Una storia utile in tempo di guerra e di pace
Storie e Notizie N. 2218
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Per chi ha vissuto fino a oggi con la convinzione e soprattutto la rassicurazione di vivere in tempo di pace, mentre nel resto del mondo, oltre i confini terrestri o quelli del monitor andavano in scena le solite infinite guerre più o meno fratricide, spesso alimentate dalla vendita delle armi dei nostri stessi governi, qualcosa è cambiato.
Molti argini sono stati infranti, o stanno per farlo, e la guerra si fa sempre più vicina.
Non poteva funzionare a lungo, no? Dai, anche un bambino ci sarebbe arrivato. Anzi, forse, solo un bambino.
Nel mentre, gli atavici conflitti che sentivi distanti ed estranei si moltiplicano e, man mano che si palesano chiaramente agli occhi dei più, in tanti scoprono per la prima volta che la guerra era una sola. È sempre stato così, fin dall’inizio dei tempi.
Di noi contro noi.
Anche questo sarebbe stato incredibilmente facile da intuire per una persona dalla mente abbastanza giovane da non farsi confondere o ingannare dal numero di parole o dalla loro complicata pronuncia.
Che sia Medio o meno, l’Oriente è qui. È a un passo. E non vi è mai stato un muro abbastanza solido e alto per dividerlo dall’Occidente.
Non ci sono muri che tengano, tranne quelli nella testa. E quando crollano è ormai troppo tardi.
Ora, come si può fermare tutto questo? Come è possibile rallentare, se non arrestare del tutto tale ottusa corsa verso il baratro? Più di ogni altra cosa, come è in grado un singolo cittadino di compiere azioni minimamente concrete per invertire la rotta?
Cosa posso fare io?
Prima me lo domandavo spesso. Di recente, non smetto mai di farlo.
Al contempo, di pari passo, la mia fiducia nell’efficacia delle mie azioni quotidiane viene repentinamente erosa da ciò che vedo e sento.
Non so neppure se sia così utile essere qui, ora, a scrivere e parlare.
Lo è certamente per il sottoscritto, almeno questo è ancora vero, ma non può bastare, no? Altrimenti perché impegnarsi a condividere storie e notizie?
Allora mi guardo indietro e ripenso a quali scelte ho fatto in momenti come questo, quando mi sono reso conto che il problema che avevo deciso di affrontare era così grande e complesso da dover essere “gestito” al meglio, più che “risolto” partendo dal mio umile e ridotto punto di vista.
Tale constatazione, alla quale sono giunto altre volte nel passato, mi ha puntualmente indirizzato verso obiettivi maggiormente alla mia portata, ma giammai con ambizioni risolutive, ripeto, bensì con una valenza di “utilità”, come dico spesso.
Fa’ qualcosa che sia utile alla causa. Oppure, smetti di fare ciò che risulta inutile, o addirittura nocivo.
In un’epoca in cui i leader del mondo per primi hanno dimostrato di essere modelli nefasti in materia di diritti umani, ciascuno di noi può provare a operare piccole e differenti scelte quotidiane.
Forse non ci salverà. Diciamo che servirà a poco, okay? Così facciamo da sponda a tutti i pessimisti e i cinici di natura, o solo per ragioni di età.
Non ci salverà se tu, in procinto di scegliere la tua strada formativa e di conseguenza lavorativa, deciderai di mettere in secondo piano il denaro e la carriera, rispetto a qualcosa che sia utile, ripeto, per te e per la comunità in cui vivi.
Servirà a poco alzare il culo dal divano e andare a votare quando ci toccherà nuovamente di farlo, pur di non avere più degli imbecilli al timone mentre la nave si muove dritta verso la tempesta perfetta.
Non ci salverà se la smetterai di perdere ore a bruciare occhi e cervello leggendo, guardando, ascoltando, e perfino condividendo menzogne e follie dentro quel monitor. Io ne sono uscito del tutto, non dico arrivare a tanto, ma si può ridurre quella dose giornaliera, dai.
Servirà a poco seguire con costanza le indicazioni per diminuire il più possibile il proprio rispettivo impatto sul cambiamento climatico e il riscaldamento globale. E, forse, non ci salverà neppure se tutto ciò lo farà la maggior parte della popolazione da queste parti, perché a pigiare i bottoni che contano sono in pochi e discorsi del genere non solo non li prendono in considerazione, ma non credo che neanche siano più capaci di comprenderli.
Tuttavia, d’altra parte, cosa abbiamo da perdere e cosa da guadagnare non provandoci nemmeno?