Dal punto di vista della terra
Storie e Notizie N. 1872
C’era una volta la terra, che per nostra fortuna – malgrado tutto e tutti – c’è ancora.
Figuriamoci per un istante, afflitti e limitati dal cosiddetto lockdown, di evadere da noi stessi più che dalle nostre case.
Immaginiamo di essere qualcos’altro, un che di immensamente più grande e sicuramente più accogliente. Mi riferisco al tanto sottovalutato quanto bistrattato nostro pianeta.
Io ci provo: un po’ di attoriale metodo, chiudo gli occhi e… bam! Eccomi, facciamo che ora sia la terra a parlare.
In quanto tale, lo dico subito a scanso di equivoci
ed eventuali rimostranze: non c’è alcunché di personale in ciò che affermerò da qui in poi. Sono il vostro pianeta, ma non solamente il vostro. Ogni tanto non fa affatto male ricordarlo, perfino alla sottoscritta.
Ciò nonostante, sono perfettamente consapevole del dramma che molti stanno affrontando, con toni più o meno tragici, soprattutto a causa delle condizioni preesistenti prima della diffusione di questo virus.
Il Covid-19 ha portato alla morte, a oggi, più di 220.000 persone e le tragiche conseguenze per il tenore di vita e più che mai la sopravvivenza di un numero enorme di famiglie sono ancora da calcolarsi a fondo.
Tuttavia, come suggerito all’inizio di questo raccontino, rinnovo l’invito a tutti di mettervi nei miei panni.
Forse, indossando codesti, anche voi non potreste fare a meno di guardare con attenzione il fatto che i freni posti alle attività economiche di molti tipi, in tutto il mondo, hanno portato a tagli alle emissioni di carbonio che in precedenza sarebbero stati impensabili: il 18% in Cina tra febbraio e marzo; tra il 40% e il 60% nelle ultime settimane in Europa. Abitudini e comportamenti un tempo considerati sacrosanti sono stati ribaltati: il traffico stradale nel Regno Unito è diminuito del 70%. Il traffico aereo globale si è dimezzato. Nel frattempo, un riflettore tanto necessario è stato gettato sulla relazione travagliata dell'uomo a la fauna selvatica, con alcuni esperti che sostengono che il degrado del mondo naturale e lo sfruttamento di altre specie sono tra le cause della pandemia.
Dal canto mio, in qualità di pianeta terra nell’arco di una pagina, ovvero sacro tempio naturale a protezione delle fondamentali condizioni in grado di permettere la vita, osservo con inevitabile interesse un recente studio, il quale dichiara che il miglioramento della qualità dell'aria nel corso dell'ultimo mese di lockdown dovuto al coronavirus ha portato a 11.000 decessi in meno in Europa. Che il forte calo del traffico stradale e delle emissioni industriali ha comportato milioni di giorni in meno di assenza lavorativa, migliaia di bambini in meno che sviluppano asma, migliaia di visite evitate al pronto soccorso e nascite premature in meno, in accordo ai dati del Center for Research on Energy and Clean Air.
Leggo con viva curiosità che, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, i livelli di biossido di azoto sono diminuiti del 40% mentre i minuscoli particolati - noti come PM2.5 - sono diminuiti del 10%; il che significa che le persone possono respirare più facilmente. Queste due forme di inquinamento, che indeboliscono il cuore e il sistema respiratorio, sono insieme normalmente responsabili di circa 470.000 morti in Europa ogni anno.
Sempre nelle vesti del pianeta, mi salta inevitabilmente agli occhi che limitandoci all’Europa il maggior numero di morti evitate per inquinamento sono state rilevate in Germania (2.083), seguita dal Regno Unito (1.752), la vostra Italia (1.490), la Francia (1.230) e la Spagna (1.083).
Inoltre, laddove si facesse lo stesso calcolo su tutto il mondo, il numero di morti per inquinamento evitate sarebbe molto più alto perché questo studio si concentra sull’Europa nell’arco di un mese, piuttosto che dall'inizio della pandemia globale partita da Wuhan sei mesi fa. È un dato di fatto che le due nazioni più popolate e inquinate del mondo - Cina e India - abbiano subito alcune delle più forti cadute nell'inquinamento atmosferico.
