Amore per la Patria...
Storie e Notizie N. 2115
Non credevo che dopo tanti anni dal periodo in cui, essendo obbligato a donare dodici mesi al mio paese – intenzionato a far sì che risultasse davvero di concreta utilità al prossimo – mi dichiarai obiettore di coscienza, mi sarei ritrovato a sentire di nuovo parlare di leva obbligatoria in Europa e anche in Italia, in questo caso per bocca di La Russa e Salvini, senza sorpresa.
Dal canto mio, agli inizi degli anni Novanta ho passato un anno in una comunità di recupero per ex tossicodipendenti. I primi 4 mesi li ho trascorsi a pulire pavimenti, oltre che ad apparecchiare e sparecchiare l’enorme sala per il pranzo e la cena, per poi iniziare a fare le notti e a lavorare alla stregua degli altri operatori, i quali per una paga modesta si facevano carico ogni giorno della vita, delle sofferenze e dei disagi di ben 80 persone adulte, la cui metà erano detenuti, i quali, a causa della dipendenza dalle droghe, scontavano parte delle rispettive condanne in comunità.
Penso di aver fatto la mia parte per la Patria, ma a sentir loro, non lo dico io, non posso dire lo stesso dei miei coetanei di allora che invece avevano scelto di svolgere il tradizionale servizio militare.
Ciò nonostante, ecco cosa dice sulla leva il nuovo ministro della Difesa tedesco, il socialdemocratico Boris Pistorius: “Abolirla è stato un errore e potrebbe dimostrare l’importanza di queste istituzioni per il funzionamento della nostra società”. Dello stesso tenore sono le dichiarazioni di Salvini: “Penso che un anno di insegnamento delle regole, della buona educazione e dei doveri formerebbe dei buoni cittadini”. E quelle del suddetto presidente del Senato, il quale ritiene utile reintrodurre la leva per “imparare cosa è non solo l’amore per la Patria, ma il senso civico, il dovere che ciascuno di noi ha di aiutare gli altri in difficoltà”.
Non so, forse mi sbaglio, magari pecco ancora una volta di ingenuità malgrado l’età, ma non posso fare a meno di ribattere facendo riferimento al mondo reale in cui vivo ancora oggi, a differenza di costoro.
Nel mondo reale, amare la propria Patria vuol dire più di ogni altra cosa amare le persone che ci vivono.
Significa amare loro, giammai le divise che indossano, con lo scopo di fare qualcosa di utile per i cittadini in quanto esseri umani e non il contrario.
Avere a cuore la Patria comporta l’aver cura di ciò che contiene, vita e natura compresa, e non i confini che la delimitano o le armi che dovrebbero proteggerla.
Per quanto riguarda la buona educazione e il senso civico di cui si riempiono la bocca individui che appartengono a una categoria, quella dei politici, ai quali non basterebbero non uno ma dieci anni di formazione a riguardo, non possono di certo essere affidati all’esempio di qualcuno soltanto per il valore dei gradi o delle medaglie che indossa.
Esistono persone che si impegnano con competenza e passione ogni giorno in questo paese – ne ho conosciute tante -, che fanno parte silenziosa di quella stessa Patria di cui farneticano i suddetti, che sarebbero dei candidati perfetti per tale scopo e il servizio civile, giammai militare, è un bel modo per incontrarle.
Sono là fuori, ripeto, nel mondo reale, dove contano le azioni quotidiane, più che le parole prive di studio, intelligenza o anche sincerità blaterate quando l’occasione lo richiede. E visto come sono andate le recenti elezioni, credo che nel caso in cui chi di dovere intendesse fare qualcosa per contrastare l’inesorabile ascesa delle destre, è lì che dovrebbe cercare, guardare e ascoltare.
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