Dobbiamo parlare con gli altri

Storie e Notizie N. 2051

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Il mondo è in fiamme, ha dichiarato di recente il principe Harry di fronte all’Assemblea generale dell’ONU, riferendosi non solo agli effetti del riscaldamento globale, ma anche alla guerra in Ucraina e alla pandemia.
Nondimeno, tutti noi sappiamo che limitandoci ai cambiamenti climatici e alle loro disastrose conseguenze, l’allarmante espressione diviene letterale, giacché il mondo sta bruciando per davvero. Solo nel nostro paese si parla del 153% di incendi in più rispetto allo scorso anno.
Per non parlare delle consequenziali ondate di calore, con temperature record ovunque dal Polo Nord al Polo Sud.
Da cui la domanda delle domande, il quesito maggiormente banale e divenuto addirittura noioso per alcuni, eppure di un’urgenza a dir poco eccezionale: cosa possiamo fare noi semplici cittadini? Qual è l’impatto dell’uomo medio, limitandoci a queste nostrane latitudini? In altre parole, in che modo ogni singola famiglia è in grado se non altro di ridurre il proprio personale contributo a un processo che oramai non può essere del tutto arrestato?
Sono anni oramai che mi pongo tali
fondamentali interrogativi e che a mia volta cerco di condividere con le persone con cui vivo, i miei cari, amici o anche solo conoscenti.
Spesso ci si ritrova d’accordo, talvolta finisco per riscaldarmi eccessivamente e arrovellarmi, il che vista la contingenza non aiuta più di tanto.
Ciò nonostante a suo tempo ho buttato giù il mio bravo manuale di bordo del viaggiatore coscienzioso nel grande cammino della vita, senza tirare in ballo il Re Leone, cercando di coinvolgere e convincere i miei familiari più stretti e chiunque altro a portata di articolo, spettacolo o racconto, se non a viva quanto preoccupata voce.
Niente di speciale, roba nota ai più tra coloro i quali hanno preso – a mio umile avviso – la necessaria decisione di trasformare il proprio modo di stare al mondo.
Suddividendolo in cinque mosse – ripeto, stra conosciute da tanti -, potremmo semplificare il cambiamento così:
1. Mangiare meno o eliminare del tutto carne e latticini e, laddove sia possibile, acquistare cibo locale e che provenga da cicli produttivi a bassa o nulla emissione di carbonio.
2. Ridurre o eliminare l'uso dei trasporti con mezzi privati, con un’attenzione speciale al tipo di carburante, e sempre laddove sia possibile evitare di prendere l’aereo.
3. Diminuire drasticamente l’utilizzo degli elettrodomestici e di ogni dispositivo elettrico, moderare la dispersione di energia per il riscaldamento o il raffreddamento degli ambienti, e il consumo dell’acqua.
4. Un’azione complessa e indispensabile in ulteriori tre mosse: ridurre, riutilizzare e riciclare, facendo estrema attenzione a cosa ci occorre per davvero, a cosa buttiamo e a cosa invece possiamo conservare e rendere di nuovo utile.
5. Infine, un gesto essenziale che molti tra coloro con cui mi sento di condividere sensibilità e intenzioni sembrano sottovalutare: cercare di comunicare al prossimo quanto tutto ciò sia indispensabile, iniziando dai propri figli e allargando il cerchio finché sia possibile farlo. E in questo la rete è uno strumento prezioso.
Dico qualcosa di nuovo? Tutt’altro. Trattasi di storia vecchia, almeno per me. E come tanti, dopo una giornata cercando di seguire più o meno alla lettera il suddetto prontuario, guardo la temperatura salire, inorridisco dinanzi al cielo farsi grigio per il fumo degli incendi e dopo l’ennesimo inquietante video con il ghiaccio degli iceberg che si scioglie come un triste pupazzo di neve morente, penso ai miei figli e mi angoscio per loro.
Poi, come ho sempre fatto sin da quand’ero un bambino, cerco rifugio, carezze e possibilmente risposte in una storiella. Come quella di una nave che affonda perché qualcuno dei passeggeri ha pensato bene di bucarne lo scafo. E mentre alcuni si dannano per tappare i fori e gettar l’acqua fuori bordo, altri, ancora troppi, continuano a danneggiare il legno della barca o a restarsene con le mani in mano senza far nulla, e non so cosa sia peggio.
Be’, mi sbaglierò, ma forse non è più sufficiente darsi eco sostenibili pacche sulle spalle a vicenda, dal vivo, digitalmente o artisticamente.
Forse, se non con gli scansafatiche, è arrivato il momento di andare a parlare di persona con chi crea questi buchi, magari proprio nel momento esatto o addirittura un attimo prima...

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