Il New York Times e i nomi dei morti
La Storia:
C’era una volta il New York Times del 17 maggio 2011.
La versione on line, d’accordo.
Ma stiamo sempre parlando del New York Times, mica dell’Eco di Paperopoli, con tutto il rispetto per il maggior quotidiano della città natale di Donald Duck.
Tanto più che il numero degli abbonati alla versione telematica ha ormai superato quello degli aficionados all’edizione cartacea.
Ad ogni modo stiamo parlando di un giornale che, se diamo un’occhiata alla sua reputazione, detiene il record di vittoria di ben 106 premi Pulitzer.
Essere in prima pagina su tale pubblicazione vuol dire quindi essere sul tetto del mondo dell’informazione.
C’è chi darebbe qualsiasi cosa per tale privilegio, non è così?
Quanti di noi sacrificherebbero qualcosa di prezioso in cambio di un’immediata popolarità?
Un gesto plateale, un’azione clamorosa, un exploit da ricordare ed ecco che gli scatti che contano arrivano.
“Ti ho visto ieri sul giornale! Ho letto di te! Ma lo sai che sei fotogenico?”
E così via, a pompare vanità in quell’ego perennemente assetato.
Tuttavia, in ogni cosa c’è sempre la fregatura.
E' così anche per la prima pagina del New York Times.
Prendete ad esempio la sezione sulle notizie dal mondo.
Mettiamo che siete sulla home delle notizie dal mondo su uno dei maggiori quotidiani del pianeta.
Cavolo, sarebbe una bella soddisfazione per tanti.
Ma se vi chiedo chi sono Amaru Aguilar, Kevin B. Balduf e Benjamin J. Palmer sapete rispondermi? Fermi… non cercateli su Google.
Così, su due piedi, sapete dirmi a chi appartengono questi nomi?
Io penso di no.
Eppure c’è un articolo su di loro sulla home dedicata alle notizie dal mondo del New York Times.
Una lunga home, in effetti, vantaggio del web.
Ad essere precisi non sono nella prima parte, dove ovviamente si è impadronita della scena la scabrosa vicenda del direttore generale del Fondo Monetario Internazionale:
Non sono nemmeno nella seconda, dove hanno la precedenza la prossima visita statunitense in Israele e gli strascichi dell’uccisione di Bin Laden:
Non sono neppure nella terza, dove ancora si parla della guerra civile in Libia e il post terremoto in Giappone:
Non li troverete neanche nella quarta, dove si guadagnano maggiore attenzione, tra le altre, un’analisi delle orchestre straniere in tour negli States e la visita in Cina del primo ministro Pakistano:
Per fare bingo occorre scorrere con cura la quinta ed ultima frazione di pagina, perfino dopo un pezzo sulla débâcle Berlusconiana a Milano e un altro sull’offerta da parte dell’università Turca di un corso sulla lingua Armena…
In effetti, si tratta dell’ultima riga rimasta:
Finalmente l’ultima notizia: Names of the Dead, nomi dei morti.
Ed ecco cosa dice in loro ricordo:
Il Dipartimento della Difesa ha identificato 1.560 membri americani in servizio che sono morti durante la guerra in Afghanistan ed operazioni correlate. Questa settimana ha confermato la morte di questi americani:
Aguilar, Amaru, 26 anni, sergente, esercito. Miami, Prima divisione di fanteria.
BALDUF, Kevin B., 27 anni, sergente, marines. Nashville, Ottavo Battaglione.
PALMER, Benjamin J., 43 anni, tenente colonnello, marines. Modesto, California.
Mi sbaglierò, sicuramente mi sbaglierò.
Ma ho la netta impressione che Amaru, Kevin, Benjamin e i loro cari avrebbero fatto volentieri a meno di tale generoso omaggio…
Venerdì 20 maggio 2011, vieni ad ascoltarmi a Roma: L'Italia che vorrei.
La Notizia: I nomi dei morti.
Storie e Notizie: storie, frutto della mia fantasia, ispiratemi da notizie dei media.
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