La Marcia su Roma e altre marce

Storie e Notizie N. 2076

C’era una volta la Marcia su Roma cento anni fa.
E c’erano una volta tutte le altre marce, a proseguir la prima con coerenza o delirante inerzia, tanto non vi è alcuna differenza.
Non vi era per chi allora calpestava il sentiero, oltre che la libertà e i diritti altrui. Ma altrettanto se ne rileva la mancanza in coloro i quali oggi peccano di impunita sfacciataggine, più che di memoria.
Di conseguenza, all’indomani del macabro centenario, sono qui ad accludere nel ricordo della sciagurata ricorrenza gli ulteriori cammini intrapresi addirittura in anticipo rispetto all’evento celebrato o successivamente, perché ormai l’hai sparata talmente grossa che non puoi far altro che continuare sulla strada della follia al potere, altro che fascio.
Orsù, quindi, ricordiamo anche le marce su Assab, Massaua, Asmara e tutta l’Eritrea.
Allora come oggi con il medesimo incomprensibile orgoglio, la stessa malata nostalgia e l’identico criminale desiderio di riportarci indietro, tra le pieghe maggiormente marce – tu guarda la coincidenza dei differenti vocaboli – del nostro comune passato.
Rammentiamo perciò la marcia verso il Mar Rosso, all’epoca il mare di tutti tranne i legittimi proprietari o semplicemente nativi, che mi suona molto meglio. D’altro canto, è facile fare i sovranisti solo quando i confini sono i tuoi, vero?
Di seguito, proseguendo tale passeggiata di morte, giammai di salute, non dimentichiamo che i nostrani prodi condottieri del secolo scorso marciarono anche verso l’Etiopia, già che c’erano, o almeno è ciò che tentarono. Macchiandosi di ulteriori crimini per i quali nessuno ha ancora fatto ammenda ai piani alti di codesta nazione e a riprova di ciò, ogni qual volta la ricorrenza o uno straccio di domanda diretta - una vera rarità – lo richiedono, gli interessati di turno si limitano a citare sempre e solo le leggi razziali. Come se, tra le altre cose, il colonialismo fosse stato un viaggetto fuori porta con il pranzo al sacco, magari con all’interno un po’ di Iprite, Arsina e Fosgene, i tre doni dei Re Magi in versione infernale e assassina.
Di condanne severe quanto ufficiali non se ne sono ancora viste, né allora e neppure in questi auto sbiancanti tempi, ma puoi mondarti l’abito e raccontare la Storia invertendo l’ordine dei fattori a piacimento, tanto il risultato è ormai iscritto nel sangue di chi resta. E tra costoro c’è chi rammenta ogni singolo passo di ulteriori marce infami in tutto il Corno d’Africa, il che vuol dire pure la Somalia, senza contare quell’altra gitarella in Libia.
È stato tutto un marciare, in quegli anni, o meglio marcire, dentro e fuori, per poi esportare il virus della prepotenza del più forte sul più debole e dell’auto assoluzione a conclusione del delittuoso tour e anche dopo, dopo ancora e perfino a ben più di un secolo di distanza.
Con una tale propensione a ignorare la verità storica, oltre che umana, sociale e perfino morale, in grado di impedire a una parte numerosa della popolazione di riconoscere quanto sia paradossale il racconto del presente.
Perché se i fascisti di allora marciavano e si appropriavano con ottusa violenza e colpevole indifferenza di ogni cosa trovassero lungo la via, oggi i loro legittimi eredi - o seppur parzialmente auto dissociatosi da se stessi – costruiscono una parte essenziale della propria ragion d’essere ergendosi contro coloro che quella marcia la stanno facendo disperatamente nella direzione opposta. Ma non per conquistare e mettere bandierine, per torturare e sterminare gente innocente, giammai per violentare o sposare minorenni, men che meno per poter raccontare in patria di aver ampliato i confini di un impero di cartapesta sulla pelle altrui e per giunta su una terra secca e arida. Bensì, in una sola parola, per sopravvivere.
Forse è proprio questo che terrorizza questi signori e riferendosi all’immigrazione parlano solo di invasione, cancellazione delle tradizioni, delle culture altrui, e violenza, violenza e ancora violenza.
Perché sono le uniche ragioni per le quali sino a oggi si sono messi in marcia…

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