Il Paese del politicamente corretto

Storie e Notizie N. 2110

Guarda e ascolta tramite podcast su Youtube

Ascolta il podcast su Spotify

Nel caso vi siate convinti che sia tutto vero, fate attenzione, per favore.
Ci metterò solo un minuto o poco più.
Da qualche anno a questa parte taluni ci stanno raccontando a piè sospinto che oggigiorno non si può dire più nulla in Italia. Che su alcune cose non si deve scherzare e di altre neppure parlare.
La più gettonata, è che viviamo ormai sotto la dittatura della cultura della cancellazione e, soprattutto, del politicamente corretto.
Ovvero, che ne siamo il Paese per antonomasia per colpa dei nemici di sempre: i buonisti radical chic. I quali, tengo a sottolinearlo nel modo meno politicamente corretto possibile, sono evocati da una stronzata di espressione che non vuol dire un cazzo.
Scusate il francesismo, ma è da un po’ che volevo scriverlo, se non esclamarlo a voce alta.
Primo, perché se uno è un radicale, ovvero una persona drastica ed estremista in ideali e comportamenti, non capisco proprio come possa trovare il tempo di essere anche chic. Secondo, a mio modesto parere buonista è davvero una parola di cui i posteri son sicuro rideranno, soprattutto riguardo all'uso di chi ne ha approfittato finora.
A riprova di quanto affermo, mi è stato sufficiente fare un breve salto tra le notizie di questi giorni per notare quanto l’assunto iniziale sia, come credo, del tutto infondato. Oserei dire paradossalmente tale.
Signore e signori, noi siamo i cittadini di una nazione dove la seconda più alta carica dello Stato, ovvero Ignazio La Russa, afferma senza alcun ritegno di conservare un busto del Duce soltanto perché gliel’ha regalato il babbo. Ma ve lo immaginate cosa accadrebbe in Germania se il corrispettivo tedesco dicesse la stessa cosa su una scultura di Hitler?
Siamo gli abitanti della presunta terra dei cancellatori di Storia, dove in vista del Giorno del ricordo delle vittime delle foibe in quel di Mirandola l’amministrazione comunale autorizza la distribuzione nelle scuole di fumetti prodotti da un editore di estrema destra vicino a Casa Pound e non è certo la prima volta ultimamente.
Ma non è solo a destra che chiunque si svegli al mattino apre bocca e gli dà fiato. Perché nello stivale d’Europa, dove si paventa un'immaginaria repressione della libertà di imprecazione, dopo più di un secolo di discriminazioni e conflitti tra nord e sud c’è ancora chi se ne esce con dichiarazioni del genere: “La Lombardia non è la Calabria, la gente si dà da fare”. Ed è del PD, mica della Lega.
E vogliamo parlare del consueto evento nazional popolare televisivo e di costume più chiacchierato dell’anno, che anche stavolta mi fregio di non vederne neppure un fotogramma? La partecipazione che dovrebbe far ridere, se non altro nelle intenzioni, è affidata a un comico definito da tutti i giornali come “politicamente scorretto”, mentre finora l’argomento che ha fatto maggiormente discutere è la scena di un concorrente che fa a pezzi i proverbiali fiori del maggiore festival canoro nostrano.
Chissà cosa ne direbbe Nilla Pizzi, magari quando all’inizio degli anni ‘50 al contrario li ringraziava, ai tempi in cui la censura delle intenzioni, ancor prima delle parole, era all’ordine del giorno, il tutto senza tirare in ballo epurazioni sommarie nel silenzio dei media.
No, mi dispiace, ma il politicamente corretto, almeno qui da noi, non esiste più da un pezzo.
Qui da noi, “nessuno prende più sul serio questi episodi”, dichiara la scrittrice Edith Bruck sopravvissuta ai campi di concentramento, commentando l’assoluzione di Selene Ticchi per aver indossato nel 2018 la maglietta con la scritta "Auschwitzland" durante un raduno.
Parlando di numeri, l’Osservatorio italiano sui diritti Vox in una ricerca sui social network ha rilevato che solo su Twitter nel 2022 il 93% del totale dei cinguettii consisteva in messaggi di odio nei confronti di donne, persone disabili e omosessuali, mentre nell’anno precedente era il 69%.
Alla faccia del politicamente corretto, dove chi non fa altro che riempirsi la bocca di migranti, afferma candidamente di averne le palle piene, come se non stesse parlando anche e soprattutto di gente che al meglio vive di stenti, al peggio muore scomparendo tra i flutti, dove c’è ancora chi associa le dimensioni del naso a una fantomatica origine ebraica, e ogni qual volta si ritrovi a dire qualcosa a sostegno degli immigrati perfino il Papa viene sommerso di offese.
Be’, che dire, credo che abbia funzionato alla grande, perché dal giorno in cui qualcuno ha iniziato a blaterare di questa panzana del bavaglio all’insulto libero, siamo arrivati al punto che non c’è più nulla che non si possa dire o scrivere senza alcuna vergogna...

Iscriviti per ricevere la Newsletter per Email