Rutelli, tragitto differente ma stessa poltrona...



 

Rutelli si prepara alla svolta, pronto a seguire un tragitto differente.
E allora? Qual è la novità?
Siamo schietti, su.
Non facciamo i moralisti.
E’ comprensibile che una persona che desideri lavorare in politica, ci tenga ad essere eletta e soprattutto a mantenere questo privilegio, che sia in parlamento piuttosto che in senato.
A parte il naturale discorso economico, è ovvio che con un'autorevole poltrona sotto il sedere, invece che una normale sedia da salotto, si considerino i propri ideali e le personali aspirazioni più realizzabili.
Certo, tutto dipende da quali siano effettivamente gli ideali e le personali aspirazioni…
E’ notizia di oggi che Francesco Rutelli, in seguito alla vittoria di Bersani alle primarie del Partito Democratico, dichiara di voler "iniziare un tragitto differente, unendo persone diverse, che hanno culture diverse e la capacitò di mettersi al servizio del cittadino operosamente".
E’ facile interpretare queste parole come una sorta di addio, anche per la coincidenza con l’uscita in questi giorni del nuovo libro di Rutelli: La svolta.
Titolo quanto mai profetico.
Dove porterà Rutelli questa svolta?
Alcuni suggeriscono che la meta sia l’Udc di Casini.
Vedremo, il futuro è sempre un'incognita.
Ma non lo è il passato, per chi ha buona memoria.
Prima svolta:
Francesco Rutelli inizia la sua strada politica aderendo al Partito Radicale.
Nel 1979 viene eletto segretario regionale per il Lazio e l’anno seguente entra nella segreteria nazionale del partito.
Quattro anni dopo, nel 1983 accede al parlamento, raggiungendo finalmente la poltrona ambita da ogni politico che aspiri a fare carriera, diventando addirittura Presidente del Gruppo Parlamentare radicale.
Rimarrà alla Camera fino al 1989.
A causa di una scomoda regola del partito, il cosiddetto principio di rotazione dell'incarico, il nostro è costretto a dimettersi, ovvero, perde la preziosa poltrona.
Ripeto, non facciamo i soliti buonisti. Il principio di rotazione dell’incarico non è il massimo per un politico che, diciamolo, pensa in grande e Rutelli è uno di questi.
Seconda svolta:
Difatti il nostro non perde tempo e sempre nell’89 contribuisce alla creazione di un nuovo partito: i Verdi Arcobaleno.
L’anno successivo la nuova formazione confluirà nella Federazione dei Verdi e nel 1992,  già nominato coordinatore nazionale, viene eletto alla Camera come capogruppo.
La vita ricomincia a sorridere: di nuovo sulla poltrona che conta.
Nel ’93, forse troppo inebriato dal successo ritrovato, come dicono in Scozia il nostro fa lo sborone. Non appena viene nominato ministro da Ciampi, il giorno dopo si dimette per unirsi alla protesta di alcuni parlamentari verso la decisione della Camera di non procedere penalmente contro Bettino Craxi.
Probabilmente capisce in giornata di essere stato leggermente incauto e in quel momento arriva la terza svolta:
Nel 1993 si candida a Sindaco di Roma e vince contro Fini.
La nuova poltrona non è comoda come quella del parlamento, ma stiamo pur sempre parlando della sedia del primo cittadino della capitale.
Dopo due mandati, nel 2001 termina il suo incarico.
Quarta svolta:
Nel 2001 è il candidato premier dell’Ulivo e la coalizione di centro sinistra viene sconfitta da quella di Berlusconi.
Rutelli ritrova l’agognata poltrona di Montecitorio, ma non è facile goderne per chi aveva fatto un pensierino a quella di presidente del consiglio…
Ecco la quinta svolta:
Nel 2002 diventa presidente di una nuova (ennesima) formazione politica di centro: la Margherita e nelle elezioni del 2006 l’Ulivo vince, facendogli guadagnare ben due poltrone: quella di vice premier e quella di Ministro dei Beni Culturali, cancellando del tutto le delusioni del recente passato.
Nel 2008 la sorte ritorna avversa e il secondo governo Prodi cade a causa di un personaggio altrettanto noto per le sue svolte.
Il nostro non demorde ed ecco la sesta svolta: Rutelli, dopo le dimissioni di Veltroni, si candida a sindaco di Roma. E’ una poltrona che conosce e che non è male tra un seggio e l’altro al parlamento.
Tuttavia i giorni felici non sono più scontati come un tempo, poiché viene sconfitto da Alemanno.
Nel mese seguente il neonato Pd perde le elezioni e Rutelli riagguanta sì la poltrona parlamentare, ma ancora una volta dal lato che conta di meno.
Il resto è storia recente.
Questo lunedì 26 ottobre le primarie hanno decretato Bersani nuovo segretario del Partito Democratico.
Bersani, non Franceschini, con tutto quel che comporta.
Magari sarebbe andato bene pure Marino…
Così, eccoci alla settima svolta.
Rutelli va verso un tragitto differente?
Sarà, ma la poltrona non cambierà.
Anche perché quella di sindaco ormai se la può scordare…