Ovviamente, come l’'autore principale dell'analisi, Lauri Myllyvirta, anche io penso che sia difficile considerare i lati positivi in questo momento, dato che tante persone stanno morendo. Le misure di restrizione che sono state prese stanno causando molte difficoltà economiche e di altro tipo, ma questo è un esperimento senza precedenti nel capire come ridurre il consumo di combustibili fossili.
Ecco perché tutti, soprattutto le persone che lavorano sull'inquinamento atmosferico, devono prestarvi attenzione, magari domandandosi: e se ci fosse questo tipo di qualità dell'aria non perché le persone sono costrette a restare in casa ma perché si è riusciti a convertire la società umana al trasporto e all'energia puliti?
L’umanità è temporaneamente in ritirata durante il lockdown, lo ripeto, ma in questi giorni la fauna selvatica ha corso un rischio assai minore di venire investita da auto e camion. Leggo che solo nel Regno Unito ogni anno prendono la vita di circa 100.000 ricci, 30.000 cervi, 50.000 tassi e 100.000 volpi, nonché barbagianni e molti altri specie di uccelli e insetti.
Molte amministrazioni comunali hanno ritardato a tagliare l'erba ai margini della strada - uno degli ultimi habitat rimanenti per i fiori selvatici - che quest'estate dovrebbe portare un tripudio di colori nelle campagne e fornire più polline alle api.
I coyote, normalmente timidi rispetto al traffico, sono stati avvistati sul Golden Gate Bridge di San Francisco. I cervi pascolano vicino alle case di Washington a pochi chilometri dalla Casa Bianca. Il cinghiale sta diventando più audace a Barcellona e Bergamo, in Italia. In Galles, i pavoni hanno attraversato Bangor, le capre passeggiano per Llandudno e le pecore sono state avvistate tra i parchi giochi nel Monmouthshire.
Eh… bam, sono di nuovo in me. Per quanto mi riesca, è ovvio.
Perdonate se sono sembrato indelicato, non era mia intenzione. Ma credo che il punto della vista della terra sia utile da considerare in ogni momento della nostra vita, anche quelli più difficili.
Perché alla fine della fiera, volenti o nolenti, gli interessi del pianeta che ci ospita coincidono con i nostri.
Così era prima, così è adesso e così sarà finché la nostra specie vivrà.
In parole povere, possibile che l’unico modo per rallentare la distruzione del nostro pianeta sia restare tutti chiusi in casa?
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C’era una volta la terra, che per nostra fortuna – malgrado tutto e tutti – c’è ancora.
Figuriamoci per un istante, afflitti e limitati dal cosiddetto lockdown, di evadere da noi stessi più che dalle nostre case.
Immaginiamo di essere qualcos’altro, un che di immensamente più grande e sicuramente più accogliente. Mi riferisco al tanto sottovalutato quanto bistrattato nostro pianeta.
Io ci provo: un po’ di attoriale metodo, chiudo gli occhi e… bam! Eccomi, facciamo che ora sia la terra a parlare.
In quanto tale, lo dico subito a scanso di equivoci
Ciò nonostante, sono perfettamente consapevole del dramma che molti stanno affrontando, con toni più o meno tragici, soprattutto a causa delle condizioni preesistenti prima della diffusione di questo virus.
Il Covid-19 ha portato alla morte, a oggi, più di 220.000 persone e le tragiche conseguenze per il tenore di vita e più che mai la sopravvivenza di un numero enorme di famiglie sono ancora da calcolarsi a fondo.
Tuttavia, come suggerito all’inizio di questo raccontino, rinnovo l’invito a tutti di mettervi nei miei panni.
Forse, indossando codesti, anche voi non potreste fare a meno di guardare con attenzione il fatto che i freni posti alle attività economiche di molti tipi, in tutto il mondo, hanno portato a tagli alle emissioni di carbonio che in precedenza sarebbero stati impensabili: il 18% in Cina tra febbraio e marzo; tra il 40% e il 60% nelle ultime settimane in Europa. Abitudini e comportamenti un tempo considerati sacrosanti sono stati ribaltati: il traffico stradale nel Regno Unito è diminuito del 70%. Il traffico aereo globale si è dimezzato. Nel frattempo, un riflettore tanto necessario è stato gettato sulla relazione travagliata dell'uomo a la fauna selvatica, con alcuni esperti che sostengono che il degrado del mondo naturale e lo sfruttamento di altre specie sono tra le cause della pandemia.
