Chi c’è sulla nave?

Storie e Notizie N. 1598

C’era una volta… no, magari.
C’è, ora, qui.
Una storia? Sì, forse, ma anche altro.
È una farsa, già.
Un incubo.
Un inganno, anzi, peggio, una trappola.
Un labirinto di menzogne e ignoranza che ti riporta ogni giorno allo stesso punto.
Quello dove, a tua volta, per quanto incredulo, senti l’insopprimibile necessità di dover riportare al centro del villaggio, del mare e della nostra comprensione delle cose.
Le persone.
In questa storia, ma anche altro, c’è uno, lui, sì, che non si è ancora capito chi o cosa sia, con quale diritto parli e addirittura vomiti follia in nome dei più.
Visto che i più, per la sacrosanta voce dei numeri, non gli hanno dato alcun credito.
Poi ci sono loro, i venditori di microfoni dal polmone potente quanto trendy, che un tempo distribuivano il cosa e il come, talvolta anche il perché, e ora ne resta solo il mero oggetto.
Attrezzi inanimati, proprio così, senz’anima, come un microfono nelle mani del miglior urlatore a portata di schizzi di saliva.
In mezzo, c’è lei, la nave.


Che fa la nave, come fan tutte.
Parte, solca i mari e, se buona sorte e vento permettono, raggiunge la riva.
Succede da tempo immemore, è un miracolo ancora oggi, se ci pensate, eppure, fin dal primo giorno, il bipede più ingombrante del pianeta attraversa le acque da terra a terra malgrado non ci sia nulla di naturale, in tutto ciò.
Bensì, di immensamente umano… ma trattasi di tutt’altra storia e, per nostra sfortuna, non è questa.
La nave, quindi, alla fine arriva al porto.
Puntuale come una scorreggia che maldestramente evada dalle viscere malate di un divoratore di immondizia professionista, quel tizio di cui sopra, di cui non faccio il nome - giammai per timore, piuttosto perché l’essenza del suo potere deriva unicamente dall’invadente quanto sgradevole eco di se stesso, capace di infettare parole e pensieri come una perniciosa epidemia – non appena viene a sapere dello sbarco aziona il proprio antivirus delirante: “Queste non sono navi in difficoltà, questo è evidentemente traffico di esseri umani. Farò tutto il possibile perché i Marocchini non sbarchino. Portichiusi! E che mi indaghino pure.”
“Scusi, vostra nordità”, fa una voce lì nei pressi, perché c’è sempre una voce pronta alla bisogna accanto agli strillanti a orologeria, peraltro addetta alla diffusione social dei peti ministeriali. “In realtà non sono Marocchini, bensì Eritrei…”
“Allora scrivi: mi dicono che i migranti sono Eritrei”, corregge il tiro lui, “ma a parte questo, confermo: porti chiusi, a noi!”
“Come sarebbe a dire porti chiusi a noi? E come usciamo, poi?”
“C’era la virgola…”
“Prima o dopo i porti?”
“Guarda, togli a noi.”
“E chiudo i porti.”
“Esatto.”

“Scusi, vostra purezza, pare che i migranti non siano neanche Eritrei, ma Tunisini…”
“E che ca…”
E che ca… poi?”
“Deficiente, quante volte ti ho spiegato di aspettare che dica scrivi?”
“Scusi.”
“Allora, scrivi: mi hanno appena avvertito che, date le condizioni atmosferiche e la cattiva ricezione radio, le informazioni sono imprecise. A ogni modo, i migranti Tunisini, ripeto, Tunisini, non metteranno piede a terra. Porti chiusi!”
“… porti chiusi!
“Porti chiusi.”
“Due volte… okay.”
“Cosa?”
“I porti.”
“In che senso?”
“Ehm... nel senso di chiusi a dovere, a doppia mandata…”
“Deficiente, due volte deficiente.”
“Scusi.”

“Scusi…”
“Ho capito, non serve che ti scusi di continuo.”
“No, dicevo che sembra che i migranti non siano Tunisini…”
Somali?”
“No…”
Algerini, forse?”
“No…”
Africani, giusto? Scrivi africani, anzi, clandestini, così facciamo prima.”
“No…”
No che?”
“Vostra dogana, il problema è che non sappiamo chi ci sia effettivamente sulla nave.”
“E come mai?”
In quel momento, si palesa il deus ex machina di questa sbrindellata storiella.
L’invisibile, servile e complice voce si fa carne libera, trova un insperato senso di decenza tra le macerie del suo cuore e una sopravvissuta lucidità dopo un micidiale bombardamento di strumentali bugie: “Perché da quando esiste il mare, la terra, il cielo e l’uomo stesso, laddove quest’ultimo attraversi il mondo, è sconosciuto a chi lo accoglie, quanto l’inverso. Chi, senza saper nulla, letteralmente nulla del nuovo arrivato lo marchierà come ostile, vuol dire che non sa distinguere l’amico dal nemico. Ebbene che il cielo lo protegga, quando sceglierà a chi affidare la sua vita e quella dei propri cari…”


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