Storie di razzismo: la cittadinanza all'egiziano


Storie e Notizie N. 37

La Storia:

La sala del Comune di Caravaggio è quasi deserta. Lo straniero, l’extracomunitario, il clandestino, tra poco non più tale, è accompagnato dalla moglie e qualche amico di famiglia. Pochi ma buoni.
Il sindaco Giuseppe Prevedini attende sullo sfondo con un posticcio sorriso sul volto. Non è solo, con lui c’è l’immancabile consigliere, assistente, fido collaboratore, tutti nello stesso piccolo omino.
“Ma tu guarda questo...” mormora il primo cittadino a favore di quest’ultimo. “Si è cuccato pure una delle nostre donne…”
“È una vergogna.”
Il consigliere si esprime sempre così. Lui sottolinea, rimarca, offre sostegno alle parole del sindaco, qualsiasi esse siano.
Quasi sempre.
“Buongiorno”, fa il futuro italiano, con la mano destra stretta in quella della moglie. La voce è un po’ tremula. L’uomo è evidentemente emozionato. Si spiegano gli occhiali scuri per rassicurare lo sguardo e la camminata incerta, supportata dall’appoggio della donna che è con lui.
“Buongiorno a lei”, risponde Prevedini, allargando ulteriormente il presunto sorriso stampato in faccia. “Se per voi va bene, io comincerei subito. Stamani ho tanti impegni…”
“Certo!” esclama l’uomo prontamente. È inevitabile, non vede l’ora di passare nella terra del diritto, soprattutto dopo l’ultimo ddl sicurezza.
“Consigliere”, fa il sindaco con palese fretta nella voce, “porga al signore il testo del giuramento.”
L’assistente obbedisce e l’uomo si ritrova davanti la formula.
Poche righe e sarà salvo, libero, una persona finalmente integrata.
Improvvisamente il tempo si ferma. La donna che lo accompagna fissa preoccupata la fronte di suo marito. È convulsamente aggrottata e corpose gocce di sudore iniziano ad affiorare sulla pelle.
“Scusi…” fa lei, spostando il suo sguardo tra Prevedini e il suo collaboratore. “Ma come fa?”
“Cosa succede?” domanda spazientito il sindaco, che nel frattempo si è messo a controllare le chiamate sul cellulare.
“Il foglio…” risponde la donna. “Mio marito non può leggerlo…”
“Ah sì?” fa il primo cittadino trasformando il finto sorriso in un vero ghigno. “Ecco il prodotto della sinistra. Vengono qui a fare i loro comodi e neanche si prendono la briga di imparare la lingua. Fuori di qui!” aggiunge rivolgendosi direttamente all’uomo e strappandogli di mano il foglio del giuramento. “Torni quando sa leggere.”
“Ma no”, insiste la moglie dell'uomo, il quale non riesce a parlare per la rabbia mista a dolore, “lei non ha capito. Mio marito…”
“Sindaco…” fa inaspettatamente il consigliere. È la prima volta da quando è in comune che si rivolge a Prevedini senza essere interpellato. Il fatto è che lui invece ha capito…
“Fuori di qui, ho detto!” ripete il sindaco infondendo ulteriore collera nella sua voce. “Per diventare Italiani occorre almeno saper leggere.”
“Ma mio marito…” continua inutilmente la donna, con il volto arrossato dall’indignazione, mentre il compagno è pietrificato e non riesce a spiccicare una parola.
“Sindaco…” riprova l’assistente, senza fortuna. Non è abituato a prendere l’iniziativa e si vede, ha la voce flebile e insignificante.
“Uscite, insomma!” grida Prevedini. “Non fatemi chiamare la sicurezza…”
La donna sta per parlare di nuovo ma l’uomo finalmente si muove. Prende la mano di sua moglie nella sua, contatto che era stato temporaneamente interrotto, e la invita ad andarsene.
“Ma caro…” fa lei con le lacrime agli occhi.
“Andiamo”, esclama lui, “imparerò a leggere…”
“Ma come farai?!”
“So come fare… Fidati di me.”
I due escono e per l’ennesima volta il consigliere prova a farsi ascoltare: “Sindaco…”
“Cosa c’è?!” chiede Prevedini, irritato ma soddisfatto.
“Signor sindaco, l’uomo non è che non sapeva leggere, è che non può…”
“E perché? È cieco forse?!”
“Sì…”
Un imbarazzante silenzio segue lo scambio di battute che chiude la scena. L’inquadratura si stringe sui due e si allontana, allo stesso modo dello straniero e sua moglie, dell’extracomunitario e la sua compagna, del clandestino e il suo amore italiano.
L'uomo ce la farà. Sa come riuscirà a leggere il giuramento. Lo imparerà a memoria. Anzi farà di più: studierà l'intera Costituzione e così sarà al pari dei suoi nuovi concittadini, che la conoscono bene...


La Notizia:

Non sa leggere l'italiano, sindaco leghista nega cittadinanza. Egiziano non riesce a leggere giuramento a Costituzione.
Un immigrato egiziano non sa leggere l'italiano e il sindaco leghista di Caravaggio (Bergamo) non gli concede la cittadinanza. Ieri quando il sindaco, Giuseppe Prevedini, gli ha consegnato la formula del giuramento alla Costituzione italiana, lui - che da tempo vive a Caravaggio ed è sposato con una donna bergamasca - ha ammesso di non saper leggere la nostra lingua. Anche se la legge non prevede la conoscenza della lingua, Prevedini è stato irremovibile: dovrà ripresentarsi.

PS: Secondo i dati pubblicati nel 2005 da una ricerca dell'Università di Castel Sant'Angelo dell'UNLA (Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo), quasi sei milioni di italiani sono totalmente analfabeti. Rappresentano il 12% della popolazione contro il 7,5% dei laureati. L'Italia è fanalino di coda fra i 30 Paesi più istruiti. Solo il Portogallo e il Messico hanno un tasso più elevato…



Aggiornamento: mi è giunta questa interessante osservazione da parte di Vittoria Mancini dell'Associazione Italia Cina, che molto volentieri pubblico:
Il fatto di non saper leggere giustifica molte persone contrarie alla integrazione e danno ragione al Sindaco. I movimenti democratici, le organizzazioni religiose e le associazioni che si occupano delle varie nazionalità culturali dovrebbero essere messe in grado di assistere o insegnare la lingua italiana per risolvere questi problemi. Spesso l’immigrato lavora ma non comunica in italiano perché non c’è nessuno che favorisce e stimola l’apprendimento, stimola e chiedono solo il lavoro.
Per un futuro migliore per la convivenza civile in Italia
.

Vittoria Mancini

Sulla rubrica Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.

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