Sgombero dell’ex Penicillina con interferenza
Storie e Notizie N. 2022
È l’alba, signore e signori, e tra poco tutto sarà compiuto.
Siamo a Roma, la capitale d’Italia, la capitale dei suoi cittadini e soprattutto dei romani, la capitale di tutti e per tutti tranne loro: gli occupanti abusivi.
Indi per cui, è inevitabile attendersi il fermo intervento della solerte forza pubblica qualora la decenza e l’ordine, per non citar la legalità, lo esigano.
Per tali ovvie ragioni, i prodi guardiani del decoro alle prime ore di oggi, il sei di maggio del duemila e ventidue, sono fieramente schierati prima del necessario assalto di fronte al civico 1040 della via Tiburtina; con sguardo distaccato e mente sgombera da vane distrazioni stanno per compiere il loro dovere facendo il loro imponente ingresso nella palazzina abbandonata che sovrasta e divide i quartieri Tor Cervara e San Basilio.
L’oggetto del contendere, se così possiamo chiamarlo – anche se la contesa prevederebbe un confronto tra pari – è la palazzina sede a metà del secolo scorso della nota Fabbrica della Penicillina, inaugurata nientedimeno che dallo scopritore della medesima, ovvero Alexander Fleming. Nei decenni successivi passò di mano in mano per molte ragioni sino al 2006, anno in cui ha avuto inizio questo indegno via vai di infimi individui, illegali sotto ogni punto di vista, ed è forse questa l’aggravante principale.
La scena assomiglia a quella già vissuta nel 2018 dall’allora pugno di incauti fuorilegge, ma stavolta qualcosa di diverso accade, perlomeno su questa pagina:
«Signor questore» fa l’agente scelto incaricato di supervisionare l’operazione parlando nella ricetrasmittente. «Siamo dentro l’edificio.»
«Ottimo» risponde il superiore. «Ma ti ricordo che sono solo il vice.»
«È solo questione di tempo, capo.»
«Grazie, procedete pure come previsto.»
«Certo, casapound.»
«Come prego?»
«Sì?»
«Cos’hai detto un attimo fa?»
«Certo, capo…»
«Ah, perfetto.»
…
«Signor questore, ci sono molti rifiuti all’interno.»
«Sono sempre il vice, agente scelto. Molti dici? Mi avevano riferito una ventina o poco più…»
«Una ventina di che, signore?»
«Di migranti, cos’altro?»
«Capisco, signore, ma io mi riferivo a rifiuti veri e propri, immondizia insomma, casapound.»
«Non ho capito l’ultima parola…»
«Ecco.»
«Che?»
«Ho detto insomma, ecco.»
«Sarà… mi è parso di sentire qualcos’altro, casa qualcosa.»
«Dev’essere un’interferenza della ricetrasmittente. Sa bene quanto sono vecchie.»
«Okay, andate avanti e ripuliamo questo posto come l’altra volta, cribbio.»
…
«Signor questore, abbiamo terminato: trenta ne abbiamo trovati e altrettanti ne abbiamo arrestati, missione compiuta.»
«Vice, caro, ti ripeto che sono il vice. Comunque bravi. Portateli fuori ammanettati tutti insieme con voi ai lati mostrando espressioni torve e minacciose, che intanto avverto giornalisti e fotografi. Che scrivano a grandi lettere: a Roma se occupi un stabile pubblico hai vita breve. Come dire, c’è un nuovo prefetto in città!»
«Be’, in effetti è in carica da due anni, casapound.»
«L’hai rifatto!»
«Che?»
«Quella parola, l’hai detta di nuovo… casapound, mi pare.»
«Oh, signore, mi scusi. Me l’ha fatto notare anche la mia fidanzata ieri sera mentre… sa, capisce, no? In quel momento particolare, ecco, si è particolarmente alterata e ha ragione dal suo punto di vista.»
«Per quale motivo?»
«Perché durante quel frangente lì, non so se mi spiego, non facevo che ripetere questa parola.»
«Casapound?»
«Esatto. E lei giustamente ha esclamato piuttosto irritata: chi è questa casapound? È la tua amante, vero? Per poi attaccare con il prevedibile interrogatorio: quando hai conosciuta ‘sta casapound, dove vi incontrate, dimmi dove abita che la prendo per i capelli e la trascino in strada e altre cose così.»
«Mi dispiace, agente scelto. Però, pure tu... tradire così la tua fidanzata non è da noi altri, funzionari al servizio del cittadino votati al garantire sicurezza e rispetto della legge.»
«Ma no, signor que… vice, volevo dire vice questore. Tutto a posto, non c’è stato alcun tradimento. Non so perché mi sia rimasta in testa quella parola, ma non conosco nessuna ragazza che si chiami casapound. Che razza di nome, poi. Ma quale deficiente può chiamare casapound la figlia?»
«Concordo, agente scelto. Non esiste nessuno che si chiami casapound. Anzi, per evitare ulteriori interferenze, memorizza con cura questo concetto: casapound non esiste, sono stato chiaro? Ripeti.»
«Casapound non esiste.»
«Esatto, e già che ci sei riferiscilo anche agli altri, ripetetelo insieme come un mantra ogni giorno: casapound non esiste, casapound non esiste, casapound non esiste…»
“Ciò che non esiste non può essere sgomberato.” Anonimo.
Vieni ad ascoltarmi sabato 21 maggio 2022 alle 16.00, L'isola del tesoro, Trebbo (BO)
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