Stop ai cellulari in classe e altre incoerenze

Storie e Notizie N. 2226

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C’era una volta la coerenza.
C’era, una volta, già.
Perché più passa il tempo e altrettanto ho l’impressione che il suo valore non solo diminuisca a vista d’occhio, ma che ci si impegni sempre meno nel condannarne l'assenza.
In altre parole, ci si sofferma unicamente sull’oggetto dell’ammonimento di turno o della controversia, tralasciando un dettaglio che tale non è, bensì qualcosa di fondamentale. Ovvero, la coerenza di chi prende le decisioni e in generale dovrebbe fare da modello rispetto a ciò che predica, da cui dipende la sua autorevolezza.
Si prenda come primo esempio il recente stop del cellulare e dei tablet anche per uso didattico a scuola da parte dell’attuale governo nostrano.
Per coerenza, mo’ ci vuole, non entro nel merito della decisione. Nel mio piccolo, qualora dia inizio a un corso, mi premuro sempre di chiedere cortesemente ai partecipanti di riporre i propri dispositivi in una scatola. A prescindere dall’età, sottolineo, e non a caso. Malgrado concordi pienamente sul fatto che la piaga di una iper connessione continua con il mondo digitale, a discapito di quella con le persone in carne e ossa, vada in qualche modo debellata, più che mai in questa sfida credo che l’esempio di chi fa da modello al prossimo sia indispensabile. Non è un caso, difatti, che cinque anni addietro sia uscito da tutti i social network.
Al contempo, rilevo l’incoerenza di un governo i cui deputati - i quali stanno più sui social che in parlamento - attingendo alle nostre tasche non solo ricevono ben 1200 euro all’anno di “rimborsi telefonici”, ma si parla anche di un recente bonus di 5500 euro per l’acquisto di pc e anche cellulari, che a quanto sembra possono essere addirittura regalati a chiunque.
Per non parlare della quanto mai sottovalutata dipendenza degli adulti, in particolare gli over 50. I dati ci dicono che oltre un quinto della popolazione adulta dichiara di essere dipendente da internet, che il 63% controlla i propri profili social come prima attività quotidiana dopo la sveglia e il 34,1% lo fa anche a tavola.
C’era una volta la coerenza, ripeto.
C’era, infatti, o forse non c’è mai stata mi sa.
Un altro esempio riguarda le reazioni dei media e soprattutto dei leader nostrani di fronte a due vicende che – sottolineo – sono molto diverse, ma hanno allo stesso tempo punti in comune che richiederebbero giustappunto una coerenza da chi di dovere.
Mi riferisco a Julian Assange e Alexei Navalny.
Due personaggi del tutto differenti, con storie di vita e idee incomparabili, ma uno degli elementi indubbiamente in comune è un aspetto cruciale e riguarda lo Stato di diritto. Un Paese che si ritenga rispettoso fautore di quest’ultimo dovrebbe mostrare lo stesso garantismo verso gli imputati e soprattutto diffidenza nei confronti degli interessi e dei poteri che in modo ambiguo e autoritario hanno agito nel facilitare l’arresto dei nostri e in un caso anche la morte.
C’era una volta l’incoerenza, quindi, e quella c’è eccome.
Come quella di un governo, sempre il nostro, che in questi giorni ha commissionato uno spot per la sicurezza stradale dove si vedono conducenti senza cintura…
Come quella di un governo, ancora il nostro, dove all’ennesima mortale tragedia in un cantiere, non appena si parla di proporre il reato di omicidio sul lavoro, alza i suoi scudi. Forse sarebbe un rimedio decisamente estremo, ma se i famosi mali del proverbio non sono questi, contando i numeri dei morti ogni anno, quali sono?
L’incoerenza di quegli stessi personaggi che sono oggi alla guida del Paese, che solo dieci anni fa si distinguevano con cori da stadio a sostegno dei Marò, accusati dell'omicidio di due poveri pescatori, e adesso si guardano bene dal proteggere Ilaria Salis, una nostra concittadina prigioniera in una nazione diventata nel tempo a dir poco illiberale.
D’altronde, tale scenario non dovrebbe sorprendere quando leggi che il 76% dei cantieri italiani è irregolare, mentre il Ministro delle infrastrutture Matteo Salvini si concentra sulla costruzione di un fantomatico "Ponte sullo stretto", opera che ora è perfino stata messa sotto indagine.
Forse il vero problema è che quando l’incoerenza è ormai prassi, diventa coerente...

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