Campionato del mondo dell’acqua

Storie e Notizie N. 2067

Non manca tanto, amici. Resistete, vi prego.
Tra poco più di un mese il grande spettacolo avrà inizio.
Ma chi l’avrebbe detto che sarebbe stata l’occasione per fare qualcosa di giusto, solidale, in una sola parola, umano?
A quanto pare, nonostante l’impatto ambientale sia considerevole e i costi esorbitanti, forse per una volta il fine giustificherà i mezzi.
Perché, udite udite, dall’inizio del torneo, per circa tre settimane ben 140 campi riceveranno almeno 10.000 litri di acqua al giorno. Acqua dolce, chiaro? Preventivamente desalinizzata, con tutti gli sforzi economici e industriali del caso, oltre a quelli ambientali, come già detto. Ma questa è l’occasione di chiudere un occhio, perché è in gioco la sopravvivenza dei nostri simili maggiormente in difficoltà.
Adesso non li ho contati tutti, ma 140 campi è un numero importante, caspita, e 10.000 litri di acqua da bere al giorno rappresentano una vera manna dal cielo, anzi dal mare.
Sto pensando ovviamente ai campi con il maggior numero di abitanti, come quello di Bidi Bidi, in Uganda, con i suoi 270.000 rifugiati in fuga dalla guerra civile in Sud Sudan, e quello di Kutupalong, nel Bangladesh, il quale ospita rifugiati Rohingya, e compete al precedente il triste primato di presenze.
Diecimila litri d’acqua al giorno sarebbero un’incredibile benedizione, lì dove anche solo un sorso è in grado di influire sulla possibilità di sopravvivere all’indomani.
Ma l’elenco è lungo ed è davvero bello poter annunciare tale magnifica notizia.
Immagino la gioia negli altri campi africani, come ovviamente quello di Dadaab, in Kenia, per la maggior parte abitato da rifugiati somali a causa pure stavolta di una maledetta guerra "civile", anche se mi sfugge il motivo per il quale ci ostiniamo a chiamarla ancora così. Cosa c’è di civile nello sterminare intere generazioni? Mah…
Certo, sappiamo tutti da dove proviene una parte essenziale delle responsabilità di tali tragedie e non è di certo roba locale, o almeno dovremmo saperlo.
Nondimeno, questo non è il momento delle condanne, bensì degli applausi e dei ringraziamenti. Quando i ricchi dello sport e del petrolio si uniscono per fare qualcosa di buono gli va riconosciuto, punto.
È cosa c’è di maggiormente buono dell’acqua? Lo sanno meglio di ciascuno di noi, in disperato ordine più che sparso, i rifugiati siriani nel campo profughi di Zaatari, in Giordania e i cittadini migranti in quello di Traiskirchen, in Austria, i rifugiati Tamil nel campo di Mandapam, in India, o di nuovo quelli sudanesi nel campo di Pugnido, uno dei molti in Etiopia.
Ma, come ricordato, la lista è davvero imponente tra Africa, Asia e in particolare il Medio Oriente, dai campi in Pakistan a quelli nel Burundi, in Algeria e Thailandia, Yemen e Ruanda.
Un vero e proprio campionato del mondo tra comunità che si fanno squadra in ogni istante, corpo unico tra chi ha bisogno d’aiuto e chi attraversa il confine o il mondo intero per dare una mano.
Un tabellone di sfide contro la sete e anche la fame i cui giocatori e le loro azioni più coraggiose dovrebbero appassionarci tutti, anche perché l’esito favorevole è la vittoria che si chiama sopravvivenza.
Be’, non rappresentano la risoluzione di ogni problema e non offrono di certo garanzie assolute per il successo finale, ma con 10.000 litri d’acqua si aiuta vincere un po’ tutti, e non è questo il significato più nobile dello sport?

Ecco, chiedo scusa… ma mi sono fatto prendere dall’entusiasmo.
O l’eccesso di fiducia, fate voi, ma ho frainteso come talvolta mi accade, con l’età che avanza. A quanto pare quella montagna d’acqua che aiuterebbe a prolungare la vita di milioni di esseri umani, per la maggior parte donne e bambini, servirà a rinfrescare un altro di tipo di campi.
10.000 litri d’acqua al giorno per 140 campi di calcio in vista delle partite ufficiali dei prossimi Mondiali in Quatar e altrettanto perfino per i 130 dedicati agli allenamenti.
A voi le moltiplicazioni, le debite somme e le inevitabili sottrazioni...

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