Fact Checking che cos’è
Storie e Notizie N. 2265
Okay, prima una breve storia, quindi i fatti e poi, a voi, le conclusioni.
Evitando il consueto c’era una volta e tutto il resto – ma parafrasando e modernizzando di nuovo il celeberrimo Mito della caverna – immaginiamo che un gruppo di persone viva all’interno di una casa priva di finestre e che l’unica fonte di informazione su quel che si trova all’esterno sia un grande monitor di quelli di dimensioni ciclopiche, a tutta parete.
Un monitor, per quanto tecnologicamente potente, non è una finestra, malgrado quest’ultima ci offra soltanto una minuscola porzione di quel che c’è all’esterno. Questo è un concetto fondamentale da tenere sempre a mente.
Ciò nonostante, i nostri trascorrono le loro esistenze costruendo la loro percezione dell’attualità oltre i confini della casa tramite lo schermo di cui sopra.
All’interno del monitor, che non è una finestra, a un tratto viene proposta loro la possibilità di connettersi in tempo reale con tutte le persone che si trovano nel mondo nella possibilità di fare lo stesso. Non definiamolo Internet, anche se di questo sto parlando. Chiamiamolo per ciò che realmente era all’inizio ed è ancora oggi: una straordinaria possibilità.
L’intero gruppo di persone, con più o meno entusiasmo, accetta di approfittarne e da un giorno all’altro si ritrova con in mano tale portentoso e rivoluzionario strumento. Così accade nelle altre case del pianeta e ciascuno, secondo i propri ideali, interessi o anche solo impulsi del momento, decide di usarlo come gli aggrada. In particolare, condividendo informazioni, ovvero pensieri, sogni e messaggi di ogni tipo.
Nel rispetto delle leggi e del prossimo, tra le altre cose, questo è ciò che permette la libertà di espressione.
Tuttavia, tra coloro che in altre case si ritrovano tra le mani tale formidabile mezzo di interazione globale in modo orizzontale, ce ne sono alcuni che si inventano qualcosa di paradossale e inaspettatamente attraente: un ulteriore spazio per far connettere le persone tra loro nel mondo. Per capirci meglio, un luogo virtuale per far connettere le persone tra loro nel mondo all’interno di uno spazio ben più vasto dove le persone già lo facevano da un pezzo. Per dirla tutta, all’interno di un ambiente ben più vasto dove le persone già lo facevano e che apparteneva e appartiene ancora a tutte loro, qualcuno ha l’ardire di proporre uno spazio per far connettere la gente, ma che è di sua proprietà. Inoltre, ci sono molte più restrizioni che all’esterno, ma richiede meno lavoro e tempo da impiegare per connettersi.
Quest’ultima si dimostra la vera intuizione vincente e, contro ogni previsione, le persone vi accedono in massa, comprese quelle della casa di cui sopra.
Nondimeno, come per il famigerato monitor, uno spazio all’interno di esso che permetta alle persone di connettersi tra loro in ogni istante e ovunque non è neanche lontanamente paragonabile a una vera finestra sul mondo reale, per quanto piccola e soggettiva. Questo nel caso il suddetto spazio appartenga a coloro che vi accedono. Figuriamoci se sia di proprietà di un singolo individuo.
Trattasi, ripeto, di un concetto fondamentale da tenere sempre presente.
Passano vent’anni e il successo dello spazio privato all’interno dello spazio pubblico raggiunge circa 3 miliardi di persone attive ogni mese.
In questi venti lunghi anni nel mondo succede di tutto e viene dimostrato nei modi più disparati che lo spazio privato ha in pratica facilitato e talvolta perfino orchestrato il destino di intere popolazioni, provocando cadute di governi, stravolgimenti istituzionali e insediamenti di esecutivi improbabili.
Ma come ha fatto? Semplicissimo da rispondere a tale altrettanto banale domanda: tramite la sua stessa natura. Ovvero, con le bugie.
Ricordate come tutto è iniziato? Qualcuno inventa uno strumento per far comunicare gli esseri umani tra loro in ogni momento e dappertutto, con la garanzia che sia di proprietà di tutti. Come detto, una meravigliosa possibilità.
Eppure, miliardi di persone, per pigrizia o mera assuefazione alla moda del momento, hanno rinunciato a quest’ultima, credendo alla menzogna di poter fare lo stesso con uno strumento nelle mani di qualcun altro. Qualcun altro che a sua volta, con il passare degli anni, capisce che può diventare immensamente ricco se garantisce la condivisione di tale eccezionale potere con il miglior offerente.
Fact Checking? Verifica dei fatti allo scopo di frenare la diffusione di informazioni false? Perché mai dovrebbe interessare a un individuo del genere, con in mano una siffatta gallina delle uova d’oro, che si nutre di balle ogni secondo per definizione?
A pagarne le conseguenze, sono proprio le persone nella nostra casa e tutte le altre, il cui cervello subisce per decenni un vero e proprio bombardamento di contenuti contraffatti.
Veniamo alla parte destinata ai fatti, ora.
Con il passare del tempo, nelle sue decisioni Mark Zuckerberg è sempre stato puntualmente coerente con il vento politico del momento nel suo Paese.
Nel 2017, per sedare la rabbia dovuta alle interferenze elettorali russe e la disinformazione, introdusse il programma di verifica dei fatti, ma in gran parte esentò Trump.
All’inizio del 2021 sospese l’account di quest’ultimo, ma solo perché al governo era salito Biden.
Durante l’esecutivo di quest’ultimo, il cosiddetto programma di Fact Checking si è dimostrato costoso e faticoso. Un prezzo troppo alto soltanto per favorire il governo di turno.
Nel gennaio del 2023 i repubblicani hanno preso il controllo della Camera e cosa ha fatto il capo di Facebook? Ha riattivato l’account di Trump, il quale due anni dopo è di nuovo presidente.
Di conseguenza, ha perfettamente senso per Zuckerberg risparmiare cifre enormi per arginare qualcosa che non solo ha permesso al nuovo capo del governo di vincere le elezioni per la seconda volta, ma che da vent’anni a questa parte continua ad arricchirlo.
Sto parlando ancora delle bugie, già. E fingere di occuparsene era solo un modo per ingraziarsi il potente di turno.
Ecco, questo, a mio modestissimo parere, è stato nel mio piccolo cercare di fare Fact Checking su ciò che è accaduto.
A voi le conclusioni.