Lettera aperta e condivisa a chi ha memoria e dignità
Storie e Notizie N. 2004
Il 20 marzo scorso, in occasione della visita in Giamaica da parte del principe William e della duchessa di Cambridge Kate, ben 100 personalità del luogo, tra attivisti, politici, medici e imprenditori, hanno scritto una lettera aperta ai suddetti, ribadendo per l’ennesima volta l’urgenza di ricevere delle scuse dal Regno Unito per i crimini dello schiavismo e del colonialismo.
Ebbene, condividendone ogni virgola, ho avvertito come immediata la necessità di far mia tale missiva e, parafrasandone in minima parte il contenuto, la estendo al nostro governo e a tutti quelli che hanno ancora uno straccio di memoria e contestuale dignità:
Car*,
I vostri attuali leader e i loro predecessori hanno perpetuato la più grande tragedia dei diritti umani nella storia dell'umanità. Dolorose eredità della schiavitù e della diaspora persistono ancora oggi. Da allora non avete fatto nulla per riparare ed espiare le sofferenze dei nostri antenati dalla deportazione degli africani, la riduzione in schiavitù, sino al colonialismo.
Molti di noi sono indignati e hanno chiesto scuse attraverso diverse lettere aperte. Le attendiamo ancora per azioni e parole del passato come del presente.
Non abbiamo dimenticato perché queste ferite sono molto profonde.
Celebriamo ogni giorno la libertà dal dominio coloniale anche se rattristati dal fatto che non siano stati compiuti ulteriori progressi.
Celebriamo comunque le molte conquiste degli africani che hanno rifiutato concetti di sé negativi e coloniali e che hanno avuto successo con sicurezza di sé contro enormi probabilità.
Ricorderemo e celebreremo anche i nostri combattenti per la libertà, inclusi i nostri eroi nazionali, che hanno lottato coraggiosamente contro i governi coloniali e le abominevoli violazioni dei diritti umani.
Vi invitiamo a partecipare a questa celebrazione.
Anche voi, che un giorno potreste guidare le vostre nazioni, siete diretti beneficiari della ricchezza accumulata dal vostro Paese nel corso dei secoli, compresa quella derivante dalla tratta, dalla riduzione in schiavitù e dalla colonizzazione degli africani e delle loro terre. Avete quindi l'opportunità unica di ridefinire il rapporto tra voi e noi.
Se tale giorno verrà, vi esortiamo a iniziare con le scuse e il riconoscimento della necessità di espiazione e riparazioni. Ci sono molte ragioni per cui crediamo che questo sia un modo importante e necessario per voi e per le generazioni a venire.
Vi esortiamo a riflettere attentamente sui motivi per cui dovreste scusarvi e avviare un processo di giustizia riparatoria. È inconcepibile che fino a oggi non sia stato pagato alcun compenso ai discendenti degli africani ridotti in schiavitù e delle vittime del colonialismo.
Riteniamo che le scuse per i crimini contro l'umanità, legati ma non limitati a, lo sfruttamento delle popolazioni indigene, il traffico degli africani, la riduzione in schiavitù degli stessi, e il colonialismo, siano necessarie per avviare un processo di guarigione, perdono, riconciliazione e compensazione.
Vi incoraggiamo ad agire di conseguenza e semplicemente a chiedere scusa.
Vi esortiamo a guidare coraggiosamente le giovani generazioni nella speranza che sia possibile creare un futuro in cui: “la filosofia che consideri una razza superiore e un'altra inferiore sia finalmente e permanentemente screditata e abbandonata” e dove non ci siano “cittadini di prima e seconda classe di qualsiasi nazione” e dove “il colore della pelle di un uomo non abbia più importanza del colore dei suoi occhi” e, infine, dove “i diritti umani fondamentali siano ugualmente garantiti a tutti, indipendentemente dalla razza.” Queste parole furono usate dall'imperatore Haile Selassie I nel suo discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 4 ottobre 1963, e furono rese popolari da Bob Marley nella canzone "War".
Usatele per creare una nuova storia e una realtà di pace per la vostra generazione e per quelle a venire.
Con grandi aspettative,
AG
Vieni ad ascoltarmi sabato 9 aprile 2022 alle 17.00, Libreria Lilli, Roma
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