Quando sai già come finisce il film
Storie e Notizie N. 1651
Allora, inizia così.
Immaginiamo di trovarci in un cinema, seduti accanto, voi e io, e che tutto proceda come previsto.
Le luci si spengono.
Il consueto vociare prima dello spettacolo si placa. Unica novità rispetto al passato, è il seppur temporaneo abbandono dei veri padroni del nostro tempo, nel terzo millennio, ovvero i cellulari.
Sfilano sullo schermo con solenne precedenza i soliti marchi di chi ha sganciato i soldi per il lungometraggio, malgrado in ogni epoca sia vacante la doverosa citazione del principale sostenitore, sebbene a posteriori. In breve, il pubblico.
La musica che agisce da introduzione all’incipit della narrazione si fa un’ultima volta tonante, ma poi si sfila con discrezione. Come a dire, io ho fatto il mio, ora tocca a te, cara sottovaluta storia, devi guadagnarti il soldo corrisposto da coloro a cui devi molto, se non tutto.
Il racconto vigente, quindi, prende corpo e sin dalle prime battute le reazioni di molti sono comuni.
Ma dai, è proprio così? Davvero è questa la trama? È roba già vista, pensano quasi tutti.
È un remake? Ipotizzano altri.
D’altro canto, spesso la Storia con la esse maiuscola si ripete, e talvolta è sufficiente dare una rapida ripassata agli eventi più recenti, al solo fine di superare l’interrogazione dell’indomani, per intuire cosa accadrà.
A questo proposito, non ci vuole un politologo dall’acume sopraffino per prevedere che dall’alleanza tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord di Matteo Salvini ne avrebbe giovato solo quest’ultimo, con conseguente spostamento di voti dall’uno all’altro partito e crisi esistenziale del primo.
In questo momento voi e io ci guardiamo, ammicchiamo e tentiamo di consolarci con la più amara delle osservazioni, di questi tempi: io l’avevo detto.
Faremmo meglio a tenercela per noi, d’altra parte, perché come già ribadito tale scommessa sarebbe stata un vincere facile per chiunque.
Il film va avanti e si fa ancora più scontato nel sottolineare il divario tra ciò che i vincitori raccontano e la realtà dei fatti, tra i numeri – e i palloni - gonfiati e quelli reali.
Anche questo l’avevo già detto, pure questo è già accaduto, esclamano alcuni degli spettatori presenti, compreso il sottoscritto, senza peraltro inventarsi alcunché.
Perché la morale sottintesa del racconto sul più recente voto nel vecchio continente e più specificatamente nel nostro paese, così come quello sul Brexit e quello per la poltrona del paese più potente del mondo, è una sola e non viene comunicata con la giusta enfasi.
Il partito, ma senza segretario e statuto, il movimento, malgrado privo di leader e ideali comuni, la coalizione, scevra da alleanze e programma, degli astensionisti è la vera e sola maggioranza del mondo.
Tuttavia, nel frattempo il film non si fermerà da solo,
ahinoi. Farà volentieri a meno dell’intervallo e dei suggerimenti pubblicitari, perché ciò che intendeva vendere e comprare è tutto lì, coincide proprio sullo schermo, e correrà a rotta di collo spinto da un’immensa fretta di completare l’infame compito e raggiungere l’altrettanto immondo finale.
Nel mentre, perfino i più distratti si accorgono del déjà vu: no… guarda, dopo decenni di sanguinose lotte e sacrifici l’aborto sta tornando a essere illegale.
Addirittura altri provano perfino una sorta di macabro piacere nell’assistere a meccanismi ormai stantii, per quanto antiquati. Come quello che vede la facilità con la quale le star sovraniste, ovvero i leader dall’intelligenza meno sviluppata del mondo, riescano a capirsi e a stringere alleanze, a dispetto dei loro ben più colti avversari. D’altra parte, una volta che hai detto Dio, patria e famiglia, magari aggiungendo anche qualche battuta razzista, di che altro vuoi parlare?
