Pediatri Psichiatri e la pallina
Storie e Notizie N. 1315
Il dibattito sulla stepchild adoption – che non è l’adozione per le coppie omosessuali, come travisano alcuni – si accende con la discesa in campo di pediatri e psichiatri.
La discussione continua qui…
Fu solo l’inizio.
Della contesa, ovvero, meglio, della partita a tennis.
Guarda, calza davvero, poi vedi.
Dopo i pediatri e gli psichiatri si levarono in piedi gli idraulici: “Noi siamo contro l’adozione per le coppie gay, è contraria alle nostre tradizioni. Un esempio a caso, non si è mai visto un idraulico femmina. Ci sarà una ragione, no?”
Dissentirono con veemenza gli elettricisti: “Noi siamo per la parità dei diritti, è una cosa equa, come dimostra la Prima legge della corrente continua: chiunque tu sia, di qualsiasi orientamento, se ficchi le dita nella presa ti becchi la scossa.”
Pochi secondi e ribatterono alterati i calzolai: “Le adozioni gay non agevolano la vita delle bambine. Perché, se hanno due padri, chi insegnerà loro a camminare sui tacchi?”
Non concordarono affatto i tabaccai: “Due padri al posto di uno è l’ideale, invece, perché così ci saranno scommesse doppie sulle partite di calcio.” Si unirono ovviamente in coro i proprietari di pay tv con abbonamenti pallonari, i presidenti delle squadre e tutti i parcheggiatori abusivi nei pressi degli stadi.
Si strinsero allora in una sola voce i panettieri, i macellai, i fruttivendoli e tutti i gestori dei supermercati: “Due padri invece di uno è l’ideale un corno, perché lo sanno tutti che gli uomini senza le donne fanno la spesa di fretta, comprano tutti cibi pronti e, soprattutto, si dimenticano della frutta.”
Di conseguenza, replicarono con vigore i produttori di gabinetti: “Ci schieriamo al fianco delle coppie gay, rigorosamente di sole donne. Vogliamo vedere, poi, chi lascerà la tavoletta alzata.”
“No alle famiglie composte da coppie dello stesso sesso!” berciarono quasi all’unisono, alquanto angosciati, gli editori, i direttori responsabili e i redattori delle riviste Lui e lei, Moglie e Marito, Maschi e Femmine e Mamma e Papà.
“Sì alle famiglie composte da coppie dello stesso sesso!” gridarono al contrario tutti insieme gli editori, i direttori responsabili e i redattori delle riviste Padri, Madri e soprattutto Genitori.
Ma non finì così, perché man mano presero coraggio tutti, davvero tutti quelli che sino a quel momento non avevano espresso un parere, contro o pro.
Tra i contro, gli addestratori di canguri: perché la natura è natura, allora il marsupio lo usiamo come porta cellulare, cribbio.
Tra i pro, i venditori di rose: perché le tradizioni sono tradizioni, ma quel che conta, alla fine della giornata, è che qualcuno compri quei benedetti fiori.
In breve, quella dei pediatri e degli psichiatri fu solo l’inizio.
Della faida.
O, molto più azzeccato, della partita di tennis.
Tuttavia, come domandò tempo fa uno stremato giovanissimo raccattapalle al termine della finale dell’estenuante torneo di Wimbledon: cosa direbbe la pallina, dopo essere stata per giorni e giorni colpita in ogni modo, se fosse viva?
Cosa direbbe se fosse un essere umano?
E se fosse un bambino, come me?
Leggi anche il racconto della settimana: Il vero problema è la distanza
Leggi altre storie sulla diversità
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore
PS: Non ho idea se esistano davvero ma, nel caso, mi scuso con le suddette riviste per averle tirate in ballo. Ogni riferimento è del tutto casuale e funzionale al racconto.
Il dibattito sulla stepchild adoption – che non è l’adozione per le coppie omosessuali, come travisano alcuni – si accende con la discesa in campo di pediatri e psichiatri.
