Berlusconi è morto lunga vita al Berlusconismo

Storie e Notizie N. 2161

Silvio Berlusconi è morto. Prima o poi doveva accadere anche a lui, cribbio.
Avrebbe compiuto 87 anni a settembre e, se mi si permette un pizzico di sfogo personale, il pensiero che fosse nato lo stesso anno di mio padre e che quest’ultimo ci ha lasciato molti anni prima, pur vivendo una vita onesta e lavorando tutti i giorni per garantirci un tetto sopra la testa e qualcosa in tavola, mentre l’altro godeva di lussi e privilegi nonostante tutto quello che in questi giorni sembra rimosso, be’, mi ha sempre suscitato un po’ di irritazione, ecco, per usare un eufemismo.
Tuttavia, non vorrei peccare di cattivo gusto, se non ineleganza, riempiendo questa pagina di tutto ciò che di vergognoso, se non criminale, si è macchiato l’ex primo ministro più famoso della Storia italiana.
In occasioni come queste, dove non mi ritrovo in quasi nulla di quel che leggo in giro in relazione al fatto del giorno, il suggerimento dell’angolazione dalla quale dire la mia mi giunge dall’esperienza che vivo ormai da trent’anni lavorando con la sofferenza altrui. Ricordo che agli inizi degli anni Novanta mi trovavo in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Il direttore, per aiutarmi a comprendere come si può capire se un gruppo di persone stia effettivamente lavorando nel modo giusto, ovvero in sufficiente armonia per il benessere di tutti, mi fece una domanda: “Secondo te, qual è in assoluto la cosa peggiore che possa accadere in questa comunità?”
Ci pensai su e poi diedi la risposta più logica che mi venne in mente. Ovvero, che la cosa peggiore sarebbe stata se uno o anche più di uno tra i ragazzi si fosse drogato all’interno della comunità stessa. Non riuscivo a immaginare nulla di peggio.
Sapete cosa mi disse quell’uomo, il quale aveva una lunga esperienza sul campo? Che sarebbe stata una terribile sciagura, ma non la cosa peggiore. Mi disse che per quanto
la suddetta eventualità fosse stata orrenda, uno scenario infinitamente più grave sarebbe stato quello in cui, nonostante un compagno avesse portato delle sostanze stupefacenti in una comunità di recupero e si fosse tranquillamente drogato, tutti gli altri sarebbero rimasti a guardare senza far nulla per fermarlo o, almeno, denunciare la cosa agli operatori.
“Il paradosso”, aggiunse. “È che se tale inaccettabile disgrazia avvenisse davvero, ma tutti i pazienti della comunità, o la maggior parte, si dimostrassero prontamente attivi nell’impedire o condannare l’insano gesto, malgrado il dispiacere, avremmo anche un’ottima notizia.”
“Quale?” domandai spiazzato.
“Che la comunità è sana e sta funzionando a dovere.”
Il direttore aggiunse che in generale, tale procedimento di verifica della tenuta di una comunità di ogni tipo può essere effettuato in occasione di qualsiasi evento particolarmente significativo, che sia tragico, drammatico o semplicemente toccante.
Dove voglio arrivare credo sia chiaro, o lo sarà meglio più avanti, ma cercherò di essere breve quanto posso, giacché alcuni anni fa feci una tacita promessa a me stesso: che avrei fatto il possibile per smettere di scrivere di Silvio Berlusconi.
Più o meno da quando esiste questo sito per quattro o cinque anni ho scritto una quantità enorme di storie e storielle andando dietro alle cose che faceva o diceva durante l’esercizio delle sue funzioni o meno senza alcuna soluzione di continuità. E sorprende che ancora oggi c’è gente che lo considera un suo merito…
All’epoca facevo parte di una comunità – tu guarda le coincidenze - di social news che si chiamava OKNotizie e ogni qual volta azzeccavo il tono giusto, l’ironia più efficace, o anche solo il titolo più incisivo per mettere alla berlina le malefatte del cavaliere, i miei articoli finivano in cima alla hit parade, così come quelli di tutti gli altri.
Ricordo che non ho mai avuto così tante visite quotidiane e ancora oggi i miei post maggiormente virali sono quelli che parlano di lui.
Poi, più o meno all’improvviso, in un giorno come tanti mi sono reso conto dell’amara verità: che tutto il paese stava facendo la stessa cosa. E l'aspetto più grottesco è che sia incensandolo come se fosse davvero l’unto dal Signore, che smerdandolo puntualmente con gag e parodie, Berlusconi ne guadagnava comunque. Al punto da convincermi che abbia avuto sempre ragione quando sosteneva che molti dei suoi detrattori di successo si sono arricchiti grazie a lui. Sarò impopolare dicendo questo, ma a mio parere l’antiberlusconismo è stato un grande affare per tanti. Altrimenti, spiegatemi voi perché la maggior parte dell'esercito di comici, presunti artisti e pseudo intellettuali “de sinistra” che si sono creati carriere e vitalizi strappandosi le vesti di fronte alle porcate di tu sai chi non ha mai emesso un fiato su Salvini prima e la Meloni poi.
Così, dopo fiumi di parole, un No Berlusconi Day dove ricordo uno straordinario Mario Monicelli e molte altre manifestazioni di piazza, una decina di anni fa mi sono chiamato fuori da siffatto carrozzone a uso e consumo del bersaglio stesso.
Nel frattempo, come da incipit, Silvio è morto. Coerentemente con l’esempio del direttore della comunità, invece di soffermarmi su di lui, ho voluto osservare cosa è accaduto attorno a tale notizia, concentrando la mia attenzione, come faccio abitualmente, sui giornali.
Ebbene, tra le cose che rilevo di maggiore importanza è che se c'è chi afferma che nella sua vita Berlusconi sia stato un leader che ha innovato e ha diviso, mentre non sono affatto convinto della prima, credo che la seconda sia vera anche da morto.
A riprova di ciò, c’è chi sprezzante lo definisce il primo populista e chi con nostalgia crede che non se ne farà un altro, chi con irriverenza parla della Repubblica del Banana e chi con orgoglio dice che ha vinto lui, chi con commozione lo ricorda come il sogno italiano e tutti quelli che con riverenza lo salutano e basta, i molti che con rispetto gli attribuiscono la responsabilità di un’era o di un’intera nazione e coloro che inquieti e preoccupati ora si interrogano sul futuro.
La prova di quanto tale divergenza di sfumature anche dopo il suo decesso sia particolare la si può ottenere dando un’occhiata alle prime pagine o i titoli sulla stampa estera, dove oltre ad annunciare il decesso nessuno si sogna di usare toni o aggettivi celebrativi ed elogiativi. Tutt'altro, a dire il vero.
Ecco perché non mi stupisce affatto che per siffatto galantuomo si sia pensato perfino al lutto nazionale.
Vedete, non è mia intenzione fare inopportuni paragoni tra l’uno e l’altro, non è affatto il caso, ma quando si è sparsa la notizia della morte di Hitler, le pagine della stampa internazionale si sono riunite in un coro unanime. Ciò, per dirla come il nostro direttore, fu la prova che in quel momento il mondo era guarito o era in via di guarigione.
Al contrario, nonostante ciò che Montanelli disse a Biagi della propizia opportunità per gli italiani di vederlo al governo e così trovarne l’antidoto, il re è morto, ma il virus del berlusconismo è vivo e vegeto e continua a dividerci, e non è una buona notizia, credo...

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