Tutte le strade portano in Africa e in Italia

Storie e Notizie N. 2224

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Un noto proverbio dice che tutte le strade portano a Roma.
Pare che abbia avuto origine dall’efficacia della rete stradale nell’antica Roma e anche da ragioni di natura religiosa in senso cristiano, ricordando che ogni sentiero conduceva alla città del Papa, ovvero a Dio.
Non ho idea se ciò sia effettivamente vero anche ora. Di certo pure la vicenda che sto per raccontarvi ci porta in Italia, ma soprattutto in Africa, da dove a mio avviso partono e arrivano molte delle strade e storie di oggi.
Iniziamo da un supermercato. Uno qualsiasi in qualsivoglia località della nostra penisola, ma anche di altre nazioni Europee. Per esempio l’Inghilterra, per dirne una non a caso, oppure anche oltreoceano negli Stati Uniti.
Allora siamo lì con il nostro bravo carrello pronti a scegliere cosa mettere in frigo, nei vari cassetti della dispensa in cucina e possibilmente in tavola a tempo debito.
Ci accingiamo a sfruttare le nostre competenze in fatto di prezzi e soprattutto di marchi per operare la scelta più vantaggiosa tanto per le nostre tasche quanto per la nostra salute, quando ci troviamo davanti a un’etichetta che conosciamo: Del Monte.
Che so, una scatoletta con degli Ananas, che ne dite? Visto che pare siano di stagione almeno fino a maggio. Vi piacciono nella versione a fette sciroppate?
Ecco, ora fermiamoci un istante con la scatoletta in mano, tanto non pesa, chiudiamo gli occhi e facciamo assieme il viaggio nella direzione opposta.
Adesso ci troviamo come promesso - o premesso - proprio in Africa, ovvero in Kenya, dove secondo le indagini che sono state svolte fino a oggi, di recente sono stati brutalmente uccisi quattro uomini dagli addetti alla sicurezza dell’azienda che dal 1948 si è stabilita da quelle parti.
Esercitando così una delle varie forme di colonialismo morbido con il quale si continua a sfruttare sanguinosamente e impunemente il continente da dove il sottoscritto ha peraltro origine per parte del compianto papà.
Del Monte Kenya agli albori si chiamava Kenya Canners, ovvero “inscatolatori” del Kenya. E inutile dire chi venne messo al lavoro per occuparsi fin da subito di tale compito con lo scopo di far arrivare frutti esotici nelle pance oltre mare e oceano.
Ben ottanta anni dopo, rei di aver cercato di rubare guarda caso esattamente degli ananas, quattro disgraziati sono stati sorpresi dalle guardie e dopo essere stati assassinati sono stati gettati nel fiume lì nei pressi. O almeno questo è ciò che dicono i testimoni dell’accusa.
Ora solleviamo le palpebre solo per un istante e diamo una rapida occhiata alla scatoletta che abbiamo ancora in mano. Agitiamola insieme. Le sentite le fettine di ananas che sciacquano all’interno? Ecco, sappiate che coloro che accanto a esse sono nati come frutti della stessa terra sono costretti a rubarle, correndo il rischio di venire uccisi.
Adesso chiudiamo gli occhi di nuovo, rimettiamoci in viaggio e raggiungiamo un’altra delle radici di questa storia, che vuoi o non vuoi in un modo o nell’altro in Africa ci ritorna comunque. Ma facciamo lo stesso anche attraverso il tempo.
Siamo negli USA, in California intorno tra il 1870 e il 1880. Prima di diventare un colosso dell’industria agroalimentare, Del Monte era il nome di un hotel famoso ed esclusivo nella penisola di Monterey. Fu realizzato da Charles Crocker, uno dei fondatori della Central Pacific Railroad, che costruì la parte più occidentale della prima ferrovia transcontinentale, e ne prese il controllo con i partner della Southern Pacific Railroad, tramite cui diede vita al celebre hotel e anche al treno omonimo.
Usando un altro proverbio quanto mai calzante, i frutti non cadono mai troppo lontani dall’albero, Crocker si fece notare all’epoca al Congresso degli Stati Uniti con uno dei discorsi tipici degli uomini del suo stampo e del suo potere, con i quali si intendeva applicare il sempre efficace “divide et impera” mettendo i lavoratori gli uni contro gli altri.
A pagarne le spese furono quelli cinesi usati per ottenere maggior impegno e sudore da parte dei “bianchi”, anche perché – oltre a subire violenze e discriminazioni – ricevevano trattamenti lavorativi ben inferiori a quelli degli altri.
In una parola, sfruttamento, allora come oggi. A casa propria e a casa loro, funzionava e funziona ancora allo stesso modo.
Se poi si pensa che il padre dell’attuale primo ministro britannico, il più fervente sostenitore del trasferimento delle persone migranti dal suo Paese in quell’amena località chiamata Ruanda, migrò in Inghilterra proprio del Kenya, come si fa a non essere d’accordo sul fatto che nella versione attuale tutte le strade portino in Africa?
Ma qualora ribollisca in voi un po’ di comprensibile campanilismo, restate tranquilli, apriamo pure gli occhi e leggiamo cosa dice l’etichetta della scatoletta che abbiamo tra la mani. E se non c’è scritto, ve lo dico io: la Del Monte Kenya dal 2022 in realtà appartiene per il 98% all’italiana Cirio.
Tutto a posto quindi: le strade – queste strade – a quanto pare portano anche da noi...

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