Anche qui niente di nuovo, è il sentore più diffuso nel cinema di cui sopra.
Due parole, quale sintesi: già visto.
Le grandi potenze che si dividono il mondo oggi giorno si fanno pericolosamente litigiose?
Già visto.
Le vittime sacrificali al servizio della propaganda nazionalista continuano a pagarne lo scotto con la vita?
Già visto.
Le condizioni delle creature più indifese risultano puntualmente ignorate?
Già visto.
Vengono periodicamente alla luce prove delle menzogne che hanno tramato soltanto per dividerci, senza che per questo si cambi una virgola di ciò che è stato deciso?
Già visto.
La cenere di guerre già combattute e maledette si fa di nuovo minacciosamente rovente?
Già visto.
Mentre conflitti mai interrotti continuano a mietere vittime anche se non sono più di moda?
Già visto.
E, se tutto ciò non bastasse, tale sciagurata e folle politica conduce soltanto a isolamento e crisi economica e sociale?
Già visto, tutto già visto.
Ecco, a questo punto, voi e io potremmo alzarci dalle poltrone per esprimere il nostro dissenso recandoci al botteghino, esigendo perlomeno la restituzione del costo del biglietto.
Ovvero, potremmo cedere all’ira e urlare, protestare, perfino occupare la sala stessa e strappare in mille pezzi sipari e locandine.
Per poi rinchiuderci di nuovo, arrabbiati e sfiduciati, ciascuno nelle rispettive vite e lontani l’uno dall’altro, fingendo il contrario, magari illusi da qualche social network.
Non è un caso, c’è qualcuno che desidera proprio questo, e in ogni luogo e tempo tenta di realizzare i propri interessi. È il frutto di un disegno ben pianificato e lo sapete qual è il paradosso? Pure questo è già accaduto. Anche questo s’è già visto.
Tuttavia, la nostra più grande fortuna è che il nostro film non è ancora finito.
C’è ancora tempo prima dei titoli di coda, non tanto, ma c’è.
Per evadere davvero dalle nostre esistenze e, insieme, mostrare a chi sia rimasto indietro che noi umani non siamo così brutti come oggi viene raccontato.
E anche questo, sebbene più raramente, si è già visto.
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Allora, inizia così.
Immaginiamo di trovarci in un cinema, seduti accanto, voi e io, e che tutto proceda come previsto.
Le luci si spengono.
Il consueto vociare prima dello spettacolo si placa. Unica novità rispetto al passato, è il seppur temporaneo abbandono dei veri padroni del nostro tempo, nel terzo millennio, ovvero i cellulari.
Sfilano sullo schermo con solenne precedenza i soliti marchi di chi ha sganciato i soldi per il lungometraggio, malgrado in ogni epoca sia vacante la doverosa citazione del principale sostenitore, sebbene a posteriori. In breve, il pubblico.
La musica che agisce da introduzione all’incipit della narrazione si fa un’ultima volta tonante, ma poi si sfila con discrezione. Come a dire, io ho fatto il mio, ora tocca a te, cara sottovaluta storia, devi guadagnarti il soldo corrisposto da coloro a cui devi molto, se non tutto.
Il racconto vigente, quindi, prende corpo e sin dalle prime battute le reazioni di molti sono comuni.
Ma dai, è proprio così? Davvero è questa la trama? È roba già vista, pensano quasi tutti.
È un remake? Ipotizzano altri.
D’altro canto, spesso la Storia con la esse maiuscola si ripete, e talvolta è sufficiente dare una rapida ripassata agli eventi più recenti, al solo fine di superare l’interrogazione dell’indomani, per intuire cosa accadrà.
A questo proposito, non ci vuole un politologo dall’acume sopraffino per prevedere che dall’alleanza tra il Movimento Cinque Stelle e la Lega Nord di Matteo Salvini ne avrebbe giovato solo quest’ultimo, con conseguente spostamento di voti dall’uno all’altro partito e crisi esistenziale del primo.
In questo momento voi e io ci guardiamo, ammicchiamo e tentiamo di consolarci con la più amara delle osservazioni, di questi tempi: io l’avevo detto.
