Il paese dove viviamo

Storie e Notizie N. 2141

Adesso capisco.
Ora vedo meglio le cose come stanno.
Mi è stato sufficiente mettere insieme i pezzi come con i puzzle, sai? Alla fine aggiungi l’ultimo e osservando il quadro completo comprendi cos’hai davanti.
In un certo senso, dove vivi.
Forse è questo il motivo principale per il quale da circa 15 anni sono qui, a danzare tra storie e notizie.
Per comprendere meglio il paese in cui sono nato e probabilmente esalerò il mio ultimo respiro.
Ma andiamo per ordine.
Navigo come al solito tra i quotidiani e leggo l’ennesimo articolo che mi lascia incredulo a causa di una congenita ingenuità, ma sto guarendo ogni giorno di più anche grazie a queste pagine.
Mi riferisco alla nostra premier Giorgia Meloni quando, durante il recente incontro ufficiale con il suo corrispettivo britannico Rishi Sunak, è stata interpellata sulla controversa decisione inglese di far trasferire con la forza i richiedenti asilo in uno Stato come il Ruanda, dove le sparizioni forzate, le detenzioni arbitrarie e la tortura ai danni dei rifugiati sono ordinaria amministrazione.
Oltre a ripetere la solita solfa del “non possiamo accogliere tutti” – ma possiamo sfruttare le ricchezze del medesimo continente impoverendolo sistematicamente come facciamo da più di un secolo – ha aggiunto che è sbagliato affermare che siccome il Ruanda si trovi in Africa è una nazione che “non ha rispetto e diritti fondamentali”. “Non è così”, ha spiegato la persona a capo dell’attuale governo nostrano.
Comunque basito, a questo punto mi chiedo cosa intenda la premier quando parla di diritti fondamentali. Respirare e andare di corpo, forse?
Poi però allargo lo sguardo e cerco altri frammenti per completare il totale dell’immagine, quella che chiarisce i dubbi, che approfondisce e che da un senso utile allo sforzo, per quanto amaro.
Così, con pazienza e tenacia, arrivo all’ultimo pezzo, ovvero un altro significativo articolo: negli stessi giorni la Corte suprema olandese ha deciso che i propri richiedenti asilo non devono essere trasferiti in Italia. E sapete perché? Perché da noi vi è il rischio concreto che siano violati i loro diritti umani, che secondo i giudici tra le altre cose comprendono, oltre al respiro, anche un alloggio, del cibo e dell’acqua corrente.
Ecco, adesso capisco perché per la Meloni il Ruanda in fondo è un paese normale.
Guardo ancora una volta il quadro una volta terminato e mi rendo conto di cosa sto osservando.
Di ciò che ho di fronte agli occhi tutti i giorni.
Ovvero, di dove vivo...

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