Il pianeta dell’effetto senza causa
Storie e Notizie N. 1672
C’era una volta un pianeta.
Ma sì, parliamone come se fossimo in un raccontino di fantascienza.
Uno di quelli che riteniamo inverosimili e che talvolta ci rilassano, alla stregua dei film catastrofici o quei video pieni di poveracci che scivolano e danno capocciate, e tutti ridono.
Perché tanto non siamo a noi a cadere.
Allora, tornando al nostro, il pianeta era assai bizzarro e le creature che vi abitavano non erano da meno, compattamente coerenti nel definire il comune orizzonte in base a un discutibile assunto: il rapporto di causa ed effetto è roba superata, poiché l’unica cosa che davvero conti è il secondo. Tutto il resto è noia, citando il titolo della nota canzone. Anche se il resto potrebbe salvare il presente, ancor prima che il futuro.
Per analogo ragionamento, gli ottusi extrabitanti mandarono a farsi friggere anche la terza legge della dinamica, ovvero il principio di azione e la sua logica replica.
Indi per cui, per tale sciagurata specie, esisteva solo la reazione, punto. Poiché l’origine di quest’ultima, il gesto, la scelta e ogni movimento in un senso o nell’altro - ciascuno di essi potenziale responsabile della consequenziale realtà - non erano mai all’ordine del giorno.
Cosicché, le modalità con le quali tali incoscienti individui interpretavano la vita erano le seguenti.
Piovono oceani interi sulle città? Le temperature precipitano o si innalzano con andamento delirante? I ghiacciai si sciolgono in un pianto di cocente rabbia verso i colpevoli, più che per mera mestizia?
È il maltempo, mannaggia.
I tetti crollano sulle vite che dovrebbero proteggere? Voragini voraci di automobili si aprono come insaziabili bocche sulle strade più trafficate? I ponti si sgretolano come verità indifese e vengono sostituiti da bugie a scoppio ritardato?
Sono brutti incidenti, cose che capitano.
Aumentano gli atti di intolleranza verso le più vulnerabili categorie viventi? Finiscono altrettanto alla ribalta frasi ingiuriose nei confronti delle minoranze da parte di chi dovrebbe dare il buon esempio? La discriminazione di ogni tipo di difformità dall’ariano canone è oramai questione quotidiana?
Sono tempi difficili, ma si sta meglio che in passato.
Il partito dei non votanti cresce di elezione in elezione, in modo trasversale e transnazionale? La sfiducia nella classe politica è stata sospesa dalla borsa per eccesso di rialzo? Il livello intellettivo e morale dei contendenti al timone della nave democratica è invece talmente ai minimi da diventare irrilevante nella tornata elettorale?
È quello che vuole la gente, e la gente ha sempre ragione.
Si incrementano a dismisura le popolazioni in fuga dall’inferno, alla ricerca del paradiso che gli è stato trafugato? Si diffondono paura e isolamento nei paesi maggiormente indiziati di tale ingiudicato crimine? I diretti discendenti delle istituzioni colpevoli si fanno baluardo a difesa della patria minacciata?
È normale, non possiamo essere tutti felici.
A dire il vero, solo in pochi godevano di tale privilegio, e ogni giorno di meno, ma come usavano dire nel pianeta dell’effetto senza causa, questo è. Prendere o lasciare. Quindi, prendi, svelto. Arraffa tutto quel che puoi e tira dritto.
Sino all’inevitabile conclusione: i nostri incauti insediamenti sono stati sommersi dalle onde sospinte dalla vigente stupidità? Gli incendi hanno divorato ogni traccia del passaggio dell’entità più masochistica dell’universo? La guerra e i cambiamenti climatici non hanno ancora capito chi ha avuto il merito della nostra distruzione?
Insomma, ci siamo estinti?
Era destino, che vuoi farci, sarà per un’altra volta.
Peccato, però, che la storia sia finita...
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C’era una volta un pianeta.
Ma sì, parliamone come se fossimo in un raccontino di fantascienza.
Uno di quelli che riteniamo inverosimili e che talvolta ci rilassano, alla stregua dei film catastrofici o quei video pieni di poveracci che scivolano e danno capocciate, e tutti ridono.
Perché tanto non siamo a noi a cadere.
Allora, tornando al nostro, il pianeta era assai bizzarro e le creature che vi abitavano non erano da meno, compattamente coerenti nel definire il comune orizzonte in base a un discutibile assunto: il rapporto di causa ed effetto è roba superata, poiché l’unica cosa che davvero conti è il secondo. Tutto il resto è noia, citando il titolo della nota canzone. Anche se il resto potrebbe salvare il presente, ancor prima che il futuro.
Per analogo ragionamento, gli ottusi extrabitanti mandarono a farsi friggere anche la terza legge della dinamica, ovvero il principio di azione e la sua logica replica.
Indi per cui, per tale sciagurata specie, esisteva solo la reazione, punto. Poiché l’origine di quest’ultima, il gesto, la scelta e ogni movimento in un senso o nell’altro - ciascuno di essi potenziale responsabile della consequenziale realtà - non erano mai all’ordine del giorno.
Piovono oceani interi sulle città? Le temperature precipitano o si innalzano con andamento delirante? I ghiacciai si sciolgono in un pianto di cocente rabbia verso i colpevoli, più che per mera mestizia?
È il maltempo, mannaggia.
I tetti crollano sulle vite che dovrebbero proteggere? Voragini voraci di automobili si aprono come insaziabili bocche sulle strade più trafficate? I ponti si sgretolano come verità indifese e vengono sostituiti da bugie a scoppio ritardato?
Sono brutti incidenti, cose che capitano.
Aumentano gli atti di intolleranza verso le più vulnerabili categorie viventi? Finiscono altrettanto alla ribalta frasi ingiuriose nei confronti delle minoranze da parte di chi dovrebbe dare il buon esempio? La discriminazione di ogni tipo di difformità dall’ariano canone è oramai questione quotidiana?
Sono tempi difficili, ma si sta meglio che in passato.
Il partito dei non votanti cresce di elezione in elezione, in modo trasversale e transnazionale? La sfiducia nella classe politica è stata sospesa dalla borsa per eccesso di rialzo? Il livello intellettivo e morale dei contendenti al timone della nave democratica è invece talmente ai minimi da diventare irrilevante nella tornata elettorale?
È quello che vuole la gente, e la gente ha sempre ragione.
Si incrementano a dismisura le popolazioni in fuga dall’inferno, alla ricerca del paradiso che gli è stato trafugato? Si diffondono paura e isolamento nei paesi maggiormente indiziati di tale ingiudicato crimine? I diretti discendenti delle istituzioni colpevoli si fanno baluardo a difesa della patria minacciata?
È normale, non possiamo essere tutti felici.
A dire il vero, solo in pochi godevano di tale privilegio, e ogni giorno di meno, ma come usavano dire nel pianeta dell’effetto senza causa, questo è. Prendere o lasciare. Quindi, prendi, svelto. Arraffa tutto quel che puoi e tira dritto.
Sino all’inevitabile conclusione: i nostri incauti insediamenti sono stati sommersi dalle onde sospinte dalla vigente stupidità? Gli incendi hanno divorato ogni traccia del passaggio dell’entità più masochistica dell’universo? La guerra e i cambiamenti climatici non hanno ancora capito chi ha avuto il merito della nostra distruzione?
Insomma, ci siamo estinti?
Era destino, che vuoi farci, sarà per un’altra volta.
Peccato, però, che la storia sia finita...
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