Berlusconi contro Tremonti ha ragione: crisi finita per lui



Storie e Notizie N. 304

Vorrei iniziare il 2011 sforzandomi di comprendere ancora meglio il Berlusconi pensiero.
Se è vero che siamo diventati in questi anni sempre più un paese individualista, fatto di gente che è portata a pensare solo a se stessa, la crisi economica e la difficoltà a progettare il futuro non fanno altro che spingerci ancora di più all’interno del nostro guscio.
Quando poi il guscio è fatto di ville faraoniche, ripiene di avvenenti quanto disponibili fanciulle e servizievoli e compiacenti servitori, perché preoccuparsi di ciò che avviene all’esterno?
Leggo che in occasione di un convegno a Parigi, dal titolo ‘Nuovo mondo, nuovo capitalismo’, Giulio Tremonti ha dichiarato che la crisi non è finita: “Adesso diciamo che tutto va bene. Ma siamo sicuri? È come vivere in un videogame: vedi un mostro, lo combatti, lo vinci, sei rilassato…
Sarà.
A mio modesto parere, ho l’impressione che nessuno degli abitanti del cosiddetto mondo reale si è mai sognato di affermare che tutto va bene, anzi, e che allo stesso tempo ancora molti, troppi, il mostro non lo combattano affatto, bensì continuano ad ingrassarlo e ad offrirgli come dessert i loro nudi deretani.
Ciò nonostante, pare che il premier non abbia gradito l’uscita di Tremonti o almeno questo è quel che leggo: “Se è un modo per dire che non darà i soldi per le riforme si sbaglia. Questa volta rischia di andare a sbattere…
Ora, tenendo fede al proponimento all’inizio del post, cercando di immedesimarmi nel presidente del consiglio, non posso che dissentire dal ministro dell’economia…

La Storia:

C’era una volta un paese che per l’ennesima volta possiamo chiamare Italia.
Nel paese che per l'ennesima volta possiamo chiamare Italia c’erano un politico e un’azienda.
Usando nomi di fantasia, diciamo che il politico si chiamava Silvio e l’azienda Mediaset.
Il 2010, a sentire i suoi detrattori, si era chiuso veramente male per il politico, malgrado i suoi tentativi di indorare la pillola.
Fino a prova contraria, alla fine dell'anno Silvio si era ritrovato con una cospicua perdita di alleati e un vistoso calo di share, per non parlare della sconfitta del Milan, squadra di cui era accanito tifoso.
Potrei dire anche proprietario, ma sto parlando del politico.
Mettendomi nei panni del protagonista – come da premessa – non vedo conflitti di interesse.
In questo modo Silvio un attimo era una cosa e quello seguente un’altra.
Bastava non averne memoria.
Era come la Ram del computer, era volatile.
Ecco, Silvio era Ram.
Allo stesso tempo, l’azienda terminò il 2010 alla grande.
Difatti nel mese di dicembre Mediaset si presentò in Spagna con un miliardo di euro nel borsello, comprando tramite Telecinco il canale Cuatro dal gruppo Prisa.
Prisa, tra le altre cose, è editore di El Pais, quotidiano spesso critico nei confronti del politico.
Ma questo non c’entra, non c’è conflitto di sorta, in questa storia.
Sempre tramite Telecinco, Mediaset acquisì anche un’importante quota della rete satellitare Digital +.
Tuttavia, non è finita qui.
Mediaset, avendo ancora denaro da spendere, essendo proprietaria della metà del gruppo Space Cinema, attraverso quest’ultimo comprò sempre a dicembre la catena Cinecity, con un conseguente giro di affari di almeno 200 milioni di euro.
Qual è la morale?
Per il politico si possono fare tutte le chiacchiere del mondo, ma una cosa è certa: per Mediaset la crisi non è che sia finita. Non è mai iniziata.
Se poi mettete in relazione i due siete comunisti…



Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.