Armi petrolio bit e click - Se fossi un investitore
Storie e Notizie N. 2290
Come al solito, consultando le narrazioni cosiddette mainstream, sia sulla carta stampata, online che sugli schermi televisivi, riguardo all’ennesima escalation di quella che forse possiamo ormai chiamare senza indugio la terza guerra mondiale – se non è il caso poco ci manca – risulta assai difficile individuare approfondimenti votati a illustrare cosa si celi dietro la consueta equazione “buoni contro cattivi”, ovvero “guerre necessarie”, “altrimenti è molto peggio per tutti”, eccetera.
Per far ciò, mi sono travestito da investitore. Uno di quelli senza scrupoli, perché gli affari sono affari, i soldi son tutti soldi e non conta da dove provengano, perché tanto è tutto un magna magna, moriremo tutti comunque e altre giustificazioni per dormire sonni tranquilli. Anzi, se sono uno di quelli come detto all’inizio, neanche mi porrei tali domande.
Ebbene, in tali abiti, mi domanderei: cosa dovrei fare in caso di conflitto mondiale?
Semplice: investire in attività sicure, ovvero in beni che dovrebbero mantenere il proprio capitale o aumentarne il valore durante i periodi di condizioni economiche volatili. E la scelta ideale dovrebbe essere quella di investire in società che beneficiano della guerra:
• Industrie che producono e vendono armi.
• Aziende che producono e vendono prodotti di prima necessità come cibo, acqua, medicinali, ecc.
• E ovviamente le aziende petrolifere, poiché storicamente i prezzi tendono ad aumentare durante i conflitti.
Vediamo allora come stanno andando le cose, giacché voglio scegliere con criterio.
Dopo l’attacco di Israele ai danni dell’Iran le azioni legate all’industria militare sono aumentate considerevolmente, in particolare quelle delle tre principali compagnie che forniscono armi a Netanyahu attraverso i loro contratti con il governo degli Stati Uniti.
Inutile dire che l’aumento dei profitti è costante grazie a tutte le precedenti guerre scoppiate negli ultimi anni, in cui gli USA sono sempre in prima linea in qualche modo, ma sono sempre le multinazionali a dettare legge, più che i governi di turno. Difatti, gli investitori in azioni del settore bellico hanno registrato guadagni record nell'ultimo anno.
Quindi, anche solo in questo ambito, posso puntare i miei danari andando sul sicuro. O, perlomeno, in modo ottimista.
Tuttavia, mai sazio di possibili guadagni, ascolto il mio consulente finanziario, il quale mi consiglia giustappunto di diversificare e concentrare i miei fondi anche nell’energia. Il nostro mi convince subito, giacché a suo dire il conflitto tra Israele e Iran ha determinato il mese migliore per le scorte energetiche dal 2022…
L’escalation delle ostilità tra Israele e Iran alimenta i timori di interruzioni dell’approvvigionamento, causando un netto aumento dei prezzi del petrolio e delle quote energetiche in tutto il continente.
Quindi, nel caso in cui invece mi dimostri scettico e più tranquillo con l’industria degli armamenti, per dimostrarmi la sua competenza il mio uomo di fiducia mi gira l’elenco delle varie aziende che guadagnano regolarmente alti profitti grazie alla vendita di armi a Israele, necessarie per i vari attacchi nelle zone circostanti dal 2023.
Mi sfrego le mani e seguo tutte le indicazioni, ma gli chiedo: cosa mi dici delle aziende informatiche? No, perché ho una laurea in Scienze dell’informazione e visto che poi ho preso altre strade nella vita e nel lavoro, magari stavolta potrebbe risultarmi utile.
Ebbene, l’altro sorride in modo beffardo e poi mi guarda con tono paterno.
Ma certo, mi dice. Google, Meta e Amazon ci guadagnano eccome da tutte le guerre. La difesa significa anche difesa informatica da attacchi informatici. Di conseguenza, le aziende tecnologiche sono fondamentali, perché i loro sistemi di sicurezza sono leader mondiali.
Caspita, faccio io. E cosa mi dici dell’industria dei media? Giornali di prima fascia e tutto il resto?
Scherzi? Fa lui. È ovvio che I media amino la guerra. Ne beneficiano gli ascolti, fa vendere i giornali, porta clic e fa parlare la gente.
Si chiama macchina da guerra, ovvero il frutto della cooperazione tra governo, esercito e giustappunto media. E i media sono essenziali per la macchina da guerra perché forniscono una piattaforma per la propaganda e la manipolazione, presentando le informazioni in un modo che vada a vantaggio della macchina da guerra stessa.
Perfetto, mi dico, e affido le chiavi dei miei risparmi al mio Virgilio finanziario, con il compito di condurmi alla luce attraverso questo inferno che osservo dal comodo della poltrona di casa.
Poi però, giammai per scrupoli che ho detto in anticipo di non avere, ma solo per curiosità, mi domando: ma la gente comune, i cittadini europei e anche americani, cosa ottengono da tutto questo movimento di indici, cifre e relativi guadagni miliardari?
Leggo la prima notizia che trovo a riguardo tra quelle più recenti e scopro che l’attacco al settore energetico iraniano Israele danneggia le economie dei suoi alleati occidentali. L’aumento dei prezzi del petrolio e del gas è una cattiva notizia per gli Stati Uniti, ma soprattutto per le nazioni Europee, ovvero anche l’Italia, quindi. Eppure, da queste parti confermiamo il nostro indiscusso sostegno a Israele.
Mah, certe volte, mi viene da pensare che ci siano molti colleghi investitori a capo dei nostri governi...