20 anni dopo la rimpatriata degli assassini

Storie e Notizie N. 2128

C’erano una volta degli assassini. Sto parlando di criminali impuniti, malgrado il crimine sia talmente immenso da ridurre ogni dettaglio estraneo a qualcosa di irrilevante, a condizione che coscienza e cuore siano ancora connessi con la ragione, ovviamente.
Sono trascorsi 20 anni non dal giorno dell’efferato
plurimo omicidio all’ennesima potenza, ma dalla strage senza fine che non ha mai smesso di mietere vittime. E già questo dovrebbe rendere il misfatto di cui sopra non ignorabile in alcun modo, invece accade l’opposto.
Per questo siamo qui a ricordarlo. Per questo dobbiamo farlo. Per questo sarei qui anch’io. E per questo ci sono ancora loro, vivi, vegeti e ben pasciuti.
Immagina allora che i nostri organizzino una bella rimpatriata per rievocare i vecchi tempi. Un genocidio non si scorda mai, su, e anche se non è il primo conta poco, dài.
Niente di eccezionale, roba semplice, perché è in condizioni di terrificante normalità che hanno agito allora e prosperato negli anni a seguire.
Una cena, una cosa così, comune per tanti e disperatamente sognata da molti di più.
Il primo ad arrivare è George e oggi si è dato alla pittura. Dipinge, capisci? L’uomo responsabile del terribile massacro che conta un numero di morti che oscilla tra i 100.000 al milione, 20 anni dopo passa il suo tempo a rilassarsi riempiendo una tela, il dono dell’arte quale premio per i suoi delitti.
Dick, il vice sulla carta, nei fatti il vero cervello dietro i misfatti, si presenta un istante dopo, come per dare all’altro una finta precedenza che non ha mai meritato. Costui passa le giornate pescando a mosca. Te lo figuri sulla riva, su una barchetta, o meglio, con l’acqua sino alla cintola mentre lancia la lenza? Non pensi anche tu che non abbia fatto altro nella sua vita che questo, ovvero predare e sterminare creature indifese?
Il terzo ad apparire doveva essere Donald, l’uomo impegnato a Difesa delle loro comuni nefandezze, ma è morto. Al suo posto giunge il vice Paul, il quale gli è sopravvissuto e ha comunque fatto la sua sporca parte in questa vicenda. Come premio gli hanno dato la poltrona più importante della Banca mondiale, prima di beccarsi un calcio nel sedere per uno scandalo. Per omicidio risulta ancora non indagato, vuoi mettere?
Si fa giustamente attendere Condoleezza, la dama del gruppo, un tempo la consigliera alla sicurezza che consigliò la morte degli innocenti, attualmente impegnata in ambito accademico, perché un posticino in qualche università non si nega a nessuno che abbia contribuito a esportare democrazia americana e importare petrolio straniero, le due azioni inseparabili dello zio Sam.
Poi ne arrivano altri, tra chi è diventato maestro di sci - avendo fatto pratica a scivolare sulle vite altrui, con la neve è una bazzecola – e chi si occupa di sicurezza, ma tu leggi mercenari, ovvero ancora omicidi, ma privati. Nondimeno, l’altro ospite d’onore della serata non poteva mancare: Tony, il fedele e leale amico a capo degli avi europei, almeno finché l’Europa gli faceva ancora comodo, che oggi compra e vende case. Dalla mina anti uomo al mattone il passo è bizzarro, ma breve per gente come lui.
Nel frattempo, mentre tali inquietanti individui pasteggiano indisturbati e sghignazzano di come l’hanno fatta franca raccontando balle al mondo intero su fantomatiche armi di distruzione di massa, una guerra diversamente planetaria è di nuovo in prima pagina e gli invasi di allora ancora non sono riusciti a liberarsi degli invasori.
Forse, la sola indiscussa morale che riesco a trarre da questa trama, laddove letta nell’arco di un tempo significativo, è che se chi ha compiuto atti di questa gravità ne è uscito così pulito, con quale ardire puoi accusare vent’anni dopo qualcun altro del medesimo crimine?

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