Dal canto mio, in qualità di pianeta terra nell’arco di una pagina, ovvero sacro tempio naturale a protezione delle fondamentali condizioni in grado di permettere la vita, osservo con inevitabile interesse un recente studio, il quale dichiara che il miglioramento della qualità dell'aria nel corso dell'ultimo mese di lockdown dovuto al coronavirus ha portato a 11.000 decessi in meno in Europa. Che il forte calo del traffico stradale e delle emissioni industriali ha comportato milioni di giorni in meno di assenza lavorativa, migliaia di bambini in meno che sviluppano asma, migliaia di visite evitate al pronto soccorso e nascite premature in meno, in accordo ai dati del Center for Research on Energy and Clean Air.
Leggo con viva curiosità che, rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso, i livelli di biossido di azoto sono diminuiti del 40% mentre i minuscoli particolati - noti come PM2.5 - sono diminuiti del 10%; il che significa che le persone possono respirare più facilmente. Queste due forme di inquinamento, che indeboliscono il cuore e il sistema respiratorio, sono insieme normalmente responsabili di circa 470.000 morti in Europa ogni anno.
Sempre nelle vesti del pianeta, mi salta inevitabilmente agli occhi che limitandoci all’Europa il maggior numero di morti evitate per inquinamento sono state rilevate in Germania (2.083), seguita dal Regno Unito (1.752), la vostra Italia (1.490), la Francia (1.230) e la Spagna (1.083).
Inoltre, laddove si facesse lo stesso calcolo su tutto il mondo, il numero di morti per inquinamento evitate sarebbe molto più alto perché questo studio si concentra sull’Europa nell’arco di un mese, piuttosto che dall'inizio della pandemia globale partita da Wuhan sei mesi fa. È un dato di fatto che le due nazioni più popolate e inquinate del mondo - Cina e India - abbiano subito alcune delle più forti cadute nell'inquinamento atmosferico.
Ovviamente, come l’'autore principale dell'analisi, Lauri Myllyvirta, anche io penso che sia difficile considerare i lati positivi in questo momento, dato che tante persone stanno morendo. Le misure di restrizione che sono state prese stanno causando molte difficoltà economiche e di altro tipo, ma questo è un esperimento senza precedenti nel capire come ridurre il consumo di combustibili fossili.
Ecco perché tutti, soprattutto le persone che lavorano sull'inquinamento atmosferico, devono prestarvi attenzione, magari domandandosi: e se ci fosse questo tipo di qualità dell'aria non perché le persone sono costrette a restare in casa ma perché si è riusciti a convertire la società umana al trasporto e all'energia puliti?
L’umanità è temporaneamente in ritirata durante il lockdown, lo ripeto, ma in questi giorni la fauna selvatica ha corso un rischio assai minore di venire investita da auto e camion. Leggo che solo nel Regno Unito ogni anno prendono la vita di circa 100.000 ricci, 30.000 cervi, 50.000 tassi e 100.000 volpi, nonché barbagianni e molti altri specie di uccelli e insetti.
Molte amministrazioni comunali hanno ritardato a tagliare l'erba ai margini della strada - uno degli ultimi habitat rimanenti per i fiori selvatici - che quest'estate dovrebbe portare un tripudio di colori nelle campagne e fornire più polline alle api.
I coyote, normalmente timidi rispetto al traffico, sono stati avvistati sul Golden Gate Bridge di San Francisco. I cervi pascolano vicino alle case di Washington a pochi chilometri dalla Casa Bianca. Il cinghiale sta diventando più audace a Barcellona e Bergamo, in Italia. In Galles, i pavoni hanno attraversato Bangor, le capre passeggiano per Llandudno e le pecore sono state avvistate tra i parchi giochi nel Monmouthshire.
Eh… bam, sono di nuovo in me. Per quanto mi riesca, è ovvio.
Perdonate se sono sembrato indelicato, non era mia intenzione. Ma credo che il punto della vista della terra sia utile da considerare in ogni momento della nostra vita, anche quelli più difficili.
Perché alla fine della fiera, volenti o nolenti, gli interessi del pianeta che ci ospita coincidono con i nostri.
Così era prima, così è adesso e così sarà finché la nostra specie vivrà.
In parole povere, possibile che l’unico modo per rallentare la distruzione del nostro pianeta sia restare tutti chiusi in casa?
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