Effetto Domino

Storie e Notizie N. 2283

C’era una volta l’Effetto Domino, motivato dalla Teoria omonima, secondo la quale significativi cambiamenti nella struttura politica di un Paese tendono a diffondersi nelle nazioni confinanti.
Una sua celebre dimostrazione risale all’inizio del secolo scorso, ovvero al giorno dell'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono dell'Austria-Ungheria, il 28 giugno del 1914. Secondo gli storici, un omicidio abbastanza innocuo si fece seguire rapidamente da una ulteriore sequenza di causalità di mobilitazioni e dichiarazioni ostili da parte di tutti i principali Stati europei che portò allo scoppio della cosiddetta Grande guerra.
Un’altra più recente si diffuse negli Stati Uniti all’inizio degli anni ‘50 per bocca del presidente americano Dwight Eisenhower, il quale alimentò con le sue dichiarazioni il concetto secondo il quale, quando il governo di una nazione di stampo comunista cade, l'impatto è tale da indebolire la resistenza in altre nazioni, al punto da provocare un generale crollo delle forze legate all’ideologia da sempre ritenuta pericolosa dagli USA. Indi per cui, occorre approfittarne in ogni modo, politico, militare e soprattutto economico. Le disastrose conseguenze di quest’ultimo approccio le conosciamo bene.
Venendo ai giorni nostri, ovvero alle tessere che ci toccano più da vicino, secondo gli esperti dell’Unione Europea la guerra scatenata dalla Russia contro l'Ucraina ha avuto e sta avendo ancora oggi terribili ripercussioni globali. Tra gli effetti direttamente percepiti dagli europei c'è l'aumento dei prezzi dell'energia. Per anni, la Russia è stata il principale fornitore europeo di carbone, petrolio e gas. La guerra ha fatto salire i prezzi, poiché la Russia ha smesso di fornire gas ad alcuni Stati membri, costringendo l'Europa a cercare rifornimenti altrove e costringendo gli europei a pagare di più per la benzina e il riscaldamento domestico. Anche i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati dallo scoppio della guerra, poiché sia ​​la Russia che l'Ucraina sono tra i maggiori produttori di grano e altre materie prime. L'aumento dei prezzi di energia, cibo e materie prime alimenta l'inflazione in Europa, ma le conseguenze della guerra non si limitano al continente europeo. Molti paesi del Nord Africa e del Medio Oriente dipendono dalle esportazioni di grano dalla Russia o dall'Ucraina. La tragedia della fame sta colpendo sempre più milioni di persone, a seguito della guerra della Russia contro l'Ucraina.
Nel mentre, in tempi non sospetti – o forse tali da un pezzo – la stessa UE e altri osservatori attenti provavano preoccupazione per l’effetto domino in medio oriente in seguito al protrarsi del conflitto tra Israele e Hamas con gli abitanti di Gaza a farne le spese. In questi giorni, la medesima apprensione cresce a causa del conflitto tra India e Pakistan, che anche dal punto di vista economico presenta scenari concatenanti quanto inquietanti.
Ora, vivendo in un mondo ogni giorno più connesso attraverso tecnologie sempre più avanzate, non posso fare a meno di riflettere su quanto e in che modo tali attuali conflitti, oltre a quelli non citati in giro per il pianeta, siano collegati tra loro. Ciò che gli studiosi chiamano determinismo geopolitico, al netto di tutte le problematiche recenti, tra le quali il “vuoto geostrategico” rappresentato dall’Asia maturatosi nella seconda parte del secolo scorso e sempre più influente dall’inizio del terzo millennio.
Tuttavia, perdendomi tra le pieghe di tali studi e dissertazioni, un altro ragionamento prende piede nella mia testa, assai più umile e modesto. Probabilmente conseguenza di una laurea in informatica ottenuta in contraddizione con un percorso di vita che ha preso ben altre, dissonanti strade.
Un ennesimo effetto domino, se volete. Nella scienza dell’informazione la rete, ovvero il sistema o struttura di dati secondo cui quale ciascuno dei nodi o punti di quest’ultima è raggiungibile dagli altri attraverso i vari rami in tempi differenti dipendenti dalla vigente distanza, la velocità e altre variabili, mi induce a figurarmi il suddetto globale effetto in modo differente e infinitamente più complesso della canonica idea primigenia. In quest’ultima le tessere sono poste in una disposizione che sempre in informatica si chiama coda e la caduta della prima provoca il crollo delle altre in modo sequenziale e unidirezionale, al netto di varianti lungo il percorso. Nella rete, il medesimo meccanismo va immaginato in maniera simile a ciò che accade in un’epidemia: l’effetto si propaga come il virus in ogni direzione previo il minimo contatto tra un punto e l’altro della griglia. Ma ciò che insegna l’informatica è che ciascuno dei nodi ha la capacità intrinseca di influenzare tutti gli altri in ciascuno istante dal momento che entra a far parte della connessione. È, soprattutto, ciò che giunge in un senso può fare lo stesso tragitto nel verso opposto. In ogni momento.
Ciò che voglio dire è che se esiste un effetto domino mondiale dei conflitti di questo mondo, ne esistono potenzialmente infiniti altri, ben più utili alle esigenze dei più, che possono essere scatenati da chiunque di noi, ovunque e in ciascun attimo della nostra comune vita, tramite gesti per quanto semplici di cui sottovalutiamo la portata.
Anche ora, in questo preciso secondo. Perché un mondo così incessantemente connesso ha bisogno di tutti.

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