Tu intanto manda

Storie e Notizie N. 2203

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C’era una volta l’informazione in Italia.
Già, c’era una volta… poiché mi domando se oggigiorno possiamo ancora utilizzare in modo corretto, ovvero comprovato dalla realtà dei fatti, parole come “informazione”, giustappunto, e “notizie”. La rete, la sua struttura teorica o tecnologica, come ripeto spesso, non hanno alcuna colpa, giacché internet siamo noi, ma dal suo avvento la crescente sparizione dei meri fatti è parte di un processo inarrestabile. Tuttavia, un recente accadimento raccontato da molti giornali mi ha fatto riflettere molto.
Mi riferisco all’evento organizzato da Gianni Alemanno per il 25 e il 26 novembre, che i primi articoli usciti sui quotidiani hanno indicato come date in cui prenderà vita un nuovo movimento sovranista, il Forum per l’indipendenza italiana. Ricordiamo che l’ex sindaco di Roma a febbraio dell’anno scorso è stato condannato a un anno e 10 mesi nel processo chiamato “Mondo di mezzo” e che circa un mese fa i suoi avvocati difensori hanno chiesto per il loro assistito l’affidamento ai servizi sociali.
Probabilmente, fondare un partito rientra tra questi ultimi: offrire un servizio alla società. Un altro… perché non ce ne sono abbastanza. Intendo di questo tipo, ecco.
Ora, il mio interesse è stato catturato dal vedere inserito tra i nomi dei partecipanti all’incontro e, papabili nuovi membri del suddetto movimento, nientemeno che Moni Ovadia.
La mia prima reazione, avendo i capelli grigi ormai da un bel po’, più che di sorpresa è stata un misto di amarezza ed esausto disincanto. In altre parole, come molti ne ho viste e sentite così tante che alla fine diventa tutto possibile e normale.
Nondimeno, a ore di distanza arriva la smentita di Ovadia, il quale racconta di aver solo risposto a un invito a partecipare a una tavola rotonda sulla Palestina e la pace, giammai a fondare un nuovo partito. Chiarendo contestualmente che sia lui che Elena Basile non saranno presenti all’evento, visto l’equivoco di cui sopra. Nessuna replica dagli organizzatori di quest’ultimo, quindi si tratta della verità. Ed è proprio qui che mi sono fermato a riflettere.
Tu sei Alemanno, giusto? Spedisci inviti a vari personaggi noti della politica e della cultura, a questo punto per presenziare a una tavola rotonda. Dopo aver ottenuto adesioni eccellenti invii un comunicato stampa ai media annunciando che stai addirittura formando un movimento che include coloro che invece hanno solo accettato di partecipare una chiacchierata, nulla di più.
Ora, o sei una persona particolarmente distratta, che so, hai confuso le buste o – per essere più moderni – le chat di WhatsApp, cosa che non credo affatto, oppure stai applicando l’ormai più che sdoganato strumento nazional popolare per comunicare qualcosa ai più: tu intanto manda.
Anche questa non è un’invenzione dell’ex ministro delle politiche agricole e forestali, e se ci pensate è la stessa strategia adottata ultimamente da Fabrizio Corona, salito di nuovo alla ribalta in quei giorni in cui ha segnalato in giro nomi di calciatori che a suo dire si dedicavano alle scommesse. Ma quanti tra costoro risultano a oggi effettivamente indagati? La risposta a tale domanda la dice quasi tutta, perché neppure il noto paparazzi è il pioniere di questa disastrosa maniera di disinformare la gente creando confusione ad arte, guadagnando click e introiti pubblicitari.
Trattasi di un’ulteriore evoluzione della figura del Troll, che attualmente è diventato un mestiere vero e proprio, di quelli moderni per cui ci sono anche delle scuole, come “l’influencer”.
Al Troll di internettiana e primigenia accezione interessava solo creare scompiglio, irritare gli altri utenti, inquinare la conversazione e far esasperare il prossimo. Il tutto, il più delle volte, condividendo informazioni errate o prive di senso.
Oggi invece il guadagno è concreto e immediato e raggiungere le prime pagine è l’unico scopo. Bastano cinque secondi di celebrità, altro che minuti, per ottenere le proprie percentuali dagli inserzionisti la cui pubblicità campeggia accanto alle eventuali balle nell’articolo, o nel banner che si apre d’improvviso e viene subito chiuso dall’utente convinto di avere il controllo di ciò che sta accadendo.
Conta poco, quindi, anzi nulla, qualora giungano smentite di ogni cosa tu possa aver comunicato. Perché non è affatto detto che esse siano lette dai più tra coloro i quali hai avvelenato con la tua polpetta fasulla, più che avvelenata.
Non è informazione, non sono notizie.
È solo roba scritta con l’unica aspirazione di vederla letta dal maggior numero di persone.
E ogni clic è un voto, oltre che denaro.
Perciò, tu intanto manda.
Manda.
Manda…

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