Noi che esistiamo perché abbiamo ragione
Storie e Notizie N. 2191
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C’era una volta noi.
Noi altri, il pubblico.
Noi che osserviamo le maggiormente tristi umane vicende più o meno da lontano.
Più o meno al sicuro.
Noi, che esprimiamo giudizi sommari, malgrado non richiesti. E che ci schieriamo con un fronte o l’altro e ritorno senza mai rendere conto dell’ennesima giravolta.
Noi che non sentiamo alcun obbligo di documentarci a fondo su quel che esiste o esisteva oltre ciò che l’occhio ha visto, letto e frettolosamente assimilato nel defunto, più che il vivo, della diretta.
Noi proprio, che addirittura litighiamo e ci insultiamo per quel che è accaduto, più o meno lontano, dove di sicuro vi è ben poco.
Prendi questo “noi”, quindi. Mettilo da parte un istante. Lasciamolo in silenzio per il tempo di una pagina e riflettiamo insieme su un’ennesima tragedia, ma a mio avviso estremamente emblematica di quel che siamo diventati.
La notizia è di quelle già sentite, magari con una clamorosa amarezza che la rende eccezionale, ma forse vi è un modo per darle un senso utile da queste parti, più o meno lontane, più o meno al sicuro: il poliziotto bianco uccide il cittadino nero.
Immagina ora di guardare la scena dell’assassinio senza saper nulla di colui che tra i due non ne è uscito vivo, ovvero Leonard Cure, un uomo che nel 2020 negli Stati Uniti era stato scarcerato e liberato da almeno una delle sue ingiuste prigionie, dopo essere stato rinchiuso in cella 16 anni da innocente. Osservala come se non avessi alcuna idea di cosa significa andare in giro tra le strade degli USA con un pericoloso eccesso di melanina nella pelle. Assisti alla disgrazia come se fossi privo di ogni memoria di quella che è la Storia di una nazione su cui pesa il crimine ancora oggi impunito della tratta degli schiavi e di tutte le forme più o meno legalizzate di apartheid e razzismo.
Nel dettaglio, il video, registrato dalla telecamera indossata dal vice sceriffo, mostra quest’ultimo mentre esorta l’automobilista a uscire dall’auto. Quest’ultimo sembra trovare difficoltà a riconoscere l’autorità dell’altro, reagisce in modo confuso e aggressivo e ne nasce una colluttazione che porta il poliziotto ad affrontare Leonard con il taser, il manganello e poi la pistola con cui finisce per ferirlo a morte.
Ecco, a mio modesto parere, ciò che ormai facciamo noi altri il più delle volte, invece che ragionare con calma, è limitarci a reagire all’istante, unicamente su quel che leggiamo – o in questo caso vediamo - in meno di un minuto.
Difatti, innanzi alla vicenda in questione, una nutrita fazione è già bella e pronta ed è formata da coloro che – in base alle sole immagini di cui sopra – si schierano al fianco del solerte membro delle forze dell’ordine, il quale non ha fatto altro che esercitare il proprio maledetto, più che sacrosanto, diritto a difendersi. Quando poi la maggior parte di costoro si rende conto che tale approssimata interpretazione dei fatti, concentrata in una breve quanto limitata porzione di tempo - che siano secondi, minuti o perfino ore conta poco –, non solo è sostenuta dal governo della nazione più potente del mondo, ma anche da tutti coloro che ci tengono particolarmente a urlare a squarciagola di esserne alleati fedeli fino alla morte, be’, allora offendere, isolare e censurare sistematicamente chi tenti di riflettere e capire diventa quasi un obbligo.
Per noi.
Per noi che esistiamo perché abbiamo ragione. E abbiamo ragione soltanto se tutti gli altri.
Non esistono più...
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