La Nazione è in pericolo

Storie e Notizie N. 1611

La Nazione è in pericolo, urla il comandante in capo.
E quando la Nazione è in pericolo, essa va difesa a costo della morte.
Del nemico stesso.


Ancor prima che diventi tale.
Ancora prima che si dimostri, tale.
La Nazione è in pericolo, avverte il dittatore democratico.
Messaggio ricevuto, risponde il responsabile della sicurezza interna, la quale va garantita a ogni prezzo, perfino qualora si tratti della vita del nemico.
Malgrado non sia ancora tale.
Malgrado non abbia ancora dimostrato di esserlo, un nemico.

Che siano mandati immediatamente al confine ottocento uomini.
Ottocento valorosi servitori della Nazione.
Otto volte cento ragazzini travestiti da guerrieri, che non sia mai si intraveda l’innocenza sotto l’armatura.
Perché il nemico ascolta, quindi, taci.
Altrimenti, potrebbe approfittarne e scoprire che ci son creature obbligate ad avanzare verso il confine anche dall’altro lato di quest’ultimo.
Nondimeno, la Nazione è in pericolo perché il nemico è vicino.
Si vede quasi a occhio nudo.

Senza il bisogno, ovvero l’opportunismo, di venderne l’ambigua immagine in differita.
E sebbene il suo essere nemico non sia ancora evidente, sebbene le prove siano solo negli strali del supremo condottiero che bercia a perdifiato dalla cima del monte più alto, il pericolo è reale.
Se non altro per lui e quelli come lui.

Perché il presunto nemico è composto da donne e bambini uniti dal desiderio di misurare il futuro in mesi, anni, perfino generazioni intere, e non solo al massimo il giorno dopo.
Perché tra le file del cosiddetto nemico ci sono padri e figli che sono sopravvissuti a povertà e stenti. E, a differenza dei cittadini della Nazione, non si fanno certo spaventare da un delirante imbonitore dai capelli arancioni.
Perché il popolo che chiamano nemico è un’enorme

famiglia allargata alimentata da affezione condivisa per la terra e il cielo come spazio comune, e allorché tu possa camminare sulla prima, sicuro che il secondo ti proteggerà, camminerai e all’orizzonte sorriderai.
Perché coloro che in questa assurda favola recitano la parte del nemico sono pervasi da un portentoso tipo di euforia che dalle parti della Nazione è stata ormai dimenticata.
Quella di chi si metta finalmente in viaggio insieme a tutti, per il bene di tutti.
Quella di chi sa di essere sulla strada giusta, a prescindere da quanto grande sarà l’ostacolo sulla via.

Quella di chi sa già che non vincerà né la guerra e tantomeno la battaglia.
Perché la guerra e la battaglia le hanno inventate la Nazione e il suo sovrano.
Ecco perché, in questo eccezionale giorno di panico e coraggio egli non può fare a meno di gridare, sbavante di collera.
La Nazione è in pericolo.
E finché ci saranno nemici come questi pronti a sfidare la sua meschinità.
Gioite, abitanti del pianeta umano.
Vuol dire che non tutto è perduto.


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