Faremmo meglio a tenercela per noi, d’altra parte, perché come già ribadito tale scommessa sarebbe stata un vincere facile per chiunque.
Il film va avanti e si fa ancora più scontato nel sottolineare il divario tra ciò che i vincitori raccontano e la realtà dei fatti, tra i numeri – e i palloni - gonfiati e quelli reali.
Anche questo l’avevo già detto, pure questo è già accaduto, esclamano alcuni degli spettatori presenti, compreso il sottoscritto, senza peraltro inventarsi alcunché.
Perché la morale sottintesa del racconto sul più recente voto nel vecchio continente e più specificatamente nel nostro paese, così come quello sul Brexit e quello per la poltrona del paese più potente del mondo, è una sola e non viene comunicata con la giusta enfasi.
Il partito, ma senza segretario e statuto, il movimento, malgrado privo di leader e ideali comuni, la coalizione, scevra da alleanze e programma, degli astensionisti è la vera e sola maggioranza del mondo.
Tuttavia, nel frattempo il film non si fermerà da solo,
Nel mentre, perfino i più distratti si accorgono del déjà vu: no… guarda, dopo decenni di sanguinose lotte e sacrifici l’aborto sta tornando a essere illegale.
Addirittura altri provano perfino una sorta di macabro piacere nell’assistere a meccanismi ormai stantii, per quanto antiquati. Come quello che vede la facilità con la quale le star sovraniste, ovvero i leader dall’intelligenza meno sviluppata del mondo, riescano a capirsi e a stringere alleanze, a dispetto dei loro ben più colti avversari. D’altra parte, una volta che hai detto Dio, patria e famiglia, magari aggiungendo anche qualche battuta razzista, di che altro vuoi parlare?
Anche qui niente di nuovo, è il sentore più diffuso nel cinema di cui sopra.
Due parole, quale sintesi: già visto.
Le grandi potenze che si dividono il mondo oggi giorno si fanno pericolosamente litigiose?
Già visto.
Le vittime sacrificali al servizio della propaganda nazionalista continuano a pagarne lo scotto con la vita?
Già visto.
Le condizioni delle creature più indifese risultano puntualmente ignorate?
Già visto.
Vengono periodicamente alla luce prove delle menzogne che hanno tramato soltanto per dividerci, senza che per questo si cambi una virgola di ciò che è stato deciso?
Già visto.
La cenere di guerre già combattute e maledette si fa di nuovo minacciosamente rovente?
Già visto.
Mentre conflitti mai interrotti continuano a mietere vittime anche se non sono più di moda?
Già visto.
E, se tutto ciò non bastasse, tale sciagurata e folle politica conduce soltanto a isolamento e crisi economica e sociale?
Già visto, tutto già visto.
Ecco, a questo punto, voi e io potremmo alzarci dalle poltrone per esprimere il nostro dissenso recandoci al botteghino, esigendo perlomeno la restituzione del costo del biglietto.
Ovvero, potremmo cedere all’ira e urlare, protestare, perfino occupare la sala stessa e strappare in mille pezzi sipari e locandine.
Per poi rinchiuderci di nuovo, arrabbiati e sfiduciati, ciascuno nelle rispettive vite e lontani l’uno dall’altro, fingendo il contrario, magari illusi da qualche social network.
Non è un caso, c’è qualcuno che desidera proprio questo, e in ogni luogo e tempo tenta di realizzare i propri interessi. È il frutto di un disegno ben pianificato e lo sapete qual è il paradosso? Pure questo è già accaduto. Anche questo s’è già visto.
Tuttavia, la nostra più grande fortuna è che il nostro film non è ancora finito.
C’è ancora tempo prima dei titoli di coda, non tanto, ma c’è.
Per evadere davvero dalle nostre esistenze e, insieme, mostrare a chi sia rimasto indietro che noi umani non siamo così brutti come oggi viene raccontato.
E anche questo, sebbene più raramente, si è già visto.
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