Storia di uomini

Storie e Notizie N. 2287

C’era una volta una storia di uomini che possiamo chiamare tranquillamente Elon e Donald.
La storia delle storie che - da quando la più sopravvalutata tra le creature viventi ha sfortunatamente iniziato a determinare le vicende di un intero pianeta - rappresenta l’inaccettabile paradigma di una specie.
Si legga pure come l’ormai evidente quanto parossistico fallimento di un dominio mascolino sulle sorti dei più.
C’erano una volta quindi due uomini in particolare, le cui rispettive trame personali si dimostrano emblematiche ancora prima di vedere i classici nodi giungere al pettine. E a mio modesto parere, non siamo neppure arrivati a tanto.
Due maschi dalla biografia intrisa di molteplici aspetti in comune, al netto di inevitabili varianti.
Senza sorpresa, entrambi bianchi, con tutto ciò che tale aggettivo possa ancora significare.
Due maschi bianchi nati in una terra dove per lunghe fasi della sua storia tale tonalità di carnagione ha donato e in molti casi dona ancora privilegi del tutto ingiustificati, oltre che ingiusti.
Provenienti ugualmente da famiglie ricche, frequentando scuole private e ambienti esclusivi.
Sia l’uno che l’altro con rapporti conflittuali e deteriorati nel tempo con i rispettivi padri, che seppur generalizzando causano sovente problemi di autostima e adattamento personale, comportamenti impulsivi e antisociali, difficoltà nei rapporti interpersonali e psicopatologia.
Per tale ragione, straordinariamente ossessionati dal bisogno di apparire e restare negli occhi e nei pensieri della maggioranza, bulimici di un’approvazione indiscussa e plateale al limite dell’adorazione, che li costringe a essere pronti a fare davvero di tutto pur di essere costantemente lassù, virali a prescindere. 
Con alle spalle relazioni amorose alquanto burrascose e quasi sempre instabili e segnate da preoccupanti controversie, delle quali sono sempre i figli a pagarne il prezzo maggiore.
Uniti da aspirazioni simili per patologica ostinazione, ma è forse in questo che risiedono le più marcate soluzioni di continuità. Si leggano pure come le rispettive proiezioni di se stessi su un’ideale, celebrante palco celeste: Donald, l’uomo più potente del mondo e il più intelligente, Elon. Al contempo, condizionati in egual misura dall’illusione che tali primati, semmai effettivamente misurabili, si possano conquistare spargendo denaro a destra e a manca, a forza di prepotenze, abusi e soprusi, e più che mai approfittando di alleanze strategiche al momento, incuranti di quali controindicazioni nascondano scritte in piccolo in fondo al famigerato contratto.
Tuttavia, come sanno tutti i narratori di professione o meno, una storia è tale se prima o poi presenta un conflitto, un ostacolo lungo la via, che metta in discussione ogni premessa e induca chi legge, osserva o ascolta a interrogarsi sul prosieguo del racconto con estrema curiosità.
In tale, virile e ormai usurata soap opera è come la famosa crisi del settimo mese, in questo caso precisamente dal giorno delle elezioni del 5 novembre scorso.
A inizio giugno la coppia è scoppiata con clamorosa puntualità, mentre gli stracci ora volano sulla pubblica piazza mediatica e, soprattutto, dinanzi a quella disgraziata prole che ha scelto spontaneamente di farsi adottare ancora una volta da tali venefiche figure aberranti, più che genitoriali.
Gli insulti sono ormai su tutti i giornali e magari i due faranno pace, per poi litigare di nuovo e trovare un ulteriore compromesso per portare la serie alla prossima stagione.
Nondimeno, che tu sia loro sostenitore, semplice ammiratore o meno, guardali adesso. Osservali attentamente mentre li vedi infierire a vicenda sul relativo fianco scoperto o tallone vulnerabile.
Le loro magagne messe in risalto, le crepe sputtanate alla luce del sole e la tragicomica farsa di tali pseudo leader al timone del mondo sono l’esatta riproduzione in scala mondiale di generazioni di individui che dovrebbero restare il più lontano possibile dai posti di comando di qualsiasi cosa

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