Storie di guerra: Evacuazione Aleppo non appena possibile

Sottotitolo: La difficile vita di chi racconta storie e notizie

Storie e Notizie N.1420

Un'operazione a lungo attesa per evacuare le persone provenienti dai quartieri assediati a est di Aleppo è cominciata. L'evacuazione è stata inizialmente ritardata dopo che sono giunte notizie che i combattenti del governo siriano avevano aperto il fuoco contro un convoglio che si preparava a lasciare le zone controllate dai ribelli.
Il presidente russo, Putin, e il suo omologo turco, Erdogan, hanno rilasciato una dichiarazione congiunta nella notte di ieri sollecitando la fine delle violazioni del cessate il fuoco e "riaffermato il loro impegno a iniziare l'evacuazione dei civili e l'opposizione attraverso corridoi sicuri, non appena possibile".
Già, ‘non appena possibile’, come l’azione rapida di cui si parlava ieri.
Nel frattempo le parole scorrono in sovraimpressione sulle miserie trascurabili e cambiano, con i nomi degli attori in cartellone, cambiano e lo faranno ancora...


In un presente distopico, dove rimirarsi a un tempo oltremodo accelerato…

“Che scrivo, direttore?” chiede il giovane a cavallo


della tastiera.
“Ecco”, fa il responsabile della linea editoriale, “ci sono, vai: la guerra civile è iniziata e le forze ribelli si sono organizzate nella capitale per opporsi al governo del dittatore… ops, un attimo, c’è un comunicato dell’ultim’ora… ho, cavolo, ci sono i risultati delle elezioni… ha vinto… no! Ha vinto lui? No… ma dai…”
“Direttore?”
“Sì?”
“Che scrivo?”
“Che scrivi? Cancella!”
“Ah… okay…”
“Scrivi, anzi, riscrivi: i terroristi si sono asserragliati nella capitale e il governo democraticamente in carica si prepara a bombardare gli eversori aspetta…”
“Direttore?”
“Che c’è?”
“Cosa intende con eversori aspetta?”
“No, niente eversori, solo aspetta… è arrivato proprio adesso un fax dalla borsa cinese… ora leggo… oh capperi salati!”
“Che succede?!”
“Nulla, stai calmo. Sei nuovo, vero?”
“In effetti…”
“Tranquillo, poi ci fai l’abitudine.”
“Allora che scrivo? Stavamo parlando di terroristi…”
“Terroristi? No, cancella tutto immediatamente. Riscrivi, anzi, rettifica: i separatisti, con il sostegno della Nato, resistono con coraggio alle forze militari governative in mano allo spietato presidente urca!”
“Presidente Urca? Direttore, scusi se mi permetto, ma non mi sembra si chiami così…”
“Sei scemo? Dillo che sei scemo e ordino subito un bel trasferimento sul campo.”
“No, la prego… il giornalista nel mondo reale, no…”
“E tu allora cerca di non fare confusione. Ho detto urca, ovvero interiezione, nonché alterazione eufemistica di porca miseria.”
“E perché l’ha fatto, direttore?”
“Perché mi è arrivata un’email sul cellulare da parte dell’ufficio stampa dell’Unione Europea, dicono che c’è stato un Brexit generale…”
“Vediamo se ho inteso: allora adesso scrivo che gli occupanti abusivi della capitale…”
“Ottimo… ma ho appena letto un tweet del capo della banca mondiale…”
“Quindi, cestino di nuovo, e scrivo che lo spietato presidente, nemico della pace e reo di crimini contro l’umanità…”
“E se ti dico che i principi sauditi hanno raddoppiato il prezzo del petrolio?”
“Scrivo che il legittimo leader della nazione ha diritto a sedare come meglio crede…”
“Bravo, così va bene, vedo che hai capito come funziona. Guarda, voglio fidarmi. Ti lascio telefono, pc e tutto il resto, il giochino ce l’hai chiaro, puoi fare da solo.”
“Grazie, direttore, non la deluderò.”

Eccola, è tutta qui, la presunta, difficile vita di chi racconta storie e notizie. Le bugie scorrono in sovraimpressione sulle esistenze invisibili e cambiano, con i nomi delle vittime sui titoli di coda, cambiano e lo faranno ancora.
Stai a vedere…


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