La discussione continua qui…
Della contesa, ovvero, meglio, della partita a tennis.
Guarda, calza davvero, poi vedi.
Dopo i pediatri e gli psichiatri si levarono in piedi gli idraulici: “Noi siamo contro l’adozione per le coppie gay, è contraria alle nostre tradizioni. Un esempio a caso, non si è mai visto un idraulico femmina. Ci sarà una ragione, no?”
Dissentirono con veemenza gli elettricisti: “Noi siamo per la parità dei diritti, è una cosa equa, come dimostra la Prima legge della corrente continua: chiunque tu sia, di qualsiasi orientamento, se ficchi le dita nella presa ti becchi la scossa.”
Pochi secondi e ribatterono alterati i calzolai: “Le adozioni gay non agevolano la vita delle bambine. Perché, se hanno due padri, chi insegnerà loro a camminare sui tacchi?”
Non concordarono affatto i tabaccai: “Due padri al posto di uno è l’ideale, invece, perché così ci saranno scommesse doppie sulle partite di calcio.” Si unirono ovviamente in coro i proprietari di pay tv con abbonamenti pallonari, i presidenti delle squadre e tutti i parcheggiatori abusivi nei pressi degli stadi.
Si strinsero allora in una sola voce i panettieri, i macellai, i fruttivendoli e tutti i gestori dei supermercati: “Due padri invece di uno è l’ideale un corno, perché lo sanno tutti che gli uomini senza le donne fanno la spesa di fretta, comprano tutti cibi pronti e, soprattutto, si dimenticano della frutta.”
Di conseguenza, replicarono con vigore i produttori di gabinetti: “Ci schieriamo al fianco delle coppie gay, rigorosamente di sole donne. Vogliamo vedere, poi, chi lascerà la tavoletta alzata.”
“No alle famiglie composte da coppie dello stesso sesso!” berciarono quasi all’unisono, alquanto angosciati, gli editori, i direttori responsabili e i redattori delle riviste Lui e lei, Moglie e Marito, Maschi e Femmine e Mamma e Papà.
“Sì alle famiglie composte da coppie dello stesso sesso!” gridarono al contrario tutti insieme gli editori, i direttori responsabili e i redattori delle riviste Padri, Madri e soprattutto Genitori.
Ma non finì così, perché man mano presero coraggio tutti, davvero tutti quelli che sino a quel momento non avevano espresso un parere, contro o pro.
Tra i contro, gli addestratori di canguri: perché la natura è natura, allora il marsupio lo usiamo come porta cellulare, cribbio.
Tra i pro, i venditori di rose: perché le tradizioni sono tradizioni, ma quel che conta, alla fine della giornata, è che qualcuno compri quei benedetti fiori.
In breve, quella dei pediatri e degli psichiatri fu solo l’inizio.
Della faida.
O, molto più azzeccato, della partita di tennis.
Tuttavia, come domandò tempo fa uno stremato giovanissimo raccattapalle al termine della finale dell’estenuante torneo di Wimbledon: cosa direbbe la pallina, dopo essere stata per giorni e giorni colpita in ogni modo, se fosse viva?
Cosa direbbe se fosse un essere umano?
E se fosse un bambino, come me?
Leggi anche il racconto della settimana: Il vero problema è la distanza
Leggi altre storie sulla diversità
Compra il mio ultimo libro, La truffa dei migranti, Tempesta Editore
PS: Non ho idea se esistano davvero ma, nel caso, mi scuso con le suddette riviste per averle tirate in ballo. Ogni riferimento è del tutto casuale e funzionale al racconto.
Visita le pagine dedicate ai libri:
Libri sulla diversità, libri sul razzismo, libri sulla diversità per ragazzi e bambini, libri sul razzismo per ragazzi e bambini, libri sull'adolescenza e romanzi surreali per ragazzi