Compriamo e vendiamo odio

Storie e Notizie N. 1531

“Trump sta promuovendo l'odio”, ha affermato Brendan Cox, marito e vedovo della parlamentare assassinata Jo Cox, commentando i recenti tweet del presidente statunitense orientati sulla destra estrema e islamofoba.

C’è una stanza.
Non c’era, non una volta, ma qui, ora.
Ci siamo dentro, possiamo uscirne, ma la via per l’esterno si fa sempre più piccola e stretta.
O forse sono i nostri occhi a ingannarci.
Nella sala vi è un arredamento riconoscibile, tra i più comuni, oggigiorno.
Il divano con la tv?
No, quella è roba del secolo scorso.
Un letto con il comodino e le pantofole in fedele attesa?
Magari.
Si tratterebbe di sogni al sicuro delle palpebre calate, invece che di incubi con gli occhi spalancati.
Imprigionati, asserviti, spontaneamente consegnati.


Nel buio, o nella luce, il disegno è sempre lo stesso.
I banchi con la merce e lo scambio perenne.
Di domanda e offerta che decidono l’umano destino al prezzo migliore.
Odio.
Compriamo e vendiamo odio.
Tutti, è inutile mettersi le mani in tasca o, addirittura, puntare il dito contro il facile bersaglio dalle forme volgari e la gaffe sistemica.
Siamo parte integrante della tragica compagnia.
Come dire, Amleto si danna per tutto il viaggio concesso dalla penna di non aver scorto in tempo la serpe in famiglia annidata, ma tra gli altri, possono Polonio, il figlio Laerte, la stessa Gertrude, sentirsi privi di colpa alcuna?
Noi compriamo odio.
Quando lo guardiamo.
Pure per un istante, perché in quelli precedenti, ciascuno di essi, avremmo potuto seguire altra strada e almeno questo lo sappiamo perfettamente.
Quando lo leggiamo e ci arrendiamo al punto del venefico discorso.
Senza ribattere, ammutolendo favella e coscienza.
Cercando di dimenticare.
Offrendo al meglio espressioni indignate e un bofonchiare sentito.
Quando ci riguarda da lontano o da vicino, ma non abbastanza dall’impedirci di scansarci e andare oltre.
Sì, è cosa orrenda e imperdonabile, ma gli schizzi non ci toccano.
Perché il vetro del monitor, o dello schermo, son fatti della stessa sostanza delle finestre da cui passivamente ammiriamo pioggia e vento, grandine e tempesta sull’altrui vita.
Poi succede che la fragile e illusoria membrana s’infrange e ogni maschera si scioglie.
Attentato, c’è stato un attentato, vedo i morti, sfioro i feriti.
Non avevo mai visto nulla di simile.
Non sapevo davvero cosa volesse dire.
Eppure se ne parlava, giusto l’altro giorno, l’avevo postato in bacheca proprio ieri.
Nel frattempo, l’odio passa di mano in mano, come un testimone che a ogni tocco sottrae brandelli di umanità.
Noi vendiamo odio.
Quando lo condividiamo, travisandolo per giusta rabbia o comprensibile stanchezza, semplice ignoranza o addirittura qualcosa di normale, come la noia o una banale svista.
Quando lo alimentiamo.
Con un voto che è una scelta quotidiana, di pensiero e azione, silenzio e inerzia, cinismo e sguardi, perfino di grottesca ilarità.
Fino a renderlo un diritto sancito dal popolo del web.
Eppure, vi invito a immaginare quest’ultimo tutto riunito nella stanza di cui sopra.
Sinceramente.
Gli affidereste il vostro futuro?


Sullo stesso argomento:
 

Compra il mio ultimo libro, Carla senza di Noi
Leggi anche il racconto della settimana: Blackout
Leggi altre storie per riflettere
Ascoltami cantare con la band
Guarda un estratto dello spettacolo Carla senza di Noi
  

Visita le pagine dedicate ai libri: