Industria del fango

Storie e Notizie N. 2185

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Si dice che nel nostro Paese la definizione “macchina del fangorisalga alla fine degli anni ‘90. Si tratta di un’azione coordinata da un gruppo più o meno potente, soprattutto attraverso i mass media, con l’intento di delegittimare o compromettere l'onore e la credibilità di una persona identificata come nemica, infamandone o screditandone l'immagine, possibilmente con l’obiettivo di intimidirla, punirla o condizionarla, e al contempo influenzare il giudizio dell'opinione pubblica nei suoi confronti.
A tal proposito, sono dell’idea che tale nostrano strumento infame si sia ulteriormente evoluto e a riprova di quanto affermo vorrei offrire una ricostruzione cronologica dei fatti e soprattutto delle notizie attorno alla discussa sentenza di un giudice di Catania in materia di immigrazione.
Venerdì 29 settembre 2023: il giudice Iolanda Apostolico decide di non convalidare il provvedimento di trattenimento per tre persone migranti del centro di Pozzallo.
Salvatore Vitale, avvocato difensore di uno dei tre, racconta di aver contestato il mancato rispetto dei termini per il trattenimento di cui all'art. 6 bis del decreto attuato, perché lo stesso ha avuto inizio il giorno 20 settembre a Lampedusa e non il 27 a Pozzallo. Quindi oltre le 48 ore. Il tutto in palese violazione dell'art. 13 della Carta Costituzionale. “Inoltre – prosegue il legale  - abbiamo contestato anche la mancata informativa in lingua straniera sulla possibilità di chiedere una garanzia finanziaria. Il vice questore non ha fornito prova di quanto asserito. Paradossalmente, il fascicolo processuale era vuoto.”
A quanto si legge, poi, il giudice ha individuato ulteriori numerose violazioni e irregolarità, a dimostrazione dell'illegittimità del provvedimento.
Sabato 30 settembre 2023: la notizia della liberazione dei tre viene pubblicata sulle prime pagine di tutti i principali quotidiani e organi di stampa,  e in molti titoli si sottolinea come essa rappresenti uno scontro aperto tra la magistratura e uno dei decreti del governo, senza fare alcun riferimento a un’eventuale irregolarità della sentenza o meno.
Domenica 1 ottobre 2023: il giorno successivo, la notizia diventa “chi è la giudice”, la quale ha solo fatto applicare la legge, non dimentichiamolo. Escono quindi le prime diciamo fuorvianti informazioni sul suo conto (per esempio la presenza sul suo profilo social di una petizione definita "pro-migranti").
Lunedì 2 ottobre 2023: ecco che sulle prime pagine finalmente si fa viva la Meloni, la quale si dichiara “basita” e lancia ufficialmente il proprio grido di guerra: “Un pezzo di Italia favorisce l’illegalità.” Chiaro il paradosso? Un professionista nel pieno esercizio delle sue funzioni, nei fatti negli interessi di tutti i cittadini comprovati dal documento e non, fa rispettare le regole condivise, rilevando violazioni tra le recenti decisioni prese dal nostro Governo. Di tutta risposta, il capo di quest’ultimo, quindi il primo tra i responsabili delle suddette inadempienze, ignora queste ultime e denuncia l’illegalità degli imputati legalmente prosciolti. Ora, non è nulla di nuovo, certo, trattasi di allieva di sommi maestri, loro stessi - alla stregua dei propri reati – caduti ormai in prescrizione per esaurimento del tempo a disposizione. Ciò malgrado, credo che sia comunque importante capire come la suddetta macchina si sia evoluta. Proseguiamo quindi con la cronologia.
Martedì 3 ottobre 2023: mentre continuano a venir fuori aneddoti inutili e gratuiti sul giudice, finalmente le figure deputate a farlo perlomeno per definizione – Consiglio Superiore della Magistratura in prima battuta e Associazione Nazionale Magistrati da altri punti di vista – discutono sulla decisione presa dalla collega. Risultato, non emergono alcune irregolarità e arriva anche un dichiarato sostegno, ma anche se la Meloni tiene a precisare che non esiste alcuno scontro tra il suo esecutivo e la giustizia, ormai l’assedio è già iniziato.
Mercoledì 4 ottobre 2023: non essendoci quindi alcun riferimento legale a cui appellarsi, ecco che il bersaglio ritorna con prepotenza il giudice Iolanda Apostolico. Anzi, mi correggo, non il giudice: la persona. La sua vita privata. Lei, non il suo lavoro, ovvero ciò per cui è salita alla ribalta e fatto incazzare qualcuno, il che vuol dire svolgerlo secondo le regole. E così, mentre il governo annuncia che ricorrerà in Cassazione contro la sentenza, c’è chi denuncia un like a un post anti Salvini della Apostolico che risale ad alcuni anni fa, peraltro di suo marito, così si tirano dentro anche i familiari, che serve sempre allo scopo.
Giovedì 5 ottobre 2023: eccoci arrivati a oggi, solo 6 giorni dopo quello della sentenza. Al centro della scena, a impersonare la nemesi – in una versione grottescamente paradossale – di quella che ormai è diventata la “giudice pro migranti” vi è guarda caso Matteo Salvini. Il nostro, ovvero il loro, anzi il suo, pubblica su uno dei propri profili social un video del 2018 dove a suo dire si può scorgere la Apostolico tra la folla che protesta con veemenza contro la polizia per chiedere lo sbarco dei passeggeri migranti dalla nave Diciotto.
Segue a stretto giro di posta, come si suol dire, il comunicato dell’Associazione Nazionale Magistrati: l’associazione "valuterà insieme alla diretta interessata se e come intervenire".
Ovvero, obiettivo raggiunto, il solo, l’unico possibile per quella che non è più definibile una semplice macchina. La quale nei fatti è un mero congegno, con una struttura riconoscibile e dei componenti finiti, un programma per il funzionamento e una tecnologia per realizzare il suo scopo. Questa invece è un’entità assai più complessa che usa moltissime macchine e persone che lavorano per lei, incessantemente alla catena di montaggio, in modo sistematico, organizzato, ed efficiente, con l’obbligo di garantire e proteggere i profitti dei proprietari e dei loro finanziatori.
Esiste già una definizione, si chiama industria.
Un’industria del fango, ma in questo caso è il nostro Governo...

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