Cercasi stupore

Storie e Notizie N. 1883

Nei mesi scorsi ho avuto modo di leggere che, tra le altre cose, la pandemia di Covid-19 sia una sorta di prova generale della fine del mondo. Può essere, la ritengo un'osservazione ragionevole, ma a mio modesto parere – soprattutto per il lockdown – è altresì la rappresentazione, estremizzata e caricaturale, non soltanto del futuro che ci attende, ma anche del nostro stesso presente.
Ogni tanto mi capita di ripensare a quei giorni in


cui vivevamo quasi tutti rinchiusi in casa, con la finestra o il balcone quali unici sguardi concessi sul mondo esterno. Oltre, ovviamente, agli oblò digitali con i quali continuare a esplorare i caotici fondali del World Wide Web e, più di ogni altra cosa, la tanto sottovalutata immaginazione. Ma tu leggi pure come l’internet gratuita in eterno, infinita sino a prova contraria e capace di connettere chiunque con chiunque in qualsiasi luogo e tempo.
Il lockdown nel nostro paese è terminato, ciò malgrado sono convinto che una parte di noi sia rimasta intrappolata in casa, sul divano imbalsamati innanzi alla tv, sul letto a fissare il soffitto alla ricerca di un’uscita, davanti allo specchio nella vana attesa che l’altro batta un colpo o magari al tavolo in cucina sperando che il pranzo non finisca mai. Ma al sicuro, ovvero con l’idea di esserlo grazie a porte blindate, inferriate alle finestre e anche aglio, va’. Parafrasando la commedia di Eduardo, non è vero... ma mi proteggo.
Non è vero, già. Il che vuol dire che è falso, è una bugia, è il frutto della svista, dell’invenzione o addirittura il raggiro di qualcun altro. Di qualcuno che, più o meno autorizzato da noi altri, si è arrogato il diritto di raccontarci cosa accade all’esterno delle nostre fidate caverne.
Per tale ragione, che si oltrepassi la soglia dell’appartamento o si perda d’improvviso la libertà di farlo, ho come l’impressione che la nostra generazione ci sia nata in lockdown. E malgrado l’aver esperito sulla propria pelle l’abbraccio del sole qualora i suoi raggi si mescolino con l’acqua del mare, una volta distesi sul telo dopo un bel bagno, si sia finiti in molti a fare la scelta di rinunciare all’incontro reale in cambio di una mendace e illusoria drammatizzazione del vivere. Il tutto a condizione che sia innocua, come potrebbe accadere in un film o un videogioco.

In tal caso, non sono affatto sorpreso che nell’elenco dei paesi per i quali il nostro governo ha ordinato il blocco dei collegamenti a causa del rischio per la diffusione del Coronavirus non ci siano gli Stati Uniti, il Regno Unito e la Russia, ai primi posti al mondo per numero di pazienti positivi e decessi. Soprattutto che nessuno si sia ancora deciso a farglielo notare...
Non sono stupito nel venire a sapere che non solo

l’essenziale sia invisibile agli occhi nostrani, come direbbe il piccolo principe, ma anche ciò che è semplicemente umano e bisognoso d’aiuto.

Non provo alcun sbigottimento leggendo che tra i vari spunti di riflessione che la pandemia ci ha suggerito vi sia la nostra incomprensibile e ostentata cecità innanzi alla colossale crisi che contiene tutte le altre, ovvero quella dovuta al riscaldamento globale e i cambiamenti climatici.
Non sono più sbalordito, ormai, verificando fino a
che punto possano arrivare i parassiti delle disgrazie altrui pur di ottenere like e possibilmente voti.
Ecco perché dovremmo alzarci ogni giorno dal letto cercando di aprire i nostri occhi di più, ogni mattino di più. Ecco perché abbiamo necessità di leggere quanto possibile storie nuove e soprattutto diverse. Ecco perché dovremmo più di sovente coprirci la bocca con una mascherina speciale, composta di doverosa curiosità e sana empatia, e ascoltare il prossimo con la giusta attenzione.
Perché potremmo ancora stupirci dei nostri simili, e magari per qualcosa di buono.
Non abbiamo molto tempo, ahi noi, ma ce n’è ancora prima del tramonto...


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