Tre mesi di libertà vigilata per aver fatto pipì

Storie e Notizie N. 2215

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Allora, c’è una panchina nel parco, okay? Due attempati signori in pensione stanno passando il tempo che ormai si è allungato oltremisura quanto l’orizzonte si è ristretto, tipico fenomeno umano sul viale del tramonto.
Uno dei due sfoglia un quotidiano, mentre l’altro condivide la colazione con una frotta di piccioni affamati. Sembra più un’invasione di zombie, ma il nostro si impegna a gestire le richieste di cibo con assoluta calma ed equanimità.
“Oh, senti questa notizia”, fa il primo. “Condannato a tre mesi di libertà vigilata per aver fatto la pipì in pubblico.”
“Che esagerazione”, osserva l’altro.
Da notare che la conversazione ha inizio e prosegue per tutto il tempo mentre i due, senza degnarsi di uno sguardo, restano concentrati sulle rispettive attività, ovvero informarsi sull’attualità e sfamare l’orda di volatili.
“Già”, concorda l’anziano con il giornale. “Che esagerazione.”
“Ma dove è accaduto?”
“Negli Stati Uniti. Precisamente a Senatobia, nello Stato del Mississippi.”
“Ho capito, ma intendevo in pubblico dove…”
“In un parcheggio.”
“Che follia. Capisco che non sia una cosa educata e ci starebbe pure una sanzione, ma addirittura la libertà vigilata? Tre mesi poi!”
“Infatti.”
Trascorre qualche istante di silenzio, con il solo rumore prodotto dallo zampettare frenetico dei piccioni e le beccate di questi ultimi, chirurgiche nell’accaparrarsi le briciole del cornetto del vecchio.
“Comunque”, osserva l’improvvisato chef per pennuti. “L’avvocato dell’imputato dev’essere un incapace…”
“Poco ma sicuro. Aspetta che vado al resto dell’articolo… ecco, sì, qui c’è tutto. Allora, l’avvocato si chiama Carlos Moore. A quanto pare il crimine è stato compiuto agli inizi dello scorso agosto. Il legale ha dichiarato: “Pensavo che qualsiasi giudice sensato avrebbe respinto completamente l’accusa. È semplicemente assurdo. Ci sono stati fallimenti nel sistema di giustizia penale ovunque”.
“Sì, ho capito”, fa l’altro. “Ti lamenti dopo quando ormai è troppo tardi, ma è nell’aula del tribunale che le tue parole contano. Sai, mi vedo tutte le serie tv sui processi americani, sono un esperto.”
“Capisco. Comunque, per la cronaca dei fatti, l’imputato è stato sorpreso a urinare dietro il veicolo della madre, mentre quest’ultima si era allontanata per parlare con un avvocato.”
“Un altro, spero.”
“Non lo dice… in ogni caso, gli agenti che passavano di lì in quel momento hanno visto il pisciatore, l’hanno arrestato, caricato sulla volante e portato alla stazione di polizia, per poi essere chiuso in una cella.”
“Roba da matti…”
“Vero, eh? Nel dettaglio, alla fine del processo che si è concluso martedì scorso, il giudice della contea di Tate, tale Rusty Harlow, ha quindi condannato l’imputato a tre mesi di libertà vigilata, obbligandolo a presentarsi una volta al mese con un addetto alla sorveglianza. Inoltre, ha richiesto che scrivesse un testo di due pagine sul defunto campione di pallacanestro Kobe Bryant.”
In quel momento segue un altro instante di silenzio, ma stavolta il salvatore di piccioni indigenti interrompe la distribuzione delle briciole e finalmente si volta verso il compagno di panchina, mostrando un’espressione perplessa.
“Ma come… pure il compitino per casa? Ma non è mica un bambino.”
“Certo che sì, l’imputato ha dieci anni.”
“Ma dai?”
“Sì, sì.”
“Ancora più assurdo! Ma perché proprio sul campione di basket?”
“Be’, semplice: perché è nero.”
“Chi, Kobe Bryant?”
“Sì, ma anche l’imputato.”
“L’imputato che ha fatto la pipì in pubblico è nero?”
“Chiaro, un bambino di dieci anni, nero.”
“Ma perché non l’hai detto all’inizio?!”
“E cosa cambia?”
L’uomo si accinge placidamente a riprendere l’opera pia a favore degli uccelli, alcuni dei quali hanno  preso ad allontanarsi alla ricerca di qualche altro benefattore. Ma prima di lanciare l’ennesima briciola, sospira profondamente e con il tono di chi la sa lunga, anche se non vorrebbe, risponde: “Tutto.”

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