La giornata senza giornate

Storie e Notizie N. 1680

Oggi è il tredici di febbraio.
Qui e ora siamo nel pieno del giorno, che a sua volta fa riferimento ad altrettante giornate, da ricordare e omaggiare.
Difatti, in questo dì si celebra in Birmania la Giornata dei bambini e nel mondo la Giornata della Radio.
Fare mente locale e riflettere sul passato, sugli errori, soprattutto laddove trattasi di peccati madornali, è una questione fondamentale. Il primo ingrediente con cui costruire i mattoni con i quali comporre la strada che, auspicabilmente, ci condurrà a un futuro migliore.
Nondimeno, alzando il capo e puntando uno sguardo speranzoso all’orizzonte che ci attende, non posso fare a meno di sognarmi lì, oltre gli ostacoli e soprattutto i muri che ci impediscono di vedere dove sbagliamo, ancor prima che di passare.
Dev’esserci un istante, laggiù, in cui alcune vittorie contro la nostra attuale arretratezza siano state ottenute in maniera talmente definitiva da risultare vano e addirittura ridicolo parlarne.
Punti così fermi del vivere in comune che non avremo bisogno di rievocare. Che so, come se oggi decidessimo di proporre la Giornata contro i sacrifici umani, quella contro lo ius primae noctis o la Giornata del parto cesareo.
Proviamo a sognare insieme, allora. Chiudi gli occhi, prendi la mia mano e facciamo un salto in avanti, con l’augurio di non dover andare troppo lontano.
Su quella versione aggiornata del nostro pianeta, magari nei confini di questo stesso millennio, non sentiremo più la necessità di commemorare le vittime dell’olocausto, perché avremo inteso alla perfezione non solo l’atrocità e la follia dello sterminio, ma soprattutto i pericolosi quanto sottovalutati presupposti che l’hanno preceduto.
In quel giorno normale, non aspetteremo la Giornata della donna perché per quest’ultima varrà finalmente la medesima e identica ragione per la quale non esiste quella dedicata all’uomo. E lo stesso concetto lo applicheremo per quanto concerne la violenza nei confronti del cosiddetto gentil sesso.
In quel radioso avvenire, di cui invidio gli abitanti, non ci sarà la Giornata contro il bullismo, poiché ne avremo individuato e affrontato le cause. E ricorderemo la Giornata contro l’omofobia come quella relativa a una paura incredibilmente assurda, alla stregua di vedere le stelle precipitare su di noi o che il sole scompaia da un momento all’altro.
La Giornata della terra, poi, verrà sì ricordata, ma come la più illogica di tutte. Altrimenti, quanto può essere stupida una specie che ha bisogno di rammentare di aver cura del pianeta che lo ospita?
La pace sarebbe il principale obiettivo, ovunque e in ogni istante, talmente condiviso che celebrarla sarebbe come inneggiare alla necessità di respirare.
La Giornata contro il razzismo sarà roba anacronistica, poiché le presunte razze, ovvero le sopravvalutate tonalità di carnagione e caratteristiche somatiche, saranno talmente sfumate senza soluzione di ottusità, più che continuità, che avremo preso la decisione di cancellare termini come razzismo e discriminazione dal vocabolario per dar spazio a nuove parole, essenziali e vitali, ancora nascoste sotto la pelle che ci divide invece di unirci.
Avremo messo insieme così tanti chilometri di intuizioni e quintali di ragionamenti tra il concetto di guerra e la sua incongrua fondatezza come soluzione, dal celebrare per l’ultima volta la giornata contro di essa.
Non saremo perfetti e neanche degli dei, vivremo una vita mortale e ancora breve, se rapportata all’infinità che ci circonda, ma avremo smesso di fissare sul calendario la Giornata della giustizia sociale e quella dei diritti dell'infanzia.
Come per i sacrifici umani di cui sopra, avremo una volta per tutte reso inutile la Giornata contro il lavoro minorile. No, dico, vi rendete conto che siamo nel 2020 e che guardiamo con senso di superiorità alle genti del passato, mentre dobbiamo ancora rammentarci che far lavorare dei bambini e sbagliato? E che vendere gli esseri umani come se fossero oggetti è azione ignobile?
Nel luminoso tempo in cui tu e io aleggeremo, anche solo per poco, invece, tutto sarà diverso e molto sarà stato superato.
Avremo smesso di farci giustizia nei confronti di qualcuno che ha compiuto un crimine, macchiandoci dello stesso reato, ovvero avremo abolito anche la giornata contro la pena di morte, dopo aver eliminato quest’ultima.
Sarà una mera questione di evoluzione umana, conquiste normali, che ci toglieranno l’incombenza di dover festeggiare la Giornata della zero tolleranza verso la mutilazione genitale femminile o quella per l’abolizione della schiavitù.
Solidarietà e acqua, libertà di stampa e ambiente, diritti umani e anziani, tutto ciò sarà quotidiana priorità e non più un titolo di giornale, peraltro riciclato dall’anno precedente, o il pretesto per uno slogan efficace unicamente nell’arco della riccorrenza dedicata.
Saranno temi scontati e fondamentali per davvero, come lavarsi le mani quando si torna a casa da scuola o dal lavoro, anche se esiste un giorno anche per questo.
Ecco, ora che ci tocca riaprire gli occhi, pensa a come sarebbe bello sollevare le palpebre in quel possibile futuro e alla domanda che giorno è oggi rispondere: è una giornata qualunque, un giorno come tanti.
È oggi, ma si chiama domani.




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