Lettera di Einstein a Freud sulla guerra e la pace
Storie e Notizie N. 2204
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Mentre è diventata virale una lettera di Bin Laden rivolta agli Stati Uniti, che in rete è stata associata alla guerra tra Israele e Hamas - di cui ne stanno facendo le spese gli abitanti della striscia di Gaza -, ho pensato che fosse utile rileggere quella che Albert Einstein scrisse a Sigmund Freud il 30 luglio del 1932. Mi sono permesso di ridurla e solo in minima parte riadattarla.
Caro professor Freud,
C’è qualche modo per liberare l’umanità dalla minaccia della guerra?
È risaputo che, con il progresso della scienza moderna, questo problema sia giunto a significare una questione di vita e di morte per la civiltà come la conosciamo; tuttavia, nonostante tutto lo zelo mostrato, ogni tentativo di soluzione si è concluso in un deplorevole fallimento.
Credo, inoltre, che coloro il cui dovere è quello di affrontare il problema professionalmente e praticamente stiano diventando troppo consapevoli della loro impotenza.
Per quanto mi riguarda, posso fare poco più che cercare di chiarire la questione, sgomberando il terreno dalle soluzioni più ovvie.
Immune da pregiudizi nazionalisti, personalmente vedo un modo semplice di affrontare l’aspetto superficiale (cioè amministrativo) del problema: la creazione, per consenso internazionale, di un organo legislativo e giudiziario per risolvere ogni conflitto che sorga tra le nazioni. Ma qui, mi trovo di fronte a una difficoltà: è un'istituzione umana che, in quanto tale, è inadeguata a far rispettare i suoi verdetti, è tanto più incline a subirli a subire pressioni extragiudiziali. Questo è un fatto con cui dobbiamo fare i conti; la legge e la forza inevitabilmente vanno di pari passo.
Così sono ricondotto al mio primo assioma: la ricerca della sicurezza internazionale comporta la resa incondizionata da parte di ogni nazione, in una certa misura, della sua libertà di azione, della sua sovranità, ed è chiaro oltre ogni dubbio che nessun’altra strada può portare a tale sicurezza.
Il nostro insuccesso nel raggiungere tale obiettivo è dovuto al desiderio di potere che caratterizza la classe dirigente in ogni nazione, ostile a qualsiasi limitazione della propria sovranità nazionale. Ho particolarmente in mente quel piccolo ma determinato gruppo, attivo in ogni nazione, composto da individui che, indifferenti alle considerazioni e alle restrizioni sociali, considerano la guerra, la fabbricazione e la vendita di armi, semplicemente come un'occasione per far avanzare i propri interessi personali.
Tuttavia, il riconoscimento di questo ovvio stato di cose è semplicemente il primo passo.
Da cui, la seguente domanda: come è possibile che questa piccola cricca pieghi la volontà della maggioranza, che rischia di subire la guerra? Una risposta ovvia a questo interrogativo sembrerebbe essere che tale minoranza, la classe dominante al momento, ha le scuole e la stampa, talvolta anche la Chiesa, sotto il suo pollice. Questo gli permette di organizzare e influenzare le emozioni delle masse e farne il suo strumento.
Tuttavia, anche questa risposta non fornisce una soluzione completa. E un’ulteriore domanda nasce da essa: come mai tali strumenti riescono così bene a risvegliare negli uomini a un tale entusiasmo così selvaggio, che li porterà a sacrificare la loro stessa vita? Una sola risposta è possibile. Perché l’uomo ha dentro di sé una brama di odio e distruzione. In tempi normali questa passione esiste in uno stato latente, emerge solo in circostanze insolite; ma è un compito relativamente facile chiamarla in gioco ed elevarla al potere di una psicosi collettiva. Qui sta, forse, il nocciolo di tutti i fattori che stiamo considerando, un enigma che solo l’esperto nella tradizione degli istinti umani può risolvere.
E così veniamo alla nostra ultima domanda. È possibile influire sull’evoluzione mentale dell’uomo in modo da renderlo una forza contro le psicosi dell’odio e della distruttività?
Il tuo, molto sinceramente,
Albert Einstein
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