Frammenti di foto e notizie

Storie e Notizie N. 1655

Ecco, alla fine di tutto, per quanto si possa sproloquiare e urlare, pontificare e perfino insultare, l’incontro con l’altro al di là dei confini della nostra solitudine morale non può che ridursi a questo.
Frammenti.
Già, più o meno sensibili o strumentalizzabili frammenti di foto, di notizie e più che mai di vite che hanno per forza di cose necessità di un numero ben più ingente di umani dettagli per potersi anche solo azzardare a comprenderle, ancor prima che giudicarle o addirittura infangarle.
È uno dei problemi principali di questa nostra, sulla carta moderna, esistenza iper connessa, fatta di lancette dell’orologio perennemente in fuga e occhi e orecchie che

non vedono l’ora di saltare ad altra tavola digitale, con cui gustare nuovo cibo senza sapore ma quanto mai luccicante.
Perché dovrebbe essere lampante a ogni età e per qualsiasi quoziente intellettivo che la storia delle singole persone non sia fisicamente sintetizzabile in una minuscola porzione di pixel.
Nessuno dei protagonisti di quest’ultima, lo vorrebbe davvero, neppure noi altri.
E, soprattutto, in molti, troppi, non lo meritano proprio.

Il passaggio di Oscar e sua figlia Valeria su questa terra, per loro buona sorte, malgrado si sia estinta maledettamente presto, è composto da tessere inestimabili che saranno infinitamente preziose per chi sarà costretto a sopravvivere con il vuoto generato dalla duplice prematura scomparsa.
Nondimeno, hanno immenso valore anche per il resto del mondo che in qualche modo sia venuto in contatto con la loro vicenda.
Come tanti, come tutti, come te, come me, e alla stregua di altrettante sfortunate creature di questa terra che si guadagnino il triste primato dei cinque minuti di popolarità nel momento peggiore della loro vita, quel giovane padre, quella fragile bambina, sono stati altro.
Oscar ha avuto a sua volta anch’egli le dimensioni di un bambino, alla stregua della figlia.
Leggi pure entrambi come venuti al mondo quale legittima prole di quest’ultimo e con un bagaglio ricolmo di sogni e diritti ai quali tutti coloro che hanno l’onere d’averla preceduta debbono sacrosanta attenzione. E nessuno si senta sufficientemente innocente o lontano.
Nel contempo, ovvero durante i pochi mesi in cui Valeria ha respirato a pieni polmoni e pianto con il medesimo impegno, imparato a imitare il sorriso e a disegnarlo sul proprio volto con meravigliosa spontaneità, a conoscere la differenza tra cadere e cadere, ma poi rialzarsi, e a sperimentare l’eterna danza tra l’inimitabile calore della vicinanza dei suoi e l’inconsolabile mestizia dovuta alla loro seppur temporanea assenza, non v’erano i flash dei fotografi e l’inchiostro degli articolisti da prima pagina a osservarla.
Tuttavia, scegliendo coscientemente di ignorare tale evidenza, compiremmo un errore a dir poco madornale, che oramai è divenuta la cronica miopia del cuore e della coscienza di un’intera generazione.
Di fronte all’amara immagine che è diventata ancora una volta virale per ragioni immonde abbiamo l’obbligo di allargare lo sguardo e scoprire cosa sia rimasto fuori dall’inquadratura, per quanto febbrilmente cliccata e una frazione di secondo più tardi condivisa, cancellando ogni memoria dell’abominio.
Per esempio che Oscar e Valeria avevano rispettivamente una compagna e una madre di nome Tania, la quale era pronta a raggiungerli sulla riva privilegiata del loro avverso destino.
Non dobbiamo temere di immaginare i tre tra le pieghe del passato prima che si avverasse tutto ciò che viene di norma divorato dai famelici mass media.
Poiché non dovremmo mai aver paura di specchiarci nella sfortuna altrui, invece che sforzarci ossessivamente di trovar spazio nel successo delle star.
Sto parlando di roba comune, sapete?
Di una madre che desideri il meglio per l’unica figlia.
Di un padre che voglia mantenere la promessa fatta alla donna che ha deciso di amare.
Staremo bene, amore.
Saremo felici, caro.
Avremo ciò che i nostri genitori non hanno potuto neppure concepire, la comune, condivisibile aspirazione.
Per tutto ciò non basterebbe una singola foto, un articolo e, forse, neppure l'editoriale più prestigioso.
Eppure, il destino delle vittime ritratte, quando ancora potrebbero salvarsi, viene deciso in un istante con un rapido e distratto clic sul mouse, quanto tramite una crocetta sulla scheda elettorale.
C’è qualcosa di tremendamente sbagliato prima e dopo ogni secondo che bruciamo senza riflettere per continuare questa folle corsa.
Se vogliamo davvero cambiare le cose, rimediare, o perlomeno provare a invertire la pericolosa curva della nostra Storia, forse, dobbiamo cominciare a raccogliere da terra tutti i frammenti che abbiamo lasciato indietro sulla via, prima che il vento della nostra disumanità li disperda del tutto.


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