Blackout e Comunità

Storie e Notizie N. 2282

Lo scorso lunedì è accaduto un fatto di una gravità estrema: poco dopo mezzogiorno e in pochi secondi qualcosa ha improvvisamente causato un calo della frequenza al di sotto dei soliti 50 hertz. Risultato: un intero pomeriggio senza elettricità per milioni di persone nella quarta economia europea e nel vicino Portogallo.
I tecnici di Red Eléctrica de España (REE), il gestore della rete, stanno lavorando contro il tempo per capire cosa abbia provocato tale incidente.
La teoria iniziale avanzata martedì aveva individuato la causa in un incidente in due impianti fotovoltaici nel sud-ovest della penisola, ma meno di 24 ore dopo, il REE e l'Associazione del Settore Energetico di Valencia hanno escluso tale ipotesi, nonostante gli avvoltoi del petrolio nel mondo avessero già iniziato a lucrare sull’accaduto, per esempio con tempestive, quanto mai interessate dichiarazioni.
Nondimeno, tale inquietante precedente mi ha spinto a domandarmi: quanto siamo dipendenti nel mondo dall’elettricità? Ed estendendo la ricerca, quali sono le altre maggiori fonti di sostentamento in senso lato senza le quali, da un istante all’altro, potremmo trovarci in simili drammatiche emergenze?
Per quanto riguarda l’energia elettrica, ben 7,2 miliardi di persone in tutto il mondo vivono connesse alla rete elettrica (dati 2022), mentre un rapporto del 2024 segnala che 1,18 miliardi ne sono prive, di norma nei Paesi più poveri.
Per quanto concerne invece i combustibili fossili, ovvero carbone, petrolio e gas naturale, sempre dati del 2022 ci dicono che essi rappresentano l’82% del consumo energetico mondiale. In particolare, il petrolio corrisponde a un terzo del totale, mentre il carbone un quarto.
E cosa dire dell’energia nucleare? Ebbene, essa fornisce attualmente circa il 9% dell'elettricità mondiale, grazie a circa 440 reattori nucleari. Garantisce circa un quarto dell'elettricità a basse emissioni di carbonio e ben oltre 50 Paesi la utilizzano tramite circa 220 reattori.
Altra forma di dipendenza ampiamente diffusa è quella dalla tecnologia.
In particolare, un totale di 5,64 miliardi di persone in tutto il mondo utilizzavano Internet all’inizio di aprile 2025, pari al 68,7% della popolazione mondiale. Il che vuol dire che i navigatori sono attualmente la maggioranza dell’umanità.
Nel dettaglio, la maggior parte di costoro – il 95,9% – utilizza il telefono cellulare per essere online e i telefoni cellulari ora rappresentano il 62% del traffico web mondiale.
Da cui, si evince l’enorme dipendenza che abbiamo dagli smartphone stessi.
Infine, un’ulteriore cruciale dipendenza è quella che abbiamo dai satelliti.
Essi hanno un impatto sulla nostra vita quotidiana in innumerevoli modi che spesso passano inosservati: con le previsioni del tempo, la navigazione in GPS, la comunicazione e la connettività di Internet e dei telefoni cellulari, la televisione e la radiodiffusione, le operazioni bancarie e finanziarie, la sorveglianza militare, il monitoraggio ambientale e la gestione dei disastri, l’agricoltura, la ricerca scientifica e molto altro.
A invitarci a riflettere con estrema attenzione sull’evidente vulnerabilità di tale situazione a livello mondiale dovrebbe essere anche il fatto che il tratto comune di questi differenti tipi di dipendenza è che presentano tutti dei valori in crescente aumento.
Sapete, ho avuto la fortuna e il privilegio nei primi anni di lavoro nei luoghi di cura di farmi le ossa in una comunità di recupero per ex tossicodipendenti.
Una delle cose più interessanti e illuminanti, a mio modesto parere, è stato scoprire che il percorso di recupero di una persona che per un periodo significativo ha avuto una grave dipendenza da sostanze stupefacenti non si basa effettivamente su queste ultime. In parole povere, in comunità non si parla di droga, bensì di esseri umani. Al punto che potrebbe risultare assai utile a chiunque e anche nel mio caso direi che è stato vitale. Sono quasi certo che non sarei qui, oggi, senza quella preziosa, iniziale formazione.
Ciò che voglio dire è che, a prescindere da ciò da cui sei stato dipendente e in parte lo sei ancora dentro, la risorsa per ritrovare un equilibrio sano e sostenibile siamo ancora noi stessi, le nostre capacità innate, ma soprattutto i nostri simili. Difatti, la parola chiave in questi contesti è sempre “il gruppo”.
L’umanità è l’energia rinnovabile che stiamo trascurando da sempre, ovvero sfruttando in modo crudele, corrompendola, torturandola e finendo per distruggerla nei modi più disparati. Il paradosso è che proprio nei momenti peggiori della vita di chiunque, compresi gli attimi in cui le suddette fonti di sostegno vengono a mancare, la relazione con il prossimo rappresenta la vera ancora di salvezza.
Come disse uno dei ragazzi che ho conosciuto in quegli anni, dovrebbe esserci una comunità per tutti anche fuori di qui…

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