stiamo facendo lo stesso con tutto ciò che ci circonda. Al contempo, ecco che si leva tonante la voce dello zero virgola uno per cento di quella stessa incompresa materia grigia. Un secondo è la parte deputata alla fame, quello dopo è la paura a parlare, più tardi è la rabbia, quindi il dolore, e alla fine si alza in piedi perfino la follia. E in tanti, troppi, voltano le spalle al senno come lo conosciamo e si ficcano in bocca il cibo sino a strafogarsi, si nascondono nella roccaforte più impenetrabile del proprio divano, digrignano i denti verso il fantomatico nemico che a loro avviso vorrebbe privarli di quello stesso giaciglio, poi stramazzano per la stanchezza e tra lacrime e deliri che scambiano per sogni si addormentano. Per ricominciare l’indomani la stessa danza suicida.
Non so, forse mi sbaglierò. Ma leggere la suddetta notizia mi induce a pensare che il caso sia tutt’altro che chiuso e che c’è ancora molto di urgente da fare per aprire altrettanto la mente di un numero enorme di nostri incoscienti concittadini...
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