Storie di razzismo: Innocente nel braccio della morte

Storie e Notizie N. 1079

Secondo uno studio pubblicato nel 2003 dall'Università del Maryland, le origini dell’imputato, e in generale il fattore raziale, sono un criterio importante nelle decisioni in merito alla pena di morte negli Stati Uniti. I pubblici ministeri sono più propensi a chiedere la pena capitale quando la vittima è bianca rispetto a quando si tratta di un afro-americano.

Il mio nome è Glenn Ford e ho 64 anni.

No, non sono l’attore, che poi è morto da tempo.
Sono l’altro.
L’altro famoso oggi.
Ho qualcosa in comune, con lui, però.
Sono un uomo libero.
Perché tale sono nato e non perché lo ha decretato qualcuno.
Ma non sempre è stato così.
Nondimeno, lo sono di nuovo ora, 2014, Stati Uniti d’America.
E sono nero.

Mi chiamo Glenn e sono venuto alla luce nel 1950.
Io ci sono nato, nero.
Nel 1950 le scuole, i luoghi pubblici, gli autobus e i treni erano ancora spaccati a metà da un invisibile idiota sotto forma di muro.
Bianchi da una parte e neri dall’altra.
L’altra di questo mondo non è mai stata la parte migliore.
L’America non fu da meno.
Fuor di dubbio, ahimè.
Malgrado ciò, ci feci il callo.
Non v’era alternativa per sopravvivere nella zona d’ombra della cosiddetta terra delle opportunità.

Il 5 di novembre del 1983 la mia storia cambiò per sempre.

Così come quella di Isadore Rozeman, l’orologiaio che venne assassinato durante una rapina nel suo negozio di Shreveport.
Fu la fine di qualcosa per entrambi.
Qualcosa che non tornerà più, le cui tracce si riducono ad una foto ingiallita dal tempo.
L’unico giudice infallibile, in effetti.
Sfortuna.
Mala sorte.
Un destino avverso.
Quello di essere lì, nel giorno e nel luogo sbagliato.
E quello di esserci nato.
Nero.

Una frazione di secondo, ecco quanto basta per cancellare un innocente dalla storia.

Isadore Rozeman, orologiaio.
Tre anni per fare altrettanto con me.
Mister Ford, lei è in arresto, 1983.
Glenn Ford, la dichiaro colpevole, 1984.
Ford, sconterai la tua condanna nel Penitenziario di Stato della Louisiana, 1985.
Fino al giorno in cui verrai ucciso, legalmente e giustamente.
Dallo Stato.
Prima di ciò rifletterai tra le sbarre sulla tua vera colpa.
O malaugurata casualità.
Quella di essere stato nero davanti ad una giuria di bianchi.
Con una vittima bianca.
E un colpevole da condannare.

Mi chiamo Glenn Ford e oggi ho 64 anni.
E sebbene innocente e libero, sono ancora nero.
Spero davvero che in tutto questo tempo qualcosa sia davvero cambiata nel mio paese.
E nel mondo...

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