Cari alieni

Storie e Notizie N. 1564

Quando i resti mummificati di un umanoide furono trovati in una città mineraria abbandonata nel deserto cileno di Atacama nel 2003, le speculazioni sulle sue origini si scatenarono. Lo scheletro, che è stato venduto a un collezionista privato in Spagna, era così bizzarro che è apparso in un documentario come prova potenziale di vita aliena.
Ora gli scienziati californiani hanno estratto il DNA dalle ossa e ricostruito la vera, tragica storia di Ata. Piuttosto che un visitatore di un altro mondo, era una bimba forse nata morta, o deceduta subito dopo la nascita, con devastanti mutazioni sul suo corpo.
Nonostante fosse alta solo 15 centimetri, le ossa avevano alcune caratteristiche di un bambino di età compresa tra i sei e gli otto anni. Invece di 12 coppie di costole, Ata ne aveva solo 10 paia, e la testa era a forma di cono allungato.


Perdonaci.
Ti chiediamo scusa, Ata, se abbiamo travisato il vero.
Perché è questo ciò che facciamo noi adulti.
Glorifichiamo puntualmente l’errore condiviso, a discapito dell’eccezionale fuori luogo.
E’ che pensavamo che fossi troppo diversa.
Da noi altri e da tutto quel che ci rassicura.
Non può essere una di noi, ci siam subito detti innanzi al capo allungato a dismisura.


Ma non è stato per le dimensioni del cranio, bensì del contenuto.
Perché al di là delle superficiali giustificazioni, ciò che ci spaventa di più è il dentro delle cose.
Nello specifico, un cervello di grandezza superiore, con la propensione ad estendersi verso l’alto.
Ovvero, ragione e fantasia che puntino la volta celeste come unica direzione possibile.
Cerca di capire i nostri limiti, innanzi alla pericolosa miscela.
Ancora oggi, laddove sia presente in una bambina, o futura donna che sia, vien temuta come la più potente arma di liberazione di massa.
Noi temiamo gli alieni, sì.
E il più delle volte facciamo di tutto per isolarli e provocar loro sofferenza.
Ma non quelli che piovano dal cielo nei racconti o minino il nostro futuro tra gli effetti speciali dei film.
Quelli siamo noi travestiti, in realtà.
Gli extra umani che la nostra società si ostina a escludere dall’album familiare vivono accanto a noi, e come te sono in credito delle nostre scuse, come minimo.
Siamo noi i loro invasori.
Siamo noi il risultato di un’equazione innaturale, che comporta la cancellazione delle forme inaspettate.
Siamo noi, infine, che dimostriamo con i fatti di non appartenere alla terra che ci ospita.
Perdonaci, quindi, e perdonateci tutti voi.
Perché nel tempo concesso da un destino distratto, spesso crudele, abbiamo perso l’occasione di allargare il cuore e non gli occhi.
Innanzi a voi.
Care, meravigliose creature.


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