Convogli della libertà e della sopravvivenza: facciamo a cambio?

Storie e Notizie N. 1989

Freedom Convoy è una protesta tutt’ora in corso in Canada contro le restrizioni del vaccino per il COVID-19 introdotte dal governo il 15 gennaio 2022 e imposte ai camionisti per rientrare nel paese via terra. L’azione sta provocando seri problemi al paese, ne risentono le industrie e soprattutto i cittadini.
Come ormai capita spesso in questi ultimi anni, attraverso la rete la clamorosa ribellione si è diffusa anche all’estero, tra Nuova Zelanda, Australia, Francia, ma anche Regno Unito, Argentina e ovviamente i vicini USA.
Alla stregua di quanto succede
altrettanto di recente, a soffiare sulle fiamme che alimentano e più che mai fomentano tali rivolte contro le regole decise dalle amministrazioni per fronteggiare la pandemia ci sono partiti, organizzazioni e coalizioni di estrema destra.
Chiedo scusa, ma era un po’ che volevo affrontare questo argomento e so che potrò risultare impopolare, ma quando sento tirare in ballo la parola libertà, sin da quando Berlusconi e i suoi sodali si auto definirono il popolo della medesima, non so se è più il voltastomaco o la collera a montare in me.
Che volete farci, ma sono figlio di un africano. Di una persona che è venuta in Italia da una nazione, l’Eritrea, che il nostro Paese ha provato con tutte le sue forze di privarlo della sua, di libertà.
Ho sposato la terra dove sono nato, letteralmente, vi ho messo radici e mi auguro che diano frutti sani e costruttivi. Ma non posso fare a meno di ricordare in questi frangenti le mie origini paterne. Non posso fare a meno, soprattutto oggi, di osservare quanto siano grottescamente paradossali le contraddizioni che caratterizzano la vita nel mondo occidentale.
Non credo alle casualità e sono altresì convinto che la maggior parte di ciò che facciamo come individui e più che mai intere popolazioni sia connesso in una miriade di modi, il più delle volte trascurati da queste parti.
Indi per cui, non penso sia un caso che siano le destre ad appiccicar bandiere a mettere bollini di appartenenza su una protesta contro regole e limitazioni, per quanto sbagliate, per quanto esagerate, che riguardano tutti i cittadini.
Perché qualora le istanze siano di pochi, magari le minoranze più vulnerabili e da tempo immemore violentate dallo status quo, in piazza non ci vedrai camionisti, tassisti, forconi e altre lobby ben organizzate. Anzi, la maggior parte di costoro reagiranno con assoluta indifferenza a giorni alterni, mentre negli altri insulteranno e dileggeranno le vittime.
Già, vittime, le quali reclamano una sola libertà. Non quella di circolare senza mascherina o non vaccinarsi, giammai di ballare in discoteca o ubriacarsi al pub.
Sto parlando della semplice libertà di sopravvivere, anche soltanto di respirare e camminare senza meritarsi l’odio del prossimo; la libertà di salvare i propri bambini dalla fame e la sete, per davvero e non come figuranti ben pagati in una farsa televisiva sulle reti Mediaset; la libertà di sapere che tua sorella, tua madre, tua figlia non è stata violentata, no, ti prego no. Tornerà presto a casa e vedrai che non è successo nulla. È stato solo il tempo a dividervi, solo il tempo.
Mi dispiace, davvero, ma non ce la faccio a provare empatia per questa gente, quando al contempo in questi ultimi anni abbiamo visto – e avranno visto anche loro - carovane enormi di poveracci di ogni età, intere famiglie, tante donne e bambini, genti senza lavoro e futuro lasciare ogni cosa nelle Americhe di sotto per chiedere aiuto e rifugio in quelle di sopra.
Come mai la solidarietà verso questo tipo di proteste contro l’umanità intera, contro il suo egoismo e la sua indifferenza verso le sofferenze altrui, non ha viaggiato allo stesso modo su Facebook e altri simili imbrogli asociali?
Domanda banale e retorica, lo so bene, ma ci sta, oggi ci sta.
Allo stesso tempo non posso non pensare alle centinaia di milioni di persone nel mondo che ancora non hanno ricevuto neanche la prima dose e che se avessero il permesso di soggiorno a casa dei camionisti arrabbiati accetterebbero tutte le restrizioni immaginabili perché avrebbero in cambio garantita la quantità abnorme di vantaggi dati per scontati dalla nostra ottusa società.
Ah, ma io ho la soluzione in tasca perché la parola cambio è perfetta. Cari convogli della libertà, volete un Paese senza vaccini? Ma che dico, senza proprio alcun medicinale e con un solo dottore ogni diecimila persone? Ci sono interi continenti dove potrete scorrazzare a piacimento con i vostri automezzi. Al posto vostro conosco decine di nazioni che verrebbero di corsa, traversando gli oceani a nuoto e le montagne a piedi pur di chiudersi nelle vostre case a fare smart working, a sopportare quei fastidiosi elastici delle mascherine sulle orecchie o il raschiante bastoncino nelle narici del naso per colpa di un’infermiera sadica.
D’altra parte, quelli che non sono ancora morti ci stanno ancora disperatamente provando…


Vieni ad ascoltarmi domani alle 17.30, Libreria Lotta, Roma

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