Alluvione Valencia come difendersi?

Storie e Notizie N. 2258

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Di fronte a eventi particolarmente importanti, soprattutto se ricorrenti, da sempre provo interesse in cosa cerca la maggior parte delle persone sui motori di ricerca come Google.
In altre parole, quali domande si pone e se più o meno corrispondono alle mie.
Prendiamo la tragedia annunciata per alcuni dell’alluvione a Valencia, in Spagna.
Inserendo i termini alluvione Valencia le prime

parole associate sono in ordine di rilevanza: “zone colpite”, “video”, “2024” e solo al quarto “cause”. Di seguito “morti”, “immagini”, “wikipedia”, “dove”, “1982” e infine “cosa è successo”.
Sono tutte richieste legittime, ma a mio modesto parere, considerando che oramai non si tratta di tragedie episodiche, bensì di un qualcosa che con il passare degli anni potrà diventare sempre più ordinario, la domanda che in passato maggiormente mi frullava in testa era la seguente: come possiamo evitare che accada di nuovo?
Credo che possiamo tutti constatare che quel mutamento significativo nei numeri nel comportamento delle popolazioni, atto a prevenire tali sciagure, richieda tra le altre una fiducia nella scienza e di chi certi argomenti li studia da una vita che risulta assai difficile. Sui motivi di ciò potremmo ragionare a lungo e aprire ulteriori ampi discorsi citando per esempio l’enorme e incessante azione disinformante tramite i social network e la "stampa a servizio" da parte di gruppi politici e industriali.


Tuttavia, trovo maggiore attrazione in questo momento verso le soluzioni pratiche, più che gli approfondimenti, per quanto siano altrettanto utili. Allora sono andato a cercare in rete ciò che a quanto pare cattura di meno l’interesse dei più e ho scoperto ciò che stanno cercando di realizzare a Bangkok, in Thailandia.
Stiamo parlando di una terra in cui le alluvioni sono da decenni qualcosa di tristemente abituale. Ebbene, soprattutto memori di quella terrificante del 2011, dove morirono più di 800 persone e ne subirono le nefande conseguenze più di 13 milioni, con 46 miliardi di dollari di danni, gli abitanti hanno trovato un modo per difendersi. Se non da quegli ottusi o semplicemente egoisti che ancora non hanno compreso la necessità di cambiare del tutto stile di vita, perlomeno dall’alluvione stessa.
Ma come? Ovvero, con cosa? Semplice e geniale, come tutto ciò che riguarda la Natura di cui fino a prova contraria dovremmo far parte anche noialtri: gli alberi.
Un gruppo di architetti paesaggisti stanno aiutando a creare foreste urbane in tutta la città, che non solo risultano spazi più invitanti per le persone, ma sono anche piene di innovazioni per aiutare a combattere le inondazioni.
Una foresta cittadina più grande del Central Park di New York dovrebbe aprire nella capitale già a dicembre. Il nuovo parco conterrà 4.500 alberi e una pianura alluvionale dove l'acqua piovana verrà purificata con la vegetazione. Questo si unisce al Benjakitti Forest Park, dove un'ex fabbrica di tabacco è stata trasformata in una nuova foresta cittadina. Il parco, che è stato completamente inaugurato a giugno 2024, funge da spugna durante la stagione dei monsoni e un'altra foresta urbana a Bangkok è stata inclinata di 3 gradi, quindi quando i monsoni colpiscono si riempie come uno stagno.
L'obiettivo è di costruire 500 parchi entro il 2026.
Gli alberi ci salvano la vita… ma come abbiamo fatto a non pensarci